Il tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato stasera gli arresti domiciliari nei confronti del sindaco (sospeso) di Riace, Mimmo Lucano. Il Tdl ha quindi accolto parzialmente quanto invocato dai legali Mazzone e D’Aqua e ha sostituito la misura emessa dal Gip di Locri con quella del divieto di dimora nel comune jonico. Lucano, quindi, fino a poche ore fa era obbligato a rimanere dentro casa propria; adesso al contrario non può tornare a casa e dovrà dimorare altrove. Passa invece dal divieto di dimora nel comune di Riace all’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria Lemlem Tesfahun, la compagna di Mimmo Lucano. Anche per lei i giudici del Tribunale della libertà di Reggio Calabria hanno affievolito la misura cautelare emessa dal Gip di Locri il 2 ottobre scorso. Così se da un lato Lucano, alla luce del provvedimento emesso nei suoi confronti dal Tribunale dovrà lasciare il piccolo borgo jonico, visto l’allontanamento disposto dai giudici, viceversa la sua compagna vi potrà fare ritorno.
La decisione dei giudici reggini arriva a meno di 24 ore dalla discussione dell’istanza. Lucano rimane quindi indagato per una serie di reati tra cui il favoreggiamento di immigrazione clandestina e l’illecito affidamento dei servizi della raccolta differenziata. Per il momento, inoltre, rimane sospeso dalla carica di primo cittadino così come aveva disposto il prefetto Michele Di Bari all’indomani dell’Operazione Xenia.
La decisione, depositata in serata, arriva dopo l’udienza di riesame in cui il Procuratore di Locri, al contrario della difesa, chiedeva un aggravamento delle contestazioni mosse al primo cittadino, con le accuse ben più gravi di associazione a delinquere, concussione, truffa aggravata, abuso e malversazione.
“Da una parte sono contento perché è come sentire di nuovo la libertà – è il primo commento di Lucano appena ricevuta la notizia -. Ma dall’altra il fatto di non potere stare a Riace, mi sa di un impedimento politico. Che senso ha? Non lo so. Sono contento ma allo stesso tempo amareggiato. Continua la battaglia, ormai non ci possiamo tirare indietro. Che cosa avevo fatto? Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’affidamento del servizio di raccolta di rifiuti? Mi sembra come un processo politico. Adesso non posso stare a Riace come se fossi pericoloso. Cosa ho fatto di male per non stare nel mio paese dopo che ci ho messo l’anima? Continuo a dire che non mi sono mai pentito di quello che ho fatto. Speriamo che presto riusciamo a fare altri passi avanti. La verità piano piano si fa strada”.