La città di Rende ha dato l’ultimo saluto ad Anna Pellegrino ieri pomeriggio nel Santuario della Madonna di Costantinopoli. Noi non scriviamo mai le notizie relative ai suicidi perché pensiamo (e continuiamo a pensare) che si tratti di vicende strettamente e dolorosamente private. Ma in questo caso sono in molti a pensare (e non soltanto noi) che quello di Anna Pellegrino non sia affatto un suicidio come invece qualcuno vuole farci credere.
Vogliono farci credere che Anna Pellegrino, una bella ragazza di 35 anni, impiegata in un call center a Rende, residente nella casa di famiglia, senza particolari problemi, abbia deciso di suicidarsi andando, di pomeriggio, da sola, in un albergo – l’Hotel San Diego di Rende – notoriamente frequentato da coppie “clandestine” in cerca di tranquillità lontano da occhi indiscreti. Vogliono farci credere che Anna Pellegrino si sia messa un sacchetto di plastica sulla testa e lo abbia chiuso (addirittura!) con la corda dell’accappatoio aspettando lentamente di morire non si sa bene per quale motivo con modalità che sono, a dir poco, discutibili e che nella migliore delle ipotesi nascondono uno strangolamento. Perché è davvero difficile credere a quello che ci viene propinato come spiegazione ufficiale e soprattutto al fatto che Anna fosse da sola in quella maledetta stanza d’albergo.
Eppure, tante persone che erano vicine ad Anna non credono assolutamente a questa spiegazione. Al call center in cui lavorava (che ieri ha chiuso per lutto e per rispetto dell’impiegata), le colleghe affermano con grande chiarezza che Anna aveva già preso appuntamenti telefonici e di lavoro con decine di clienti fino ai primi giorni di settembre e questo non è certo l’atteggiamento di una persona che ha deciso di suicidarsi. Altre amiche hanno raccontato invece che la ragazza avesse manifestato l’intenzione di acquistare una macchina elettrica per spostarsi meglio da Rende paese, dove abitava. E di solito queste affermazioni non escono dalla bocca di chi ha deciso così lucidamente di farla finita.
Sarebbe stato il caso di effettuare l’autopsia sul corpo di Anna ma i familiari non l’hanno richiesta e, di conseguenza, anche noi ci fermiamo qui rispettando la loro volontà. Non prima, tuttavia, di lasciare un messaggio ai familiari stessi: se, dopo che sarà passata questa prima fase di disorientamento, qualcuno di loro volesse approfondire la questione e cercare di capire cosa è accaduto veramente, noi di Iacchite’ siamo pronti ad ascoltarvi. Ciao Anna.