Grandi manovre a Corigliano-Rossano per le prossime elezioni amministrative. Il generale Giuseppe Graziano, nonostante sia sempre più chiacchierato e rischi parecchio a livello giudiziario perché il suo ex compare, il maresciallo Carminuzzu Greco, sta cantando come un usignolo e proprio ieri è stato rinviato a giudizio, continua a tessere la sua tela e spera che la Lega di Salvini gli firmi una sorta di “salvacondotto” per evitare guai.
Graziano sta tempestando di telefonate e spesso piomba come un falco a Lamezia dal deputato Furgiuele per chiedere la “benedizione” ufficiale del Carroccio, dopo avere già avuto, in tempi non sospetti, quella del Cinghiale, al secolo Antonio Gentile. Ma procediamo con ordine, perché non è semplice orientarsi nella trasversalità di questo personaggio.
Com’era fin troppo facile immaginare, il generale Giuseppe Graziano, a novembre 2017, aveva lasciato Forza Italia e si era accasato ufficialmente con il Cinghiale. Proprio il 3 novembre 2017 infatti era nato il “patto federativo nazionale tra Alternativa Popolare e CCI (Il coraggio di cambiare casacca, pardon l’Italia! Ovvero il movimento di Graziano)”.
L’accordo di cooperazione politico-elettorale era stato sottoscritto a Roma con tanto di foto ricordo per Alternativa Popolare dal presidente nazionale Angelino Alfano e dal vice coordinatore nazionale, Antonio Gentile, e per Il Coraggio di Cambiare l’Italia da Giuseppe Graziano. Alla luce di quel “patto” e a pochi mesi dalle elezioni politiche del 2018, sembrava quasi certo che il generale fosse candidato per il Cinghiale nel collegio della Camera di Rossano ma poi il piano saltò in aria e per il generale fu quasi un bene, visto che chi prese il suo posto (il “solito” Rapani) fu clamorosamente “trombato” dall’onda Cinquestelle. Persino lo stesso Cinghiale – che “strategicamente” si era riavvicinato a Forza Italia – fu costretto a subire l’onta del fallimento col figlio Andrea, al quale finanche un trasformista travestito da cinquestelle come Misiti soffiò il collegio.
Graziano poi perse anche lo scranno in Consiglio regionale (voleva fottersi sia i soldi della Forestale che quelli della politica… un classico!) e a questo punto non gli resta che giocarsi la carta della candidatura a sindaco della nuova città unica. I suoi assi nella manica sono, appunto, l’appoggio della Lega e del Cinghiale travestito da “sovranista” – con il quale ovviamente ha conservato ottimi rapporti -, nell’ottica di una “nuova” (ccuri cazzi…) coalizione che potrebbe essere sperimentata anche alla Regione, eliminando Occhiuto, alla cui candidatura ormai non crede più nessuno.
Graziano approda nella casa della Lega e del Cinghiale (sempre travestito da “sovranista” magari col frustino sadomaso in mano) dopo anni di militanza nel “clan” di Agazio Loiero, dopo l’elezione a consigliere regionale con Forza Italia e dopo l’accordo col Pd per far eleggere Mascaro sindaco di Rossano. Della serie: trasformista per vocazione e interessato solo ai “fatti” suoi. Lo stesso identikit (per ora solo in miniatura) del leggendario Cinghiale. E’ proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia. Speriamo che questi abbinamenti convincano qualcuno, anche a Cosenza e a Rende, che non è proprio il caso di andare dietro a questi soggetti…