Rende. Le mani sulla città, 1.400 appartamenti per riciclare denaro sporco: ecco perché vogliono il Psc

La notizia attesa dal 29 giugno 2023, all’indomani del decreto di scioglimento del Comune di Rende per infiltrazioni mafiose da parte del Ministero dell’Interno era arrivata nei primi giorni di luglio. La terna dei commissari prefettizi guidata da Santi Gioffrè aveva sospeso il Psc che avrebbe determinato una invereconda colata di cemento sulla città di Rende. La decisione era nell’aria e recentemente la sospensione è stata prorogata fino al prossimo mese di giugno mandando fuori dai gangheri i palazzinari mafiosi che devono costruire e il loro pupazzo ridotto ormai a barzelletta ovvero Marcello Mazzetta.

Chiunque faccia un giro per la città non può non notare gli innumerevoli cartelli “fittasi” e “vendesi” che addobbano soprattutto i nuovi palazzoni del centro. Il motivo è stata una speculazione edilizia che si basava su dati demografici di crescita della popolazione forse troppo ottimisti e che ha abbondato in cubature che oggi non trovano “mercato” fra gli studenti che sono oramai numericamente pressoché stabili e le nuove famiglie. Nonostante il trend rendese di crescita demografica sia ancora positivo, indice dell’attrattività di questa città, è lontano dalla tumultuosa urbanizzazione che spinse il ceto medio della vicina Cosenza a traghettare, seguendo le increspature delle acque del Crati, per stabilirsi oltre il Campagnano. Anche l’immigrazione accademica calamitata dal Campus Universitario di Arcavacata non può contare più, evidentemente, sui numeri pionieristici degli anni ’70. Questo “tumulto demografico” portò in pochi anni un piccolo paesino a diventare una ridente città.

Tutto ciò ci indurrebbe, oggi, razionalmente a dire che un nuovo strumento urbanistico dovrebbe essere veramente a “cemento zero” e progettare esclusivamente la manutenzione del patrimonio immobiliare esistente e disegnare i nuovi spazi per i nuovi servizi. E invece con l’approvazione del PSC si è dato il via a un’operazione perfettamente etichettabile con l”inevitabile “Le mani sulla città”.

Cosa rappresenterebbero milioni di nuovi metri cubi di edilizia se non una nuova ondata cementificatoria, speculativa o meglio di riciclo di capitali oscuri? Se è vero quello che dite che il mercato decide tutto, se è vero che il trend demografico non è così galoppante e se sono veri i cartelli affissi ai balconi dei palazzoni, bisognerebbe trarne le giuste conseguenze. “Cemento zero” non è ovviamente raccattare i volumi previsti dai vecchi strumenti urbanistici su tutto il territorio per concentrarli in un’unica zona come fatto per i Gergeri a Cosenza e per Viale Principe sulla proposta rendese.

Eppure sul PSC, Piano strutturale comunale, a tutti gli effetti una variante importante al Piano regolatore generale, l’amministrazione appena sciolta per mafia si trastullava da ben nove anni, ma solo oggi quando la fine era comprensibilmente a un passo è diventato l’unica cosa che conta. L’unica priorità della maggioranza era quella di approvarlo e farlo subito…

A questo si aggiunge, come ricordavano appena pochi mesi fa i consiglieri comunali di Rende per Rende, Massimiliano De Rose, Michele Morrone ed Enrico Monaco, che si tratta di un PSC illegittimo per diverse ragioni:

1. perché l’incarico all’arch. Francini andava revocato a seguito delle dimissioni di tre docenti universitari che, con la loro presenza, avevano assicurato al gruppo di progettisti il punteggio utile per vincere il bando;

2. perché cementifica in modo sconsiderato le aree destinate a servizi sul lato ovest del viale Principe e nell’area adiacente le piscine comunali, dove saranno realizzati oltre 1400 appartamenti (mentre le aree a servizi verranno spostate lontano dal centro urbano);

3. perché toglie ai poveri per dare ai ricchi. Per far quadrare i conti vengono sottratte le potenzialità edificatorie esistenti su aree appartenenti a piccoli proprietari, per incrementare enormemente le possibilità edificatorie su alcune specifiche zone e sulle aree indicate al punto 2 in particolare;

4. perché di fatto il tutto avviene in violazione e/o aggirando le norme sul “consumo di suolo zero” (tale violazione si concretizza anche a seguito di un importante incremento volumetrico su determinate aree);

5. perché nulla il PSC statuisce per l’attuazione dei PAU, provocando un danno enorme ai piccoli proprietari di aree in essi ubicati favorendo l’edificazione in altre zone della città così facendo perdere alle aree ex PAU ogni appetibilità edificatoria, per almeno i prossimi 20 anni. Un’operazione a vantaggio di pochi e a discapito di tutti gli altri cittadini rendesi”. .

“Vogliono sconvolgere l’assetto urbanistico della nuova Rende per come si è sviluppata tra Roges e Quattromiglia, negli ultimi decenni”. Così commentavano il Psc già nel 2018 Franco Beltrano, all’epoca capogruppo di Insieme per Rende; Alessandro De Rango (Partito Democratico) e Carlo Scola (Rende Riformista). 

“Sullo scacchiere urbano saranno innestate, senza alcuna logica evidente, più mosse ben distinte: a) si dichiara subdolamente di attenersi al principio del cosiddetto Consumo di suolo zero, ma in realtà si favorirà un consistente incremento volumetrico sull’asse attrezzato a discapito delle finanze pubbliche ed a vantaggio di quelle private; b) l’area dove insiste oggi lo stadio Marco Lorenzon tornerà alla destinazione precedente al PRG del 2001, con una perdita secca per il Patrimonio Comunale di almeno 10 milioni di euro. Ciò, però, non comporterà una diminuzione del carico volumetrico dell’area, poiché, agli attuali gestori del Rende Calcio sarà consentito di realizzare nello stadio 3000/4000 mq di superfici commerciali. Almeno così era previsto…

Così facendo il quartiere di Commenda, per l’eternità, non potrà più ambire ad una rigenerazione urbana, poiché lo stadio resterà in un luogo inadeguato generando ingorghi e situazioni di pericolo. Con i Fondi Regionali promessi, potrebbe realizzarsi magnificamente un nuovo stadio in Località Laconi, dove sorgerà lo svincolo autostradale di Settimo.

L’organizzazione urbana delle aree confinanti con Viale Principe viene sconvolta. Il piano regolatore generale del 2001 prevedeva la realizzazione di servizi ad ovest del Viale, poiché lo stesso funge da asse attrezzato della Città. Ebbene, il PSC in corso di redazione, intende destinare queste aree a corposi interventi residenziali, con un notevolissimo incremento volumetrico e di valore economico per i proprietari. Nulla è dato a sapere cosa si intende fare per le aree ad est del Viale, che il piano del 2001 aveva immaginato come un pezzo della città rigidamente programmato con un’edilizia estensiva ed armoniosa.

In poche parole l’intera area ai margini del Viale Principe, risulterà invivibile e congestionata.

L’opera orribile del nuovo PSC viene completata sottraendo allo sviluppo del Parco Acquatico, le aree poste a Nord di esso, che questa maggioranza multicolor vuole trasformare in Zona F3 per uso privato. Si intende, inoltre, destinare ad edilizia residenziale, ipotizzando un indice addirittura di 3,5 mc/mq., le aree oggi previste a verde F1 e F3 nella zona delle piscine comunali e di Via Maiorana dove insistono anche scuole e varie attrezzature sportive, inibendone in futuro l’utilizzo per funzioni pubbliche.

E per finire, si è previsto un aumento generalizzato a 3,5 mc/mq dell’indice fondiario sull’asse Roges-Quattromiglia con un vertiginoso aumento volumetrico sulla parte di città già edificata.

Se così dovesse andare a finire davvero, siamo convinti che il pool dei progettisti del PSC, saranno ricordati come i distruttori della bella Rende, esempio riconosciuto di buon governo del territorio in tutti i testi nazionali e non di Urbanistica e Architettura. Se questo obbrobrio non verrà fermato, Rende diventerà una Città servente, accentuando il processo di periferizzazione in atto, i cui segni sono già evidenti con l’avvento della giunta Manna.

Ci meravigliamo della firma del team dei professionisti incaricati. Quella del presidente dell’Ordine degli architetti di Cosenza ci lascia esterrefatti, anche perché egli rappresenta tutti gli architetti cosentini molti dei quali, siamo sicuri, non avallerebbero un così plateale errore. Così come ci meravigliano le firme sia del professore Domenico Passarelli che abbiamo conosciuto come un professionista attento all’ordinato sviluppo delle città ed estimatore delle politiche urbanistiche socialiste e riformiste portate avanti a Rende, sia del dottor Giovanni Perri, anch’egli persona di alte qualità professionali e di alta sensibilità verso l’ambiente”.

Hanno avallato tutti la realizzazione di un volume edificatorio obiettivamente troppo elevato per non dare nell’occhio e ritornare al concetto di partenza: le mani sulla città per una nuova colata di cemento e il riciclaggio di montagne di denaro sporco. Ma finalmente qualcuno lassù ha deciso che queste sporche operazioni debbano essere immediatamente bloccate.