Riace. Il gemellaggio con Gaza ignorato e il deserto della politica (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

Chiunque sia abituato a lavorare o studiare fuori dalla Calabria conosce il refrain, le battute. Tra poche settimane quando le file (le uniche file!) riempiranno i treni e bus di partenza si sa già cosa ci si aspetta. Le battute sugli ospedali e i medici cubani: la rumba come unica medicina. Le battute sui treni e i viaggi della speranza. Poi il cibo e via giù di questo passo. L’unico argomento che spinge l’interlocutore a volerne sapere di più, ad essere curioso o addirittura a ricevere i complimenti è Riace. è come dicono?” “lo conosci?”. Non una risata, non una battura solo attenzione. Solo per questo va detto grazie a Lucano. E quest’anno di nuovo succederà visto quello che è successo ieri a Riace. Il gemellaggio con Gaza, il collegamento a tratti commovente con il sindaco di Gaza City. Un consiglio comunale storico e pieno di gente. Unico – si spera primo – paese d’Italia. Una notizia rilanciata molto più dalle testate nazionali e addirittura internazionali che da quelle locali. Nel silenzio della stampa e nella solitudine della politica locale che poi lo cerca.

Come quando il Time lo inseriva tra i sindaci più influenti mentre qui il Pd lo abbandonava e la destra lo perseguitava. Tanto per far capire cosa emerge al di fuori del nostro orticello che non va oltre ottobre. Queste sono le settimane sonnecchianti dove i cacicchi dei voti devono decidere su quale cavallo puntare. Animali stercorari che rotolano goffi da una parte all’altra. Sono le settimane dove la politica dà il peggio di sé. Da questo quadro desolante in affanno per la data di ottobre sono veramente in pochi ad emergere. Lucano ancora una volta sta altrove, segna il distacco e un metro di confronto in statura politica su cui altri neanche provano a confrontarsi. Riace da tempo ormai non segue le logiche e i tempi locali. Sulle vicende locali sinora Lucano ha solo espresso attestati di stima per Santo Gioffrè che era tra i nomi circolati.

Mentre altri sbraitano e si affannano a dire che la Calabria è risalita nelle classifiche (ma quali!), che è al posto giusto tra quelli che contano, Lucano la mette dalla parte giusta della storia. Mentre la politica ci propinava ancora u ponti come modello di sviluppo nato già morto – utile solo a risanare le casse alla Webuild per la penale milionaria -, Lucano mostrava ancora una volta cosa bisogna fare per le aree interne, per un progresso reale. Quando l’unica internazionalizzazione che ci è riuscita sono i medici cubani che stanno fuggendo, Lucano fa titolare all’estero sulla Calabria presa come esempio. La stampa locale assente, la politica locale assente (con l’eccezione di De Magistris).

Era davvero desolante il quadro della rassegna stampa di ieri, ma vale la pena farlo. Tanto per mettere a confronto i due panorami, quello che si vede da Riace e quello che si prospetta in questo campo largo che sa già di campo santo, visti i nomi.

A destra i giornali titolano che Forza Italia fa quadrato intorno ad Occhiuto almeno apparentemente. Qualcuno aggiunge che pensa ad una lista del presidente dove confluiranno praticamente tutti i sindaci e politici indigesti a Forza Italia, convertiti sulla via del Gallo nelle settimane precedenti. Un arrembaggio di mille candidati che resteranno tutti a bocca asciutta.

Repubblica ci fa sapere che gli alleati di governo probabilmente si faranno andare bene Occhiuto, in cambio di qualche altra regione. I grandi media locali invece si sforzano di recuperare le dichiarazioni di Graziano che si stacca da Occhiuto e dice “presenteremo i nostri nomi a sinistra” e tra i nomi mette Franz Caruso, tra i papabili (ma chi l’ha fatto questo conclave?). Sempre a sinistra invece la stampa reggina e vibonese corre dietro Irto che dice che può fare un passo indietro per un candidato che sia credibile (!) e politico. E quindi c’è chi aveva addirittura pensato a Falcomatà, quello della politica dello skibidiboppi. In area 5s si arrovellano chi invece può piacere in questa specie di campo santo e mentre qualcuno pensa a Tridico altri pensano a qualcosa di più innovativo, un volto femminile e/o più movimentista. Il nome di Flavio Stasi aleggia senza che ancora nessuno lo faccia troppo apertamente, forse per non bruciarlo. O forse perché come dice qualcuno sottovoce è troppo, crea imbarazzo anche ai nostri. C’è poi tutta la questione delle liste: dove mettere i veti sugli impresentabili? Nelle alleanze chi digeriamo? La soglia si prospetta già sotto la decenza pur di tirare voti.

La stampa e la politica locale era impegnate a raccontare questo mentre da solo Lucano ancora una volta si adoperava a fare le poche cose calabresi che tra cinquant’anni saranno ricordate di questi nostri tempi. Quando i vari famigli, i cacicchi e i loro capibastone saranno passati e si saranno portati quel che rimane di pubblico, non saranno ricordati. Loro no.