San Lucido. Danni ingenti sul lungomare, transito vietato ai veicoli

Il maltempo dei giorni scorsi ha provocato altri danni al lungomare. Il forte vento e le violente mareggiate che hanno flagellato la costa tra venerdì e domenica hanno causato in alcuni tratti il cedimento della struttura interessando anche l’impianto della pubblica illuminazione. Due i punti critici: il primo a sud della struttura viaria dove si è aperta un’ampia voragine e l’altro a nord (nei pressi del porticciolo) dove si registra un altrettanto copioso cedimento del marciapiede. Entrambe le voragini sono state generate da “sifonamento”, fenomeno tipico in questo tipo di situazioni.

Secondo una prima stima l’importo complessivo dei danni si avvicina a 140mila euro. L’intervento di somma urgenza portato a termine dal Comune è ben poca cosa rispetto alla gravità della situazione. Nel quadro di un progetto organico che dovrà coinvolgere l’intera fascia costiera servono interventi strutturali più consistenti. In vista della prossima stagione invernale il rischio di ulteriori danni resta altissimo. In entrambi i punti dove la furia dei marosi si è particolarmente accanita si registrano vistosi cedimenti strutturali, ingenti danni al muretto di protezione, alla pavimentazione pedonale e stradale.

In una nota il Comune spiega che “analizzando i punti dove si è determinata la maggiore criticità, la profondità dell’arenile (porzione di spiaggia che si sviluppa tra la linea di costa e l’infrastruttura stradale) si può determinare che l’azione idrostatica dell’onda non trovando opere di mitigazione e sbarramento all’impatto ha potuto innescare l’azione erosiva e di danneggiamento della struttura. Nella porzione di strada oggetto del cedimento sono venuti a determinarsi rischi per l’incolumità pubblica per cui è stato necessario vietare temporaneamente il transito veicolare ed attivare il Centro Operativo Comunale. Con il personale manutentivo interno si è cercato di intervenire sulle situazioni più acute realizzando operazioni necessarie a garantire l’interdizione al pubblico delle zone più vulnerabili”. Fonte: Gazzetta del Sud