San Nicola Arcella. Le chiazze nere in mare, la rottura della condotta sottomarina e l’allarme del gestore per il video di Italia Nostra

E’ emerso che in data 26 giugno 2020 il Rup del Comune di San Nicola Arcella, Committente signor Claudio Buondonno, procedeva alla consegna dei lavori sotto riserva di legge alla società Depurer di Avallone Giacinto Srl, appaltatore del Servizio di gestione del sistema idrico e fognario del Comune di San Nicola Arcella.

All’atto della consegna sotto riserva di legge non veniva fornito nessun elemento in merito allo stato degli impianti contrariamente a quanto previsto dall’art. 26 del CSA che prevede che nei verbali di consegna siano “indicate tutte le componenti degli impianti di depurazione con il relativo stato d’uso e di efficienza, stato di conservazione di tutte le parti metalliche ed eventuali difetti riscontrati”. Ed il gestore accettava comunque la consegna.

In particolare, il compendio delle intercettazioni annoverava una serie di conversazioni dalle quali si evinceva chiaramente come in più occasioni, sebbene mediante l’utilizzo della condotta sottomarina autorizzata dalla Provincia allo scarico, ma con la consapevolezza che fosse stata tranciata sulla battigia, a seguito delle mareggiate e che dunque vi fosse fuoriuscita di acque sulla spiaggia (nella relazione tecnica è indicato che la condotta è posta in opera ad una profondità insufficiente a garantirne l’integrità in caso di mareggiate), vi era uno scarico di acque reflue non adeguatamente depurate che producevano chiazze nere nel mare, per come è emerso dalla relazione di consulenza tecnica essendo stata accertata l’alterazione del processo di depurazione e dunque anche di una non corretta separazione dei fanghi dalle acque reflue.

Emergeva altresì che la depurazione veniva effettuata con clorazione ma non tramite disinfezione con lampade a raggi ultravioletti e che in assenza di autorizzazioni, si procedeva ad aprire un pozzetto sigillato utilizzando uno scarico non autorizzato in occasione della rottura della condotta sottomarina.

Inoltre, dalle intercettazioni, emergeva che i fanghi provenienti dal citato impianto di depurazione venivano diluiti con l’aggiunta di acqua, apportata manualmente attraverso un tubo di gomma da parte dei dipendenti, che, quasi ogni giorno, come documentato dalla visione delle immagini del sistema di videoripresa attivato sull’impianto, procedevano al compimento di tale operazione. 

In data 14 gennaio 2020, nel corso di una conversazione telefonica tra Maria Mandato e il dipendente Giuseppe Antonio Oliva, la donna chiedeva all’interlocutore di andare immediatamente a controllare “giù a mare” in quanto erano stati pubblicati su internet alcuni video dalla pagina facebook Italia Nostra, associazione che si batte per la tutela del patrimonio artistico, naturale e storico dell’Alto Tirreno Cosentino… 

Poco dopo la donna ricontattava nuovamente Oliva e, sensibilmente allarmata, affermava che dal video si vedeva tutto scuro e quindi gli intimava di scaricare immediatamente il fango dal digestore. A seguire, Maria Mandato contattava un altro operaio, Virgilio Cordero, al quale chiedeva se l’acqua che fuoriusciva dall’impianto fosse regolare. Quindi, fortemente scossa e irritata, gli riferiva della pubblicazione del video di Italia Nostra su facebook ritraente la fuoriuscita di acqua di colore verdastro dalla condotta sottomarina danneggiatasi alcuni giorni prima a causa di forti mareggiate. Cordero sosteneva che probabilmente il filmato in questione era stato registrato mentre si stavano effettuando dei lavori di pulizia all’interno dell’impianto…

La rottura della condotta sottomarina era oggetto di un’altra conversazione telefonica tra Maria Mandato e Giuseppe Maurizio Arieta nella quale entrambi riflettevano su come risolvere in tempi brevi la problematica e non perdere l’autorizzazione allo scarico. Sul punto, molto interessante appare l’affermazione di Giuseppe Maurizio Arieta: “Se non sia mai un ragazzino si va a bere quell’acqua là… nun sacce…” alla quale segue la risposta di Maria Mandato: “… Allora io domani faccio una cosa… ci metto tutti e quattro gli operai dalla mattina alla sera… scasso e scarico in canale… perché non possiamo… non sia mai la Madonna… non possiamo rischià che quelli si pigliano un’infezione perché se no siamo fregati… perché è acqua disinfettata sì però non è proprio acqua di depuratore,..”. 

L’acqua che fuoriusciva dalla condotta sottomarina danneggiata all’altezza del bagnasciuga era acqua reflua al termine del processo di depurazione che, per come affermato dal gestore stesso del servizio, evidentemente non era conforme ai limiti tabellari imposti dalla normativa vigente, essendo ben consapevole del funzionamento irregolare di varie unità dell’impianto di depurazione.