Rende terra di nessuno: esistono solo comitati d’affari. Avanti il prossimo…

Nota stampa Comitato di Quartiere Villaggio Europa

Purtroppo la saga del Palazzetto di Rende non accenna a fermarsi. Come sempre ci dicono che risorse, nel pubblico, non ce ne sono. Ma poi si scoprono progetti faraonici e milionari per costruire palazzetti, campi da padel, parchi acquatici, strutture per anziani, day hospital o presunti tali: milioni pubblici per usi privati. Il Comune, infatti, ci dicono che è da tempo in pre-dissesto e non riesce a rialzarsi. Le strade sono ‘fosse fosse’, il sistema idrico è un colabrodo, i servizi non possono essere erogati, l’illuminazione arranca, ma i fondi per il palazzetto si trovano! Finita l’opera, ovviamente, non può essere gestita dal Comune dissestato ma deve essere assegnata. Il Parco Acquatico è aperto solo d’estate perché è più remunerativo, poi d’inverno chiude e l’October Fest lo facciamo nell’area eventi di Via Parigi in pieno Quartiere residenziale. Parcheggi che non ci sono, residenti che depositano le automobili private sui prati, parcheggiatori abusivi che chiedono l’obolo.

Anche il Palazzetto una volta concluso è stato concesso ad un privato, in questo caso sembra parente di una nota famiglia, ma comunque un privato che utilizzerà la struttura per fare denari. Il discorso è talmente confuso che non si capisce se a Rende questi immobili vengano costruiti per le esigenze della comunità e poi assegnati ai privati oppure se vengano assegnati a priori per le esigenze di alcuni imprenditori o consorterie e poi costruiti ad hoc.

Quindi, ricapitoliamo il meccanismo: il pubblico spende soldi per costruire un edificio. Edificio che verrà consegnato ad un privato chiavi in mano. Privato che lo utilizzerà per fare utili. Utili che non vengono investiti nella comunità, anzi, al termine della concessione la comunità, come spesso accade, dovrà mettere mano di nuovo al portafoglio per ristrutturare l’immobile sfruttato dal privato. Nel frattempo non ci sono i soldi per le buche, per l’illuminazione, per i servizi essenziali, per le famiglie in difficoltà. Non ci sono i soldi per ristrutturare le scuole o costruirne di nuove. Non ci sono i soldi per aumentare gli asili nido e le strutture sanitarie.

Non è colpa solo del Comune? Certamente, non siamo così sprovveduti. Ma è sempre colpa di un ceto politico che anche a Bruxelles programma la costruzione di un Parco Acquatico a Rende mentre le tubazioni del sistema idrico perdono oltre il 50% dell’acqua potabile.

Tra qualche tempo si ritornerà a votare a Rende. Torneranno a conoscere i cittadini rendesi, a salutarli, ad abbracciarli. Si sentiranno di nuovo programmi elettorali innovativi fondati sulla trasparenza, la partecipazione, il bene comune. I guasti saranno sempre quelli fatti dalle amministrazioni passate mentre sottobanco si preparano i nuovi affari nel chiuso delle stanzette che contano. Vota a me che quelli hanno fatto mangiare ai loro ed ora tocca a noi. A famiglie si sostituiranno famiglie, a privati si sostituiranno privati. Tutto fila liscio. Quello che manca è la comunità rendese, non facciamoci illusioni, non esiste più. Le persone che amano visceralmente questa principessa decaduta sono pochissime, quelli che pensano esclusivamente al suo bene si contano.

Il processo è certamente storico. Lo sviluppo tumultuoso della città che l’ha vista crescere da poche migliaia di abitanti agli oltre trentamila attuali, da borgo a paese a città, lo sviluppo urbanistico con le sue colate di cemento, l’emigrazione longitudinale da Cosenza a Rende e l’arrivo di nuovi cittadini da mezza Calabria e non solo a causa dell’Università. Questo ha reso oggi Rende una terra di nessuno, una città dormitorio. Non esiste una comunità. Esistono solo comitati d’affari che utilizzano la vecchia Arintha per i loro scopi personali. Chi per la carriera politica, chi per scopi di potere, chi per arricchimento personale. Poi c’è chi la abita come se abitasse un albergo: m’interessa che la mia stanza sia pulita poi che l’albergo fallisca poco m’interessa. L’impegno quello di barrare un simbolo ogni cinque anni. Questo è lo spirito dei rendesi oggi.

Il nostro lavoro è iniziato orami oltre 10 anni fa per provare a dare un’anima al nostro Quartiere. Provare a ricostruire le relazioni scientificamente sfilacciate da un sistema che ci vuole isole infelici e autosufficienti. Ci hanno insegnato a guardare il vicino con sospetto, a pensare che se fai qualcosa per il quartiere sotto sotto hai qualcosa da guadagnare, che tanto è inutile affannarsi…non cambierà mai nulla. Se sei da solo sei maggiormente governabile e questo il potente lo sa e lavora per realizzarlo. Noi, nel nostro piccolo, continueremo a prenderci cura di questo piccolo pezzo di città. GRATUITAMENTE. Proveremo a creare relazioni e incentivare attività. Continueremo a credere nei beni comuni ed in un diverso modo di viere la città. Nel frattempo il sette ottobre ci facciamo una bella festa a base di pizza rustica. L’unico antidoto a questa deriva politico-economico-affarrista è far risorgere la comunità dalle sue ceneri. Rendesi, ricominciate a interessarvi della principessa Arintha! Create comitati di quartiere, associazioni, collettivi piuttosto che liste elettorali (che servono pure ma solo se sono davvero espressione di cittadini amanti della città).

Incontratevi, interessatevi, lottate per Rende! Incontriamoci, uniamo i quartieri, progettiamo insieme dal basso. Non limitiamoci a dormirci, a Rende.

Viviamola questa città con passione. Una crocetta su una scheda non basta quasi mai! Non troviamo facili giustificazioni…ebbene sì, se la città è nella polvere la responsabilità è principalmente di noi cittadini, di quelli che si voltano dall’altra parte pur di rimanere tranquilli!