A Rende c’è grande fermento nelle stanze dei bottoni del Comune, anche se il “boss” non ci può entrare a causa del divieto di dimora che l’ha ridotto in “sagoma” (così l’hanno mostrato ai suoi aficionados mentre si collegava da remoto alla presentazione di un libro edito dalla… massoneria). Già, una vera e propria “sagoma” (sì propriu na sagoma si dicia a Cusenza) con tutta l’ironia del caso per chi, evidentemente, non si rende neanche conto di quello che fa.
Il fermento ovviamente non è dovuto al divieto del “capo” ma al Piano Strutturale Comunale di Rende, che è a tutti gli effetti una variante consistente al Piano regolatore con tanto di un migliaio di nuovi appartamenti e cemento dappertutto per la gioia dei palazzinari massomafiosi sotto la fibbia del “boss” esperto in mazzette.
La versione definitiva del PSC è già nella disponibilità degli Uffici essendo stata approvata dalla Giunta il 20 dicembre scorso. L’approvazione della Giunta era preliminare alla trasmissione del PSC e allegati per l’adozione al Consiglio comunale che, si dice, dovrebbe essere a breve. Tuttavia, nonostante i media di regime che lavorano sottotraccia per il “capo” abbiano sparso in tutti i modi la lieta novella, questo benedetto PSC non è ancora stato trasmesso alle commissioni o illustrato (come fu per il preliminare nel 2020) ai consiglieri e magari alla cittadinanza. I consiglieri di Rende per Rende si sono chiesti come si possa sviluppare un confronto sul PSC senza avere conoscenza della sua veste definitiva ma ancora non hanno ricevuto risposta nonostante una formale istanza di accesso agli atti.
Qualcuno, giustamente, ricorda che a Rende, ormai dal mese di ottobre del 2022, sta lavorando una Commissione di accesso antimafia agli atti, che ha deciso di prolungare il suo soggiorno fino a marzo. E dunque il prefetto Reppucci, ma anche i suoi collaboratori, che sono il poliziotto Zanfini e il carabiniere Pini, potrebbero legittimamente chiedere al signore che sussurra alle mazzette o ai suoi tirapiedi cosa è contenuto dentro quel documento ma anche in questo caso non ci sono risposte. Tutto si muove evidentemente sottotraccia.
Sarebbe interessante che ciascun consigliere comunale si esprimesse in modo palese e personale sul PSC. Magari anche che in sede di “audizione” la Commissione di accesso antimafia di cui sopra possa acquisire le ragioni di adesione, e le eventuali riserve dei singoli riguardo al voto a suo tempo espresso sul preliminare. Il tutto sarebbe funzionale ad un fatto molto importante e cioè che si palesino sin da da adesso eventuali conflitti d’interessi tra i consiglieri riguardo al PSC definitivo. E c’è da scommettere che questi conflitti d’interessi ci siano eccome.
In molti si chiedono a Rende se questo PSC possa essere bloccato dalla Commissione d’accesso e la risposta non è facile. Perché ci sarebbe da provare che non sia valutato come atto rispondente agli interessi oggetto di approfondimento della Commissione.
C’è chi, forse provocatoriamente ma più probabilmente perché “assoldato” da qualche mazzetta corposa, dichiara che dopo l’approvazione del PSC il sindaco esperto in mazzette potrebbe addirittura dimettersi. Ma è chiaro che si tratta di manovre di bassa lega messe in bocca a qualche cronista rampante quantunque scarsamente dotato di conoscenza della lingua italiana, per vedere – di nascosto – l’effetto che fa come cantava Jannacci (vaglielo a spiegare chi era Jannacci… na parola!).
E’ abbastanza chiaro invece che se l’operazione PSC gli riesce, sarà un motivo in più per tenere insieme quel che resta della “maggioranza”, altrimenti sarebbe un rompete le righe.
Ma c’è un altro problema, per niente trascurabile a nostro modesto avviso. Se a fare i protagonisti dell’opposizione al PSC ci si mettono personaggi che come minimo hanno avuto le mani in pasta, finiranno con aiutare il “mazzettaro” a tenere insieme i numeri (pur risicati) di cui dispone. Polarizzare lo scontro sul PSC è un errore tattico secondo molti osservatori della politica rendese. Se si espone sul tema gente come Mimmo Talarico, tanto per fare il primo nome che ci viene in mente, Marcello Mazzetta potrà utilizzare contro di lui e quelli che attualmente sono suoi alleati alcune non brillantissime scelte – per usare un eufemismo – del Piano Regolatore del 2001, ma anche la questione dei Pau del 2008, o la edificazione di Via Majorana e così via. Ma Talarico e compari, per fortuna, non hanno più credito e sono ridotti al rango di comparse senza neanche il cestino per pranzo e cena. La partita comunque è più che mai aperta.