Non abbiamo nessuna stima di Marcello Manna e lo scriviamo ormai da anni ma oggi che il lungo periodo di “non belligeranza” con Sandro Principe è inevitabilmente finito, volano gli stracci e il quaquaraquà, pur non avendo gli attributi (lo sanno tutti…) per attaccare frontalmente il “rais”, gli manda una serie di starnazzate da Campidoglio. Che pubblichiamo in parte perché il diritto di cronaca e anche di replica è sacro. E ieri Principe non era stato certo tenero nei confronti dell’uomo (?!?) dalle piroette indecenti (http://www.iacchite.com/rende-principe-al-vetriolo-manna-solo-piroette-indecenti-sta-distruggendo-la-citta/).
Ed eccoci al pensiero (?!?) del quaquaraquà.
“… L’onorevole Sandro Principe afferma che quanto è accaduto “è uno scandalo”, offrendo valutazioni più personali che politiche. Mi chiedo se lo scandalo risiede in quello che è accaduto: ovvero nell’accordo che vi è stato qualche giorno prima concertando il comportamento di Alternativa Popolare con rappresentanti dei partiti di minoranza. Mi chiedo se lo scandalo aver tentato di far ripiombare Rende nella gestione commissariale.
A proposito di dignità e di etica chissà cosa pensa di quel consigliere comunale che ha abbandonato i lavori e soltanto qualche mese fa, davanti al Comune, mi chiedeva di difendere la città rispetto al comportamento dei cinque consiglieri gentiliani.
Ha ragione a parlare di “piroette indecenti” ma dovrebbe guardarsi al proprio interno. A proposito di chi tradisce l’elettorato, vorrei sottolineare che noi, contro i poteri forti e contro le alleanze indecenti dell’ultima ora, stiamo facendo rialzare la città. Di contro i traditori dell’elettorato e dei cittadini rendesi sono coloro che hanno impedito lo sviluppo e la crescita democratica di questa città.
Sono coloro che hanno consegnato 45 milioni di euro di debiti e mutui che dovranno essere pagati per i prossimi 30 anni dai cittadini di Rende. E sono sempre coloro che hanno permesso di far nascere edifici pubblici costruiti su terreni privati ed edifici privati costruiti su terreni pubblici. Ma di questo ci sarà tempo per parlarne…”. Parola di… quaquaraquà!