Robertino Occhiuto (e famiglia) story/9. Katya e “mister 20%”: avanzata francese e ritirata spagnola

Con la nostra ricostruzione storica sul percorso politico di Robertino e Mario Occhiuto siamo arrivati al gran casino dell’appalto di piazza Fera, più volte finito nel mirino della magistratura ma vuoi per un motivo vuoi per un altro, rimasto sempre insabbiato per volontà principale dei poteri forti di Cosenza. Dopo la clamorosa archiviazione della procura all’epoca guidata da Granieri, la Dda di Catanzaro aveva proceduto all’arresto di Giorgio Barbieri e anche al sequestro della piazza ma successivamente il porto delle nebbie è riuscito a ottenere l’annullamento della validità delle intercettazioni (molto gravi) che avevano dato origine al decreto di sequestro, svuotando di fatto il processo. Un vero e proprio affronto alla Dda di Gratteri, che da allora, tuttavia, non ha più dato segnali di vita. Così come ha smesso di dare battaglia Katya Gentile, che recentemente candidandosi alla Regione nella lista di Forza Italia a sostegno della candidatura di Roberto Occhiuto, ha definitivamente siglato la “pace” tra le due famiglie.

Prima di voltare pagina, tuttavia, non è possibile non ritornare su una “storica” querelle che ha visto contrapposti Robertino Occhiuto e Giuseppe Cirò, all’epoca suo segretario alla Regione (dove il più giovane degli Occhiuto ha battuto il record “mondiale” di collaboratori: 12!!!), da una parte e Katya Gentile dall’altra. La Gentile, che per anni ha sputato veleno contro gli Occhiuto dopo essere stata defenestrata dalla carica di vicesindaco, una volta appreso della “battaglia” giudiziaria tra Mario Occhiuto e Giuseppe Cirò (che è stato segretario anche di Mario, in perfetto stile “sadomaso”), aveva pubblicato un post pesantissimo su Cirò e Robertino. Impossibile, appunto, da non ricordare in questo percorso storico.

KATYA, ROBERTINO E MISTER 20%

Era il 2011, ci eravamo insediati da poco, ma il chiacchiericcio su tal Giuseppe Cirò non si placava. Secondo i bene informati lo chiamavano mister 20% per i suoi trascorsi in Regione Calabria, dove dicevano avesse conquistato il gagliardo appellativo al servizio dell’on. Roberto Occhiuto, chiedendo mazzette pari al 20% dell’importo delle cifre che venivano erogate. Poi, sembra che un giorno, un malcapitato, coraggioso e inconsapevole, anziché assecondare Cirò, fece una piazzata negli uffici di segreteria dell’on. Occhiuto ed il povero Roberto, ignaro di tutto e scandalizzato per l’accaduto, pare che fu costretto per le urla ad uscire dalla stanza accanto e ad allontanare in malo modo il suo più stretto collaboratore, senza denunciarlo però. Le voci non si placavano, dicevamo, ed i malpensanti nel 2011 si chiedevano come mai, un soggetto del genere, che Roberto Occhiuto era stato costretto ad estromettere dai suoi uffici per gravissimi motivi, fosse invece entrato nelle grazie del fratello sindaco neoeletto, che addirittura lo nominava capo della sua segreteria. A chi non verrebbe qualche dubbio? Lo stesso sindaco che, dall’alto della sua trasparenza adamantina e della sua notoria onestà, vuole far credere ai dementi che nel Comune di Cosenza regni la legalità e che lui stesso si sia eretto a strenuo difensore della stessa (tanto da aver messo in atto negli anni regolari controlli contabili), come mai ha impiegato sei (6) anni prima di rendersi conto che Cirò, come sostiene lui, rubava? Ma soprattutto perché Cirò tace e non si difende?
Mi auguro che esista un giudice serio, integro e super partes, distante da pagliacci e truffatori seriali, disponibile a scoprire quanto potrebbe costare il silenzio di Cirò a tutti i cosentini e a scoperchiare finalmente quel maleodorante calderone di melma sul quale più di uno in passato si è seduto…

Ora, sorvolando e magari sorridendo rispetto al paradosso – oseremmo dire ossimoro – della figlia di compa’ Pinuzzu che “invoca” i giudici quando in casa sua ancora ciondolano soggetti come il padre e lo zio, c’è da dire che la reazione di Cirò a quel post arrivò eccome. Katya fu denunciata da Cirò e al processo gli chiese di perdonarla. E’ un vero peccato che non esista un video di quella “scena”… Ebbene, Cirò perdonò pubblicamente in udienza la rampolla dei Cinghiali (o la cinghialessa, se preferite) a Cosenza. Con dichiarazioni spontanee rimise la querela nel porto delle nebbie.
Ecco la sentenza che parla della parte offesa e dell’imputata Gentile. Un perfetto esempio di “avanzata francese” e “ritirata spagnola”…

Intanto, per tornare sulla strada maestra delle “imprese” di Robertino Occhiuto, alle elezioni politiche del 2013 viene di nuovo candidato alla Camera dei deputati sempre in quota Udc e nella medesima circoscrizione Calabria, ma in seconda posizione del listino bloccato dopo il “boss” Lorenzo Cesa, che, eletto in più Regioni, opta per la circoscrizione della Calabria al fine di favorire il pugliese Angelo Cera. Per Robertino furono mesi difficili e travagliati. Come se non bastassero già le prodezze del fratello, ecco arrivare la batosta della mancata elezione nella “sua” Camera. Un affronto che non perdonerà in prima battuta né a Cesa e neanche al suo “padre spirituale” Pierferdinando Casini. Tanto che Il 13 dicembre 2013 Robertino annuncia di abbandonare l’Unione di Centro per ritornare in Forza Italia, appena rinata. 

E qualche mese dopo, il 25 maggio 2014, torna a Montecitorio, in seguito alle dimissioni di Cesa, eletto europarlamentare. Durante la XVII legislatura viene eletto vicepresidente della 14ª Commissione Politiche dell’Unione Europea, Vicepresidente e delegato d’aula del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente. Ma su questo periodo particolarmente travagliato dell’allora ancora giovane Robertino torneremo nella prossima puntata per raccontarvi mel dettaglio i suoi dolori, i suoi travagli e anche i suoi traffici “in famiglia”.