Roma. Sant’Eugenio, il primario Palumbo arrestato con la mazzetta in tasca. “Lucrava sui dializzati”

Sant’Eugenio, il primario Palumbo arrestato con la mazzetta in tasca. “Lucrava sui dializzati”

In manette, oltre al nefrologo, anche l’imprenditore Maurizio Terra. La squadra mobile li ha fermati mentre si scambiavano una mazzetta da tremila euro. “Ne ha presi 700mila”

(di Luca Monaco e Andrea Ossino) – Repubblica – Un giro di soldi e favori che per anni avrebbe orientato pazienti fragili dalla sanità pubblica verso il privato accreditato. La squadra mobile ha interrotto tutto un venerdì mattina, in una strada davanti alla sede della Regione Lazio. Il primario Roberto Palumbo, dell’ospedale romano Sant’Eugenio, era arrivato lì per incontrare l’imprenditore Maurizio Terra, riferimento di alcune tra le più note cliniche di dialisi del territorio, finito negli atti come rappresentante della Dialeur. Dentro quella macchina, fotografa la polizia, Terra ha tirato fuori un rotolo di banconote da 50 e 100 euro: tremila in totale. I due sono stati arrestati.

Il primario è finito in carcere, l’imprenditore ai domiciliari. Il procuratore aggiunto Giuseppe De Falco contesta il reato di corruzione. Ma lo scambio è solo un frammento. Attorno, un’indagine complessa con quattordici indagati. Perquisito anche Giovanni Lombardi, fondatore Nefrocenter, colosso in materia. E poi i nefrologi Carmine De Cicco e Annalisa Maria Pipicelli, Nicolo’ Lucio Vinciguerra, presidente del consiglio di amministrazione Namur, Federico Germani, legale rappresentante Omnia 2025, società emodialisi

Secondo l’ipotesi della squadra mobile, il primario avrebbe orientato i pazienti dializzati del suo reparto verso cinque strutture private. Ogni paziente dimesso, è il sospetto, «valeva» 3.000 euro. Soldi consegnati in più tranche, secondo la denuncia del nefrologo Carmelo Antonio Alfarone, che ha fatto partire l’inchiesta. È stato lui a raccontare di aver consegnato complessivamente 700 mila euro al primario, «dopo essere stato minacciato di non indirizzare più i pazienti del reparto verso le sue strutture». Nella denuncia parla anche di altro: dell’affitto di un appartamento pagato al medico, dei mobili acquistati, del leasing di un’auto di lusso, dei conti in ristoranti e boutique, di tre carte di credito messe a disposizione e infine dell’assunzione della compagna del primario.

Palumbo avrebbe creato «corsie preferenziali» per i pazienti, sfruttando le liste d’attesa pubbliche e trasformando il momento della dimissione in un passaggio obbligato verso i centri privati. «Sono percorsi — scrivono gli inquirenti — che, oltre ad avere ovvi aspetti clinici, sono ammantati da interessi esclusivamente privati.»

Nel fascicolo compaiono anche frasi intercettate dietro cui — sospettano i pm — si nasconde un sistema rodato che andava avanti almeno dal 2019. «Vendo il ghiaccio agli eschimesi», dice uno degli indagati.

Il primario Palumbo, volto noto della medicina romana, difeso dall’avvocato Antonello Madeo, ha negato tutto. Ha sostenuto di essere «socio occulto» di una delle società coinvolte e che quei tremila euro sequestrati erano «un acconto sugli utili». Una versione che gli investigatori considerano incompatibile con la documentazione analizzata. Ma l’indagine è aperta. Il mosaico deve ancora essere ricomposto.