Salvini, bipolare per vocazione (di Fabio Menin)

di Fabio Menin

Ogni giorno ormai il ministro-premier ombra convoca per conto suo i sindacati dai quali si fa proporre le leggi più bizzarre, come togliere “il danno erariale per lo stato”, ma al ministero suo non ci va, a spegnere la terra dei fuochi neppure e tantomeno ad arrestare i camorristi che li appiccano.

E’ veramente un ministro sui generis, che ancora la Repubblica non aveva conosciuto. Un caso di sdoppiamento della personalità: il premier che cerca affannosamente di fare il premier e il ministro che non fa il ministro, ma fa il premier! Tutto l’armamentario Berlusconiano della giustizia, separazione delle carriere tra giudici giudicanti e giudici che indagano, riforma della magistratura oggi troppo sbilanciata in politica (secondo lui) che fa rispettare le leggi a modo suo eccetera eccetera. Le abbiamo già sentite migliaia di volte queste frasi, prima da Berlusconi, poi da Renzi (anche se sulla giustizia un po’ più prudente) e attengono tutte ad una riforma dello stato reale e non virtuale che porta a una sola conclusione: più potere a chi governa, meno potere al parlamento e alla magistratura.

Avere tre autorità riconosciute dallo stato come indipendenti e sovrane fu – diciamo così – il trucco inventato dai giuristi nel Settecento proprio per eliminare l’eccessivo potere in capo ad un uomo solo, che era il re o l’imperatore; ritornare a percorrere questa strada, anche se in forme diverse significa imboccare una strada pericolosa che non si sa dove andrebbe a finire. La democrazia va rispettata per come i padri costituenti l’hanno pensata, cambiando le storture semmai, cioè l’abuso del potere da parte di chi ha i mezzi per farlo (o di chi si approfitta delle leggi per il suo interesse privato a danno degli altri), la giustizia lenta ed inefficace per renderla più funzionale, ma sempre indipendente dalla politica. Guai se avvenisse il contrario.

E Salvini, come una certa destra, hanno sempre raccontato le favolette contro i giudici quando questi colpiscono i ladri annidati nelle istituzioni. Salvini dice che i giudici che applicano le leggi vogliono fare politica e dovrebbero togliersi la toga. Cominci lui a rispettare l’incarico che gli è stato dato e faccia il ministro dell’Interno, prima di dire agli altri come rispettare la legge, la rispetti lui !!! Questo lo dico non perché sia contro il governo, ma non accetto che le minoranze o chi non è d’accordo, ma difende la legge, sia irriso e qualche volta anche minacciato verbalmente. E’ un modo di far politica che porta sempre all’uomo solo al comando e un uomo solo in una società complessa come la nostra, anche il migliore politico (e non mi pare il caso di Salvini), non è in grado di reggere la difficoltà dei problemi e la complessità delle situazioni sociali che si sono create, nella nostra come in altre repubbliche democratiche a causa dello strapotere del denaro su scala mondiale.

Poi, cannibalizzare un alleato di governo stravolgendo gli accordi che sono stati presi, perché i sondaggi premiano la propria parte politica equivale alla parabola dei due ciclisti nella stessa squadra che partono insieme, ma quando uno ha la borraccia di acqua per continuare non la dà all’altro per dissetarsi, anzi gli taglia continuamente la strada per farlo cadere. Salvini così si sta comportando, cercando di fare lo sgambetto continuamente ai Cinquestelle per provocare una crisi di governo, che, lui spera, lo farebbe governare da solo o quasi. Il SI alla TAV va contro gli accordi di governo che dicono di rispettare il verdetto dell’analisi costi-benefici, che ha dimostrato l’inutilità dell’opera e il suo costo maggiore dei vantaggi che tra trent’anni porterebbe. Salvini fa carta straccia di questo patto e Di Maio, pur di restare al governo, si è inventato una strana formula di voto contro in parlamento, sapendo perfettamente che il parlamento è a favore. Per come è puntualmente accaduto.

Salvini fa il politico astuto e prepotente, ma è stato salvato già una volta dai Cinquestelle, compreso io che scrivo, che in nome del governo stabile ho votato sì al governo, nella votazione indetta dalla piattaforma Rousseau su questo punto. Purtroppo e con amarezza devo riconoscere di avere sbagliato: è meglio rispettare la legge e farla rispettare anche a un proprio ministro a rischio di far cadere il governo, piuttosto che non farla rispettare. E’ un segnale negativo che si dà, del quale i furbi alla Salvini si approfittano. Qualcuno potrebbe dirmi: ma se fossi tu al posto di un qualsiasi parlamentare Cinquestelle giovane e di prima nomina voteresti in modo da far cadere il governo e perdere i tuoi privilegi ?

A questa domanda rispondo così: se per guadagnare un bel gruzzolo, e farmi una casa, o comunque un futuro più certo per me e i figli dovessi togliere qualcosa a qualcun altro, oppure permettere a qualcuno di farla franca dopo che ha violato la legge, non sarei più difensore delle leggi dello stato per cui sono stato eletto ma difensore di me stesso (oltrechè del governo che cercherei di non far cadere). E nella vita quando mi sono impegnato in politica, sia quando ero più giovane che adesso che la seguo ai margini, ma con interesse, ma anche quando ho scelto di servire lo stato nel mio lavoro di insegnante ho giurato fedeltà alla legge dello stato e per questo lo stato mi ha pagato per 40 anni: continuerei ad agire come ho fatto finora, cercando nel mio piccolo di rispettare la legge. Non si può far rispettare la legge quando conviene e chiudere un occhio quando non conviene, si va su una strada che porta solo al caos del quale i furbi si approfittano, è successo sempre così nella storia.