Rende. Un Psc senz’anima e difforme alla legge
di Gianfranco De Franco
I tre commissari straordinari che guidano il Comune di Rende hanno revocato, con i poteri del Consiglio comunale, l’adozione del Piano Strutturale Comunale. I motivi sono espressi con chiarezza nella delibera nella quale si legge anche:
• «RILEVATO che il Piano Strutturale Comunale di cui alla deliberazione consiliare n.16/2023:
• – è stato adottato dopo che, notoriamente, la commissione d’indagine appositamente nominata aveva concluso l’attività di verifica sulla sussistenza di eventuali fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso nel Comune di Rende (ex art. 143 TUEL) e si era ancora in attesa di conoscere l’esito di tale verifica;
• – è stato adottato pochi giorni prima che il Consiglio dei Ministri deliberasse lo scioglimento del Consiglio comunale di Rende;
• AVUTA notizia delle circostanze afferenti all’approvazione del Piano Strutturale, avvenuta peraltro con una modifica dell’ordine del giorno, disposta in corso di seduta prima ancora che buona parte dei consiglieri comunali sopraggiungessero presso la sala consiliare;
• PRESO ATTO del clamore mediatico suscitato dalla vicenda, nonché dell’esposto formulato al Prefetto di Cosenza dai consiglieri comunali di opposizione, recatisi lo stesso giorno presso la prefettura per rappresentare il proprio disappunto».
Cosa ha scritto la Commissione d’accesso
Qui di seguito, proverò a illustrare cercando di non cadere nel “burocratese”, le varie criticità evidenziate nella relazione della Commissione d’accesso che ha determinato lo scioglimento del Consiglio comunale e il conseguente insediamento della commissione straordinaria.
La criticità più rilevante del Piano Strutturale Comunale firmato dall’architetto Francini e approvato in una rocambolesca seduta dal Consiglio Comunale di Rende è, con ogni probabilità, la rilevanza dell’impatto ambientale, unito a un arricchimento dei proprietari di appezzamenti di terreno, stimato dalla Commissione d’accesso in circa 1 miliardo di euro. Significa che per il solo effetto dell’approvazione, una percentuale davvero minima di persone e di imprese si sarebbero trovare a spartirsi circa 1 miliardo di euro. E parliamo solo del valore ipotetico prudenziale perché questo è stato il metro della Commissione che è, a mio parere, totalmente condivisibile.
L’altra criticità è quella ambientale. Nel Piano Francini-Manna, infatti, a parere della Commissione d’accesso, gli standard urbanistici ceduti o in attesa di essere ceduti al Comune, sono stati riconvertiti in zona residenziale con un indice di fabbricabilità del 3,5 mc/mq.
Da notare che per la Commissione d’accesso essi «strumentalmente, nella relazione redatta dall’ufficio, tutti i volumi che sono programmati per opere pubbliche (zona F1), sono stati fatti passare per volumi privati che, detratti ai nuovi volumi programmati nel PSC hanno fatto abbassare il dato definitivo dei nuovi volumi». In pratica si tratta di un vero e proprio artificio. Siccome l’aumento volumetrico si calcola sottraendo ai volumi complessivi previsti, quelli esistenti (o già programmati), sono state artificiosamente aumentati quelli esistenti, utilizzando volumi di opere pubbliche realizzate o previste, in modo che l’aumento volumetrico sembrasse meno elevato di quanto in effetti fosse. Davvero dei furbacchioni. Ma la Commissione d’accesso ha avuto evidentemente occhi buoni.
Il Piano, inoltre, è scadente anche dal punto di vista ambientale perché non prevede gli standard urbanistici in presenza non solo di un aumento della volumetria e, quindi, degli insediamenti, ma anche in virtù del fatto che gli attuali standard urbanistici sono «al limite del collasso».
Cosa sono gli standard urbanistici
Per avere chiari i danni che la mancata previsione degli standard urbanistici potrebbero causare, cercherò di descrivere cosa sono e a cosa servono (vedi grafico a inizio articolo).
La prima cosa da tenere presente è che essi devono «garantire un equilibrio tra lo sviluppo edilizio e la qualità della vita dei cittadini, tenendo conto delle esigenze sociali, economiche e ambientali».
È una cosa fondamentale. Per fare un esempio scelgo proprio quello degli albori della nuova città di Rende. Quando nel 1963 l’allora sindaco di Rende, Francesco Principe, affidò l’incarico di redigere il piano regolatore generale, disse al tecnico (Empio Malara) che prima di tutto bisognava pensare alla cosiddetta urbanizzazione primaria. Cioè bisognava ipotizzare la costruzione dell’impianto fognario e di quello idrico, poi bisognava prevedere servizi come quelli scolastici (cioè costruire scuole e asili). Solo dopo aver fatto questo si potevano autorizzare le costruzioni civili. In realtà a Rende si fece molto più di questo, ma non è questa la sede per parlarne. Io ho fatto semplicemente un esempio per rendere l’idea di quanto siano importanti gli standard urbanistici specie ora che i tempi sono cambiati e i residenti hanno esigenze impensabili 60 anni fa.
Le legge (DM 1444/68) prevede una serie di modalità di applicazione e di calcolo (i curiosi possono cliccare qui). C’è da dire che la norma è nata in un contesto in cui l’urbanizzazione era rapida e i legislatori si resero conto che sarebbe stato necessario garantire un equilibrio tra le esigenze di espansione edilizia e la qualità della vita dei cittadini.
Ecco qui sta il vero punto. Rende è stata scelta da famiglie per viverci, da imprenditori per investirci, da commercianti per espandere la propria attività perché la qualità della vita è stata altissima. Questo PSC se ci fosse stato un seguito, avrebbe causato una diminuzione notevole della qualità della vita a Rende.
Un danno per l’ambiente
Conseguenze rilevantissime ci sarebbero state dal punto di vista ambientale. È impensabile, infatti, far gravare «le nuove volumetrie programmate, sull’assetto infrastrutturale esistente». La Commissione d’accesso puntualizza anche che «nessuna programmazione è stata menzionata» e avverte che «la città si costruisce non solo con i volumi, ma soprattutto e in via preferenziale, con le infrastrutture».
Se ciò non avvenisse gli impianti fognari, quelli idrici, l’assetto viario, le scuole, i servizi sanitari, la fruizione del verde, collasserebbero e il danno ambientale sarebbe enorme e irrecuperabile nel breve periodo.
Un enorme guadagno per i privati: 1 miliardo di euro
I calcoli effettuati dalla Commissione d’accesso rappresentano l’aumento volumetrico a una cifra pari a «circa 3.000.000 di metri cubi» che deriva da un aumento complessivo do 6.000.000 di metri cubi e a alla rimozione di volumetrie dal vecchio PRG di 3.000.000 di metri cubi. La Commissione d’accesso stima «un incremento netto di previsioni di PSC nelle zone a tessuto urbano città consolidata, di 3.000.000 di metri cubi che rapportati a un’altezza media di 3 metri, si ottiene un superficie residenziale aggiuntiva di 1.000.000 di metri quadri di superficie residenziale costruita. Ipotizzando un prezzo medio – continua la Commissione – di vendita stimato per difetto di euro 1.000 al metro quadro, la stima economica per tale incremento volumetrico è pari a circa 1.000.000.000 di euro».
E non è finita qua. La Commissione d’accesso affonda ancora il coltello nella ferita e si avventura in una ipotesi che potrebbe essere non troppo lontana dalla realtà: «Non è difficile pensare – scrive – che un edificio a torre presente in città, nel caso di demolizione e ricostruzione può ottenere un 30% delle superfici esistenti, dovuto al cosiddetto “Piano casa”, a questo si aggiunge un ulteriore 40% dovuto all’aumento di indice da 2,5 al 3,5 metro cubo/metro quadro, e siamo già al 70% in più dell’esistente. Con artifizi vari – e qui la ferita si allarga – dovuti al computo delle superfici esistenti, non è difficile ipotizzare il raddoppio di un edificio a torre esistente sullo stesso lotto originario».
Conclusioni
La Commissione d’accesso conclude con un monito: «È chiaro ed evidente – scrive – che interessi privati stanno premendo affinché si possa addivenire all’approvazione del nuovo strumento urbanistico». «La stima economica (1 miliardo di euro) – a parere della Commissione – fa gola non solo all’imprenditoria privata, con conseguenze sociali inimmaginabili. Gli scenari prospettati da tale tipo di programmazione non possono che essere nefasti».
La domanda che bisogna porsi è: ma in che modo gli “interessi privati” premono? Forse dovremmo guardare a quello che sta succedendo in Liguria e a come “preme” l’imprenditore privato Spinelli, nei confronti del mondo politico.
(Articolo pubblicato il 16/07/2024 su FOCUS Anno 3 Numero 2 del 16 Luglio 2024 – Inserto di Bartolina ED
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