Robertino e la famiglia Posteraro, bonifici sospetti: l’antiriciclaggio di Bankitalia e il prestito del Mediocredito

C’è un vino buonissimo dell’antica cantina Tenuta del Castello, una cantina del 1898 di Montegiordano, centro dell’Alto Jonio Cosentino. Noi avevamo preso informazioni e avevamo scoperto che il titolare della cantina era l’ingegnere Giovanbattista Solano, anzi, dovremmo dire l’ex titolare, visto che ha venduto la cantina ad una famiglia cosentina “impegnata”. Ma chi sarà mai questa famiglia “impegnata”? Forse impegnata in politica? All’inizio potevamo solo sospettare che fosse la famiglia degli Occhiuto, visto che Robertino iniziava a parlare con insistenza di… vino.
In ogni caso, questa famiglia “impegnata” ha fatto un grosso investimento (e ci si chiedeva anche con quali capitali) nel vino.

Poi Robertino, ancora alla disperata ricerca di un “lavoro” per poter giustificare la sua vera professione, che come tutti sanno è quella del “parassita sociale”, dopo il fallimento della sua vecchia società Aplus, utilizzata per fottersi un po’ di fondi pubblici, ha cominciato a dire a tutti – dopo la sua elezione a deputato nel 2018 – che faceva il vignaiolo.

E noi abbiamo cercato subito di capire come aveva fatto un parlamentare della Repubblica ad acquistare un’azienda agricola del valore di 2 milioni e mezzo di euro. Robertino Occhiuto è diventato ricco tutto di un botto? E’ difficile credere che abbia potuto portare a termine l’operazione soltanto con gli stipendi che “rubava” alla Camera (come del resto tutti i parassiti che fanno i parlamentari come lui per… non lavorare).

Il finanziatore del “colpaccio” da 2 milioni e mezzo di euro è uscito fuori relativamente presto. visto che si tratta della famiglia Posteraro di Cosenza e ora affonderemo il dito nella piaga. Ma prima è doveroso capire cosa ha comprato il fratello furbo del cazzaro, “… Una delle più belle aziende vitivinicole della Calabria dominata da un nobile maniero seicentesco, dotata di spettacolari colline ricoperte di vigneti con varietà pregiate schierati in faccia allo Jonio del Golfo di Taranto. La proprietà, con ordinati, rigogliosi filari e una cantina moderna e attrezzata, vede al timone Roberto Occhiuto….”.

Che la famiglia Occhiuto fosse interessata ad avere “amici” nella famiglia Posteraro lo si era capito da quando Mario il cazzaro aveva nominato il rampante Paolo amministratore unico dell’Amaco. Qua gatta ci cova hanno pensato in tanti e infatti da allora – siamo nel 2017 – è iniziato un lungo corteggiamento che poi ha portato al “matrimonio” tra il 2019 e il 2020. E lo stesso Robertino faceva sapere che “… sulla tolda (pensa tu, ndr) dell’azienda vitivinicola, Occhiuto è affiancato da Paolo Posteraro, giornalista e manager pubblico. Insieme hanno deciso di cimentarsi nel mondo del vino acquistando la Tenuta del Castello, 60 panoramicissimi ettari in agro di Montegiordano, dalla seconda metà dell’800 appartenuta ai Solano, dal 2003, convertita alla viticoltura e ai vini da Francesca e Giovambattusta Solano, quarta generazione della famiglia…”.

Paolo Posteraro

Ma chi è Paolo Posteraro? Nato a Roma ma da genitori cosentini nel 1982 secondo il giornale del quale la moglie è editrice è un giornalista e un manager pubblico. Laureato in Giurisprudenza, ha ricoperto diversi incarichi pubblici e ha collaborato con la RAI e la Treccani. E’ stato anche consulente della trasmissione di La7 L’aria che tira e dell’Adnkronos. Ha scritto per «L’Indipendente» e «Il Riformista» e oggi, manco a dirlo, è pure editorialista del giornale della moglie, Maria Gabriella Dodaro (sorella dell’editore) Il Quotidiano del Sud, che non a caso ha dato ampio risalto al lancio pubblicitario della “vigna” di Occhiuto e del rampollo anche in chiave politica, ma sinceramente non sapremmo indicarvi qualche sua “perla” di scrittura. Per la Newton Compton ha pubblicato addirittura due libri, Rifugiati Povera Italia. Che non sono passati alla storia della letteratura italiana, salvo prova contraria.

Quanto all’etichetta di manager pubblico, dal 2011 al 2013, è stato capo della Segreteria particolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e anche componente del Corecom della Regione Calabria, nomina politica – ottenuta in quota Udc Casini e Roberto Occhiuto naturalmente, ai tempi in cui era ancora “casiniano” – in un organismo di controllo che è solo un “carrozzone” per elargire prebende, anche piuttosto “pesanti”. E dal 2017 direttamente in quota Occhiuto è il chiacchieratissimo amministratore unico dell’Amaco, azienda del trasporto pubblico cosentino, altro caravanserraglio di consenso politico, tra l’altro in caduta libera sia sotto il profilo finanziario sia sotto quello dell’efficienza dei servizi ma utilissimo per coltivare serbatoi di voti agli amici degli amici.

Dalla brillante carriera disegnata, sorge spontanea una domanda: ma da quale famiglia proviene il signor Posteraro? Il capo indiscusso è il papà, Francesco Posteraro, cosentino doc, classe 1950, pezzo grosso delll’Amministrazione della Camera dei Deputati negli anni Novanta e poi vice Segretario generale della Camera dal 2003 al 2012, quando è stato nominato commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) per i Servizi e i prodotti. Incarico ricoperto fino allo scorso anno. 

La famiglia Posteraro in particolare è originaria di Cavallerizzo di Cerzeto, sì proprio il luogo dove una frana rovinosa ha lasciato migliaia di famiglie senza casa e dove si trova ancora il famigerato Palazzo Posteraro, la cui storia è un caso classico di favoritismi da prima Repubblica, che non mancheremo di raccontare per filo e per segno.

Laureato in giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito il titolo di procuratore legale e ha esercitato per alcuni anni la professione forense presso lo studio del prof. avv. Luigi Gullo in Cosenza. Si dà il caso infatti che Francesco Posteraro era sposato con la figlia di “don” Luigi Gullo (successivamente hanno divorziato) e quindi l’approdo nel famoso studio legale che fu di Fausto e passò poi al figlio Luigi è stato relativamente facile. Ma la sua strada non era quella forense. La svolta arriva nel 1979 quando entra all’Amministrazione della Camera dei Deputati come consigliere parlamentare Udc e diventa un vero e proprio boiardo di stato, uno di quei colletti bianchi che macina denari su denari, sempre legalmente si capisce.

Nell’ambito di essa, dopo essere stato componente della segreteria della Commissione bicamerale d’inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, negli anni dal 1980 al 1992 ha diretto la segreteria di una serie impressionante di organi collegiali, tra i quali addirittura la Giunta per le autorizzazioni a procedere ovvero quella che decide se arrestare o meno qualche parlamentare, guarda un po’ il caso… 

Dal 1992 al 1997 ha tra l’altro fatto parte della segreteria della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali presieduta prima dall’on. De Mita e poi dall’on. Iotti (1992-1994) e della segreteria della Commissione bicamerale per le riforme costituzionali presieduta dall’on. D’Alema (1997). Quella famosa dell’inciucio con Berlusconi, guarda tu nuovamente il caso… E sarà proprio zio Silvio, come vi racconteremo nei prossimi giorni, a fare un regalo “personale” al boiardo all’epoca della frana di Cavallerizzo di Cerzeto. 
Nel febbraio 2003, Posteraro senior è stato nominato Vice Segretario generale della Camera (ufficio che ha ricoperto fino al 25 luglio 2012) e poi è stato a lungo commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) per i Servizi e i prodotti.

Per chi non lo sapesse l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è un’Autorità indipendente, istituita dalla legge 249 del 1997. L’Agcom è innanzitutto un’Autorità di garanzia: la legge istitutiva affida all’Autorità il duplice compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali degli utenti.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è un’Autorità “convergente”. In quanto tale svolge funzioni di regolamentazione e vigilanza nei settori delle telecomunicazioni, dell’audiovisivo, dell’editoria e, più recentemente, delle poste. Al pari delle altre Autorità previste dall’ordinamento italiano, l’Agcom risponde del proprio operato al Parlamento, che ne ha stabilito i poteri, definito lo statuto ed eletto i componenti. Dunque, si tratta di boiardi di stato nominati dai partiti. Lo scorso anno “Prima Comunicazione” aveva pubblicato un’inchiesta al vetriolo contro il “pachiderma Agcom” e aveva rivelato tra l’altro come il consiglio fosse in proroga da nove mesi per l’incapacità dei politici di mettersi d’accordo sui nomi da scegliere, con un ennesimo obbligato rinvio alla fine dell’emergenza per il coronavirus.

Ma non solo: attribuiva la nomina di Posteraro in Agcom a “gentile concessione” o a “un atto di generosità di natura personale” del capo indiscusso dell’Udc, il partito dal quale proviene ovvero Pierferdinando Casini, tanto lo sappiamo tutti che il sistema è rigorosamente bipartisan dalla notte dei tempi. E chiosava sul fatto che il Nostro percepiva sia l’indennità dell’Agcom che la pensione della Camera dei Deputati.

Insomma, il grande vecchio che si nasconde dietro Paolino Posteraro è certamente il potentissimo papà, al quale chiaramente non mancheranno i soldi per comprare un’azienda vinicola. Tutto legale, per carità, uno lavora e poi è lecito che si compri un’azienda da 2 milioni e mezzo di euro per il figlio e per i suoi sodali. Una specie di bancomat di stato legalizzato per chi se lo può permettere. Del resto, gli Occhiuto hanno sempre avuto fiuto quando si parla di “vigna”. Diciamo pure che quando si prospetta qualche affare di “vigna” loro non mancano mai. Ci pu minà ‘ccu na mazza. Così come è decisamente scontato il “finale” di questa storia. Scommettiamo che presto fallirà anche questa “barracca”? Così scrivevamo qualche mese prima che puntualmente avvenisse… Le voci di “bancarotta” o quantomeno di “dissesto” delle cantine del presidente-parassita della Regione Calabria ormai dilagano e sulla “vigna” di Robertino si sono accesi anche i riflettori nazionali. Per come potete leggere direttamente dall’articolo pubblicato da Domani a settembre 2021 pochi giorni prima delle Regionali vinte dal parassita. 

di Giovanni Tizian

Fonte: Domani

“Al civico 94 del corso principale di Cosenza (Vecchia) intitolato al filosofo Bernardino Telesio ha sede una piccola società che incarna l’eterno conflitto tra politica e affari. Questo binomio trova
la sintesi nella famiglia Occhiuto, in particolare nei fratelli politici: Roberto è deputato, capogruppo di Forza Italia alla Camera e candidato del centrodestra favoritissimo alla presidenza della regione Calabria; Mario è il sindaco da dieci anni di Cosenza agli sgoccioli
del secondo mandato e con una sfilza di inchieste e processi.

Il presidente della regione è anche un imprenditore, possiede quote in quattro società, e tra i soci ci sono professionisti nominati dal fratello sindaco in aziende partecipate dal comune di Cosenza. Su una di queste imprese controllate dal candidato presidente si sono accesi i riflettori dell’antiriciclaggio di Banca d’Italia.

Da quanto risulta a Domani, infatti, i detective che seguono i flussi finanziari sospetti si sono concentrati su alcuni versamenti incassati da Occhiuto (il deputato e candidato alla regione), da un suo socio e da una delle azienda di cui entrambi sono azionisti. Un assegno e un bonifico per un totale di 21mila euro incassati da Occhiuto nello stesso mese in cui la società “Fondazione patrimonio artistico retail” beneficiava della garanzia del Mediocredito centrale (controllato da Invitalia) per ottenere prestiti dalle banche per oltre 350mila euro sfruttando il decreto liquidità Covid.  Il suo socio d’affari nonché manager si chiama Paolo Posteraro, piazzato in due partecipate del comune di Cosenza amministrato da Mario, il fratello del candidato.

Sospetti e sostegni Covid
Torniamo, dunque, al civico 94 di corso Bernardino Telesio. Qui si trovano le sedi secondarie della “Fondazione patrimonio artistico srl” e della “Fondazione patrimonio artistico retail”, registrate a Roma. Entrambe sono controllate da Parametro Holding, con azionisti il candidato alla presidenza della regione, 50 per cento, e Posteraro, che detiene l’altra metà. L’azienda si occupa di commercializzare testi di pregio ed edizioni limitate. Sul sito web si cita una partnership con Rizzoli-Mondadori.

Nei quattro anni di vita della società di Occhiuto non c’è molto altro, né non c’è traccia di eventi indimenticabili organizzati dalla “Fondazione patrimonio artistico”. Il bilancio 2020 certifica un utile di 44mila euro a fronte di un fatturato di circa 250mila euro.
Fin qui nulla di anomalo.

Le stranezze riguardano i flussi finanziari che collegano Occhiuto al suo socio, manager nominato dal fratello sindaco del candidato amministratore di Amaco e Amsc, le due società pubbliche del trasporto locale. Tra il 17 e il 24 novembre 2020 sul conto del candidato alla regione approdano 21mila euro. Un primo accredito deriva dall’incasso di un assegno di Posteraro, 11mila arrivano con un bonifico dalla “Fondazione patrimonio artistico retail”.

La movimentazione è secondo l’autorità antiriciclaggio sospetta: anche perché Posteraro ha un ruolo di amministratore di aziende pubbliche del comune amministrato dal fratello di Occhiuto. Nello stesso periodo una delle società del gruppo Occhiuto-Posteraro riceve la garanzia dal Mediocredito: la “Fondazione patrimonio artistico retail” ottiene oltre 350mila euro, una tranche da restituire in dieci anni, l’altra in sei. Inoltre Posteraro incassa il via libera per un ulteriore prestito per la sua attività giornalistica, 22mila euro da ridare in 72 mesi.

Posteraro, infatti, è da quattro anni direttore della rivista dei treni Italo. In passato ha lavorato alla presidenza del Consiglio e scritto libri (Povera patria, i peggiori anni della nostra vita). Il padre Francesco, a lungo vice segretario generale della Camera, è stato fino al 2020 commissario dell’Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nomina che fece molto discutere, al pari di quella del figlio, il socio di Occhiuto, nel Corecom del consiglio regionale della Calabria, l’organismo che dovrebbe vigilare sull’informazione regionale.

La società di Occhiuto e Posteraro ha ottenuto il prestito dal Mediocredito a novembre 2020, quando la destra contestava il governo per lo scarso sostegno alle imprese. L’azienda di Occhiuto e Posteraro ha avuto un crollo del fatturato, ma è riuscita comunque a chiudere in utile di mille euro.

L’altra società controllata sempre dalla holding di Posteraro e Occhiuto e che si chiama allo stesso modo di quella beneficiaria dei prestiti ha invece chiuso l’esercizio con maggiori utili rispetto al 2019. Posteraro, contattato da Domani, conferma di aver ottenuto «prestiti Covid per le società che hanno visto l’abbattimento del fatturato rispetto all’anno precedente».
Sui soldi versati a Occhiuto esclude anomalie…”. C’erano dubbi? E non è finita qui…