Rende, percepiva il reddito di cittadinanza… ai domiciliari

I carabinieri della Compagnia di Rende hanno denunciato una persona accusata per i reati di “truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, omessa comunicazione di informazioni rilevanti ai fini della revoca del reddito di cittadinanza e false dichiarazioni”. Nel corso di specifiche verifiche ed accertamenti sviluppate anche tramite gli uffici dell’Inps ed operate attraverso una fitta rete di incroci di dati disponibili, i militari della stazione di Rende sono riusciti ad individuare un 43enne cosentino che da diversi mesi stava continuando ad usufruire del beneficio nonostante fosse in stato di detenzione domiciliare. Nello specifico l’uomo aveva omesso di comunicare di essere sottoposto a misura cautelare godendo così dei privilegi del reddito di cittadinanza, falsificando anche informazioni importanti all’ente erogatore per la fruizione del citato beneficio, percependo indebitamente il reddito di cittadinanza.

La normativa di legge sulla materia prevede, infatti, l’obbligo per i richiedenti – al momento della presentazione della documentazione – a comunicare all’Inps l’eventuale presenza di cause impeditive oppure, dopo l’erogazione del sussidio, a comunicare sopraggiunte cause ostative, come le misure cautelari coercitive personali, o variazioni della propria condizione economica che modificano i presupposti necessari per la concessione del beneficio.

Inoltre l’uomo, per eludere i controlli e preservare indebitamente il beneficio, aveva dichiarato falsamente residenze fittizie omettendo di comunicare di essere sottoposto a misura coercitiva.

In questo stesso ambito, i carabinieri di Torano Castello hanno denunciato 15 cittadini provenienti dalla Nigeria e dallo Sri Lanka, tutti di età compresa tra i 21 e i 35 anni, che percepivano indebitamente il reddito da circa due anni.

La scoperta è stata fatta dai carabinieri durante un’indagine svolta in collaborazione con i militari dell’Ispettorato del lavoro di Cosenza per verificare l’attendibilità delle dichiarazioni che i soggetti avevano rilasciato per ottenere il sostegno economico italiano introdotto come misura di contrasto alla povertà. Nello specifico i denunciati con apposita autocertificazione, attestavano falsamente di essere residenti in Italia da 10 anni.