RENDE |
di Matteo Olivieri
Stamattina sono passato nuovamente da Commenda per contemplare il cumulo di detriti della casa rurale di cui ho già scritto (http://www.iacchite.blog/rende-i-bulldozer-di-manna-e-lattacco-volgare-contro-il-nostro-passato-di-matteo-olivieri/), prima che questi vengano rimossi. Sono le ultime vestigia di una Rende che fu, che abbiamo ereditato ma che non abbiamo mai conosciuto di persona, e forse per questo molti non hanno mai apprezzato o amato.
Durante la visita, tre cose osservavo e mi facevano riflettere: 1) Il sito è diventato inaspettatamente meta di un mesto pellegrinaggio, fatto di persone che fotografano e vogliono rendersi conto di persona dello scempio. 2) Il cartello recita “l’abitare contemporaneo nel verde”, laddove mai scritta fu più smaccatamente eloquente nell’accentuare il divario tra le pretese di una contemporaneità borghese che ripudia la tradizione rurale, e la tranquillità silenziosa di una tradizione rurale che conserva intatto il suo fascino perfino quando è in rovina. La maggior parte delle macerie, infatti, consiste di travi di legno antico ed enormi pietre, elementi che provenivano dalla natura e ad essa ritorneranno a breve, ma senza inquinare; 3) le parole del filosofo Martin Heidegger nello scritto “Costruire, abitare, pensare”, secondo cui “solo se abbiamo la capacità di abitare, possiamo costruire”. Infatti, quando non si ascoltano reciprocamente, costruire e pensare sono insufficienti alla funzione dell’abitare.
In questo senso, Rende sta smarrendo l’abitare. Personalmente lo considero una patologia. A dispetto di quello che dice il cartello, infatti, la casa che sorgerà sfrutterà il verde del quartiere ma non aggiungerà alcun apporto significativo di verde (fatta eccezione per le aiuole che si intravedono). È un comportamento predatorio e parassitario. Le responsabilità degli amministratori locali sono evidenti a tutti (a cominciare dalla mancata approvazione del PSC).
La Rende che sarà, sarà profondamente differente da quella che abbiamo conosciuto fino a 5 anni fa, fatta di strade larghe, alberature private e condominiali, ampia dotazione di parcheggi, parchi pubblici ben tenuti, servizi, ed altre amenità che rendono alta la qualità di vita complessiva. O ci facciamo andare bene tutto e quindi ci laviamo le mani di quanto sta accadendo, oppure è il momento di alzare la testa collettivamente e iniziare a farci rappresentare da chi è oggettivamente migliore.