San Giovanni in Fiore, scene da basso impero. Tutte le bugie della regina intervistata a pagamento

L’intervista, con giornalista pagato con i soldi dei poveri sangiovannesi, della regina ‘
capra della Sila ha deluso molto i pochi sangiovannesi che l’hanno seguita.
Si sono seduti dove una volta c’era “l’Angelo” (ma non era pericolante la zona?), con alle spalle la scultura costata 30 mila cucuzze che ai più è sembrato un vecchio organo a canne.

Erano in prima fila i propri i soliti lecchini. Ai lati, come palafrenieri di turno, il vicesindaco Salvatore Cocchiero, più comunemente conosciuto come “u lintarnune” e il benzinaio “anbientalista”, Antonello Martino. Il quale senza vergogna sta assistendo a un disastro ambientale senza precedenti. Le fogne hanno scaricato per 40 giorni direttamente nel fiume Neto e quindi nel mar Jonio. Lui e il cognato, il marito della responsabile di servizio del comune, Filomena Bafaro (gli stanno facendo firmare tutto e lei non fiata!), ovvero Antonio Nicoletti, deus ex machina di Legambiente Calabria, che non ha speso una sola parola per tutto quello che sta succedendo nella città di Fiore. Allo stesso modo del presidente della Regione, che usa “tolleranza zero” per i sindaci del Tirreno e “fa chiru ca vu” per la sua pupilla. 

Per rattoppare una situazione a dir poco vergognosa hanno preso in affitto delle pompe per depurare i liquami al costo di 150 euro al giorno. Come diceva il Grande Totò: “E io pago!”
Il giornalista pagato in anticipo si è limitato a svolgere il compitino a fare le domande più comode per la Succurro. Tutto organizzato a tavolino.
Lei ha raccontato questi 3 anni come se San Giovanni in Fiore fosse diventato il paese di Bengodi. Dice di aver portato 30 milioni di euro. Nessuno li ha visti. I soldi che sta spendendo sono quelli che ha trovato in eredità. Questo non lo dice.
Non ha spiegato come mai nel 2022 ha speso 180 mila euro di luminarie; non ha chiarito come ha trovato i denari per fare feste e festini; non ha detto nulla del perché ha preso il rimborso spese da Cosenza a San Giovanni in Fiore senza che le spettasse. Non ha spiegato come mai si reca al comune con il marito Marco a ‘mbroglia con l’auto della Provincia con al seguito l’autista dell’ente!

Non ha chiarito come mai non ha dato esecuzione ad una sentenza che riportava l’architetto Giovambattista Barberio dal cimitero – dove l’hanno confinato – al Comune come ha scritto il giudice del lavoro. Ma i reali, si sa, sono al di sopra della legge!

Nemmeno una parola sui soldi cacciati al Centro Internazionale di Studi Gioachimiti.
Si è vantata di aver realizzato un’isola pedonale e non ha detto che ha distratto i soldi che servivano per mettere in sicurezza il costone roccioso di viale della Repubblica.
Tutti aspettano le risultanze dell’inchiesta che ha realizzato la Guardia di Finanza per conto della Procura della Repubblica di Cosenza. Anche se quando si pronuncia il termine “Procura” tutti pensano subito a Cozzolino e finisce in barzelletta.
Come si dice in Sila, se l’è suonata e se l’è cantata con i propri sodali ad adularla. Scene da basso impero. Povera San Giovanni in Fiore che fine ti hanno fatto fare!