di Federica Pozzi e Luisa Urbani
Fonte: Il Messaggero
Rapine, estorsioni, minacce ai danni di giovani ragazzi di Roma Nord. “Colpi” organizzati nei minimi dettagli da loro coetanei, anche loro appartenenti a famiglie benestanti. Le vittime scelte dai social network: chi pubblica post con l’orologio più prestigioso viene preso di mira. «Ho le foto della gente. Mi studio dove abitano, me le seguo il pomeriggio, quando escono dalla palestra, per fagli poi le rapine». A parlare con un conoscente è Tancredi Antoniozzi, romano di 23 anni, già noto alle forze dell’ordine, figlio del deputato di Fratelli d’Italia Alfredo, di origini cosentine.
«Ci sta chi non ci crede che faccio da stalker io», dice ancora l’indagato. «Vuol dire che non ti conosce», risponde l’amico dall’altra parte del telefono. Ormai però anche le forze dell’ordine – e la procura di Roma – sanno di cosa è capace, dopo una rapina ai danni di un ragazzo al quale prima il gruppo ha sottratto un Rolex Daytona da 20 mila euro, per poi cercare di estorcergli dei soldi fingendo di non essere i responsabili e di volerlo aiutare a recuperare l’orologio. Gli inquirenti sono venuti a conoscenza del colpo grazie a un ragazzo che ha partecipato e poi si è pentito. Antoniozzi e David Cesarini – colui che materialmente ha effettuato la rapina – sono stati raggiunti pochi giorni fa da un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere (il secondo era già detenuto per aver violato gli arresti domiciliari). Mentre gli altri due complici, Manuel Fiorani e Michael Giuliano, sono indagati a piede libero.
LE INDAGINI
A dare il via alle indagini, la denuncia presentata da Fiorani lo scorso 15 dicembre. Il 23enne ha smesso di assecondare le richieste di Antoniozzi e quest’ultimo ha iniziato a minacciarlo, arrivando a urlare sotto casa sua una domenica mattina danneggiandogli anche la porta di ingresso dell’appartamento in cui vive. Secondo quanto raccontato poi agli investigatori dal complice pentito, i due si sono conosciuti la scorsa estate. Iniziano a frequentarsi e, a suon di minacce, Antoniozzi convince Fiorani a partecipare ai colpi utilizzando la sua macchina. «Ma che ti devo uccidere, perché mi hai fatto così?», gli dice Antoniozzi quando “l’amico” si rifiuta di assecondarlo. Frasi che alla fine spingono Fiorani a prendere parte a una delle rapine.
È la sera dello scorso 11 dicembre, il gruppo composto dai due 23enni, Cesarini e una quarta persona non identificata, prima si procura un coltello, poi va con due macchine in via Cavalier d’Arpino. Lì c’è la vittima con il Daytona al polso. Cesarini scende, la minaccia con il coltello e si fa consegnare l’orologio, per poi risalire in macchina con Fiorani e farsi riaccompagnare a casa. Mentre Antoniozzi è su un’ altra auto con il soggetto non identificato e segue tutto a distanza. Ma la rapina non basta: Antoniozzi chiede a Fiorani di contattare la vittima e dirgli che può aiutarlo, dietro la ricompensa di otto mila euro, a recuperare l’orologio. Dopo due giorni dal colpo, però, Fiorani si pente e racconta la verità al ragazzo che ha subito la rapina. Scattano le denunce di entrambi: le versioni coincidono. Ma nello stesso tempo iniziano anche le minacce di Antoniozzi a Fiorani: «Sto andando ad ammazzare di botte tua madre». Il ruolo di Giuliano, anche lui indagato, sarà solo quello di organizzare l’incontro con la vittima. Nell’ordinanza viene citato anche un tentativo di rapina organizzato da Antoniozzi in zona Parioli, non andato a buon fine per la presenza di troppe persone nei paraggi. Quindi l’esigenza della misura cautelare. Il gip di Roma parla di «spregiudicatezza» e «sperimentate capacità organizzative», ma anche di una «spiccata tendenza a delinquere per il palese “piacere” di trasgredire le regole di civile convivenza», «certo dell’impunità derivante da una strisciante omertà».









