Rinasce la leggendaria AC Emilio Morrone

Una nuova realtà calcistica si affaccia sulla città di Cosenza: con il prossimo campionato di Terza Categoria partirà anche l’avventura della A.C. Morrone, fondata negli scorsi mesi da un gruppo di giovani cosentini.

Nuova ma legata alla storia calcistica di Cosenza, la società ha deciso di rifarsi direttamente (a partire dal nome e dai colori sociali granata) alla storia della mitica Associazione Calcio Emilio Morrone, seconda squadra cittadina che per quasi 40 anni (dal 1955 al 1993) ha calcato i campi dilettantistici regionali e interregionali, disputando le proprie partite casalinghe nello stadio “Emilio Morrone” di via Roma, intitolato a un giovane portiere del Cosenza morto in campo a Scalea. E anche allo stadio San Vito, a partire dal 1976, quando qualcuno decise sciaguratamente che il “Morrone” dovesse essere abbattuto.

La mitica società di via Adige riuscì anche a coronare il sogno di giocare due derby di Serie D contro il Cosenza, nella stagione 1974-75. E ha disputato una finale di Coppa Italia Dilettanti negli anni Settanta.

Tantissimi i talenti sfornati dalla squadra granata ma due su tutti hanno saputo rappresentarla nel calcio che conta: Franco Rizzo e Salvatore Garritano. Rizzo è stato il primo calciatore calabrese a indossare la maglia azzurra e a diventare Campione d’Italia con la maglia della Fiorentina.

Garritano, che ha giocato per anni con le Nazionali giovanili Under 21 e Under 23, si è anche laureato Campione d’Italia con il Torino di Gigi Radice.

In antitesi con la piega irreversibile presa ormai dal calcio-business, la Morrone riparte dal legame con alcuni valori fondamentali del calcio per come era vissuto all’epoca della società originale: sportività, lealtà, rispetto dell’avversario in campo e sugli spalti, e solidarietà. Il primo passo su questa strada è la collaborazione con l’associazione “La Terra di Piero”, esempio di impegno sociale a sostegno dei più disagiati da Cosenza verso l’Africa, il cui logo sarà impresso sulle maglie granata della nuova compagine.

Il campionato di Terza Categoria inizierà ad ottobre, e da lì ripartirà questa nuova vecchia storia di calcio a Cosenza; intanto sabato scorso al Centro Sportivo Marca (dove la nuova Morrone giocherà le sue partite casalinghe) prima uscita ufficiale contro le “vecchie glorie” della A.C. Emilio Morrone in un memorial dedicato all’ex calciatore, della Morrone e del Cosenza, Claudio Barbetta.

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Di seguito una breve intervista al presidente del nuovo sodalizio, Aldo Russo.

Come e quando è nata l’idea di questa nuova società?

L’idea è nata a inizio giugno, anche se con i soci ne parlavamo già da un po’: c’era la voglia di riproporre questa società storica della città che ha significato tanto e non c’è voluto molto a mettersi d’accordo per organizzare il tutto; volevamo fare nascere questa esperienza di calcio “dal basso” fatto da ragazzi, giovani imprenditori che vogliono fare le cose seriamente e sopratutto fare capire ai ragazzi che è bello fare sport per il piacere di fare sport invece che per prendere qualche soldo in giro nei paesi, dove poi capitano anche situazioni drammatiche in cui i ragazzi vanno a giocare e non vengono pagati, quindi noi mettiamo prima di tutto il divertimento.

Avete scelto un nome storicamente significativo, sopratutto per i cosentini meno giovani: che tipo di legame sentite con la storica A.C. Emilio Morrone, e perché ne avete voluto ricalcare le orme?

La cosa bella è che non ci aspettavamo di avere tutto questo seguito. Dalle generazioni più giovani come la nostra, questa squadra è stata sempre vissuta come una vera e propria leggenda: non avendola vissuta in prima persona, ci sono arrivati solo i racconti sfumati di un tempo passato al quale ci siamo voluti riallacciare.

Qual è stata finora la risposta della Cosenza calcistica?

Le «vecchie glorie» della A.C. Emilio Morrone hanno risposto subito benissimo; abbiamo già molti contatti con tifosi, società e giocatori storici, e se abbiamo potuto organizzare l’amichevole di sabato è stato soprattutto grazie a loro, che hanno fortemente voluto dedicarla a un loro vecchio compagno di squadra, Claudio Barbetta: è stata l’occasione per ricreare un collante tra le persone che hanno vissuto quella storia in prima persona e noi che vogliamo farla ripartire.

Avete scelto di collaborare con “La Terra di Piero”: puoi spiegarci come si concretizzerà questo supporto, e quali altri passi avete in mente per quanto riguarda il sociale?

La nostra idea è stata quella di affiancarci ad un progetto sociale per fare capire a chi fa calcio, come i giocatori, che lo sport è bello per una serie di cose che ci sono intorno, non è solo scendere in campo e tirare due calci a un pallone. Abbiamo pensato di mettere al posto dello sponsor principale sulla nostra maglia il logo de “La Terra di Piero” e di devolvere all’associazione tutti i fondi che riusciremo a raccogliere con le offerte libere all’ingresso delle nostre partite casalinghe, per fare capire a chi indosserà la nostra maglia qual è la nostra idea: che è bello giocare a calcio ma ci sono altri valori che bisogna portare avanti e non dimenticare.

Federico Giordanelli