DALLA PAGINA FB FEMIN COSENTINE IN LOTTA
Grazie a Roberto Occhiuto assistiamo ad un eccellente esempio di appropriazione vittimista e violenta di un termine che designa uno dei crimini più devastanti per chi lo subisce, fisicamente e psicologicamente.
Pronunciarlo da una posizione di potere, per descrivere il disagio di un’indagine, che spesso si presenta più come atto dovuto che come reale ricerca di verità, o una pressione mediatica, è un atto profondamente offensivo e lesivo. Roberto Occhiuto ha sputato addosso a chi ha vissuto davvero quella violenza, a chi lotta ogni giorno per essere credutə, a chi porta addosso il peso di un trauma reale.
Caro Roberto, siamo qui per ricordarti che le parole sono atti politici, e usarle in questo modo equivale a banalizzare una violazione del corpo e dell’identità. Non è solo una caduta di stile: è una violenza semantica, un abuso del linguaggio.
La tua affermazione è l’ennesimo esempio di potere che si arroga il diritto di usare tutto, anche il dolore più atroce, per ripulirsi la faccia.
Non siamo disposte a tollerare un atteggiamento del genere da parte di chi non capirà mai il significato reale della parola stupro perché quotidianamente porta avanti politiche reazionarie ai danni delle donne, rendendosi complice della tragica situazione che viviamo.
ROBERTO OCCHIUTO, VERGOGNATI!









