Riflessioni di un turista (nostrano) verso il mare: “La questione meridionale esiste e siamo noi!”

RIFLESSIONI (di un turista nostrano) VERSO IL MARE

Siamo nati e abitiamo in provincia di Cosenza e stiamo raggiungendo Zambrone (VV) per due giorni di mare, presso una struttura ricettiva. Lasciata l’autostrada e proseguendo verso l’interno in direzione Pizzo Calabro, constatiamo la bellezza dei luoghi, del paesaggio e di un mare incantevole.

Constatiamo, purtroppo, anche il completo e totale abbandono in cui versa la viabilità interna. Asfalto disconnesso, buche, erbacce, arbusti e rovi ad occludere quasi la carreggiata e l’ormai immancabile sacchetto dei rifiuti.

Per un “turista nostrano” non è certo una grande novità constatare lo stato manutentivo delle nostre infrastrutture. Ma penso (con fastidio) all’idea che si può fare il turista non “meridionale” o a quello “europeo”.

Raggiungiamo la struttura ricettiva, che si presenta molto bene. Pulita, ben attrezzata ed inserita in un contesto di rara bellezza. Gestione italiana, ma non “Calabrese”. Quasi a caso (la scusa è stata la tassa di soggiorno) ho parlato con l’addetto all’accoglienza (uno dei gestori/proprietari) dell’assenza di manutenzione delle infrastrutture viarie e convenendo insieme dello stato scandaloso in cui versano, rammaricandomi del pessimo biglietto da visita che forniamo al potenziale turista soprattutto al “non italiano”.  Invece mi ha comunicato, frutto della sua personale esperienza, che i cittadini “nord europei” (tedeschi nello specifico) scelgono la Calabria proprio per questi “motivi”. L’assenza di regole di un ordinato vivere civile li fa sentire (e probabilmente comportare) come “in Africa”! Colonizzatori detentori della civiltà in un contesto di retrogradi ed incivili. (queste le mie deduzioni).

Dopo queste parole quel “fastidio” di cui sopra è diventata rabbia. Rabbia, indignazione, umiliazione.

La riflessione, amara. Devo ammettere che esiste “una questione meridionale”. Esiste e siamo noi!

Siamo noi che continuiamo a farci umiliare delegando la rappresentanza politica a classi dirigenti incapaci ed inette (forse anche colluse e corrotte), senza aver trovato ancora il coraggio di dargli “un calcio in culo” dicendogli a chiare lettere, che non possono avere titolo per parlare di futuro e sviluppo della terra in cui non sono nemmeno capaci di gestire l’ordinario.

Non siamo stati capaci (noi meridionali calabresi) di capire le potenzialità attrattive delle nostre bellezze e di valorizzarle adeguatamente, lasciandolo fare a chi ha avuto lo sguardo più lungo (e anche qualche soldo in più, ma la ristrettezza economica non è una scusa).

E poi dopo il  danno della “conquista”  anche l’umiliazione di essere visti (e quindi trattati) “da sottosviluppati”. Dire “povera terra mia” non mi consola, per niente. Sono passati cinquantadue anni dall’istituzione della “Regione Calabria” e quel riscatto che merita non lo vedo all’orizzonte! Anzi, per due volte su due in soli due anni in Calabria ha vinto… Berlusconi. Ma si può andare avanti così?