Sanità, i grillini dicono no al patto di potere tra iGreco e la politica a Rende

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.Così recita l’articolo 32 della nostra Costituzione.

Connesso alla tutela della salute è il miglioramento della qualità della vita, per cui si estende contro tutti gli elementi nocivi, ambientali o a causa di terzi, che possano ostacolarne il reale esercizio. In quanto diritto sociale del cittadino a pretendere una serie di interventi a difesa del suo bene-salute, v’è l’obbligo dello Stato a predisporre, tramite un’organizzazione sanitaria idonea, le prestazioni positive per realizzarne il godimento effettivo e globale. Ma in Calabria non funziona così, ogni diritto in tema sanitario, viene violato sotto gli occhi di tutti.

Proprio per questo, il M5S di Rende, ieri ha organizzato un incontro pubblico per discutere del futuro del servizio sanitario nel nostro territorio. “Giù le mani dalla sanità” il titolo del dibattito che ha visto la partecipazione della portavoce alla Camera, Dalila Nesci, del portavoce al Comune di Rende, Domenico Miceli e dei consiglieri M5S Francesca Menichino, Francesco Sapia e Manlio Caligiuri, che fanno opposizione nei Consigli comunali di Amantea, Corigliano e Celico. Presente anche l’avvocato Cono Cantelmi e il medico Norberto La Marca. A moderare l’incontro l’attivista del Meetup di Rende, Fabio Gambino.

Un incontro che ha toccato diversi temi, non solo quello della sanità, per far conoscere e approfondire problematiche delle quali urge un intervento immediato.

Gli attivisti del M5S hanno ricordato innanzitutto i livelli bassissimi d’assistenza sanitaria della nostra Regione, che pochi giorni fa, secondo la classifica dei Lea, è risultata essere ultima nel 2014.

Non vengono garantiti neanche i servizi minimi, ci ritroviamo con malati di serie A e malati di serie B; il Pronto soccorso naviga in una situazione nota a tutti; i servizi d’assistenza domiciliare sono inefficienti; mancano i trasporti (l’Amaco si ferma a Spezzano piccolo, non arriva a Celico ed oltre); manca personale dove serve e in alcuni punti è lì inutilmente (S.Giovanni in Fiore dispone di 8 ostetriche in un consultorio, un numero eccessivo; o ad Acri viene pagata una puericultrice pur non essendoci nascite dal 2011). Ma allora la tutela della salute sancita dalla Costituzione dov’è?

igreco

Da ciò il dibattito che ha coinvolto cittadini di tutta l’area urbana. “Abbiamo atteso invano un Consiglio comunale ad hoc, – ha spiegato Domenico Miceli – promesso e mai promosso dal sindaco Manna, per discutere del futuro del servizio sanitario nel nostro territorio. Com’è noto martedì 17 si voterà in Consiglio una variante al Prg che è strettamente legata ad un progetto di sanità privata convenzionata, proposto dalla famiglia Greco al Comune di Rende. Tre cliniche private riunite e trasferite da una parte all’altra. Noi abbiamo studiato il progetto, innanzitutto a livello territoriale, l’indice di fabbricabilità e poi le conseguenze. Abbiamo chiesto più volte l’impatto ambientale e che tipo di convenzione c’è tra pubblico e privato, ma nessuna risposta.

Il progetto non solo prevede una struttura clinica, ma una Casa-Albergo, che dovrebbe ospitare anziani ma in realtà si tratta di un vero e proprio albergo di lusso. Sembra inoltre che una parte dell’area F1 fosse destinata alla realizzazione di un parco verde e verrà invece trasformata in un parcheggio per il mega albergo. Anche la posizione è un po’ anomala dove trasferire gli ammalati, da una parte abbiamo le cupole geodetiche abbandonate, dall’altra la discarica di S.Agostino. Tutto ciò solo a vantaggio del privato. Questa è la sanità che vogliamo?

In pieno accordo gli altri attivisti che hanno ricordato, anche, la questione del Poliambulatorio di Quattromiglia il cui decreto sembrerebbe spostare l’asse verso il privato. Gli utenti del servizio pubblico, infatti, devono pagare il ticket, nel privato solo le analisi convenzionate. A ciò gli attivisti si sono opposti, ma il caso sembra procedere. Uguale sorte ad Amantea dove un decreto ha ridisegnato la rete di laboratori cercando di chiudere il laboratorio e accorpare i punti.

In tutto ciò gli attivisti si domandano dove siano i sindaci, che dovrebbero rappresentare la massima autorità in campo sanitario o i commissari che dovrebbero vigilare su tutto ed, invece, chiudono gli occhi.

Quello che contestiamo – ha concluso Dalila Nesci – è il metodo politico seguito, perché dimostra senza dubbio una soggezione alle ragioni del privato, a prescindere dal merito specifico. È invece necessario avere subito un quadro nitido sul punto, perché l’organizzazione urbanistica è cruciale per il futuro della città, soprattutto in un contesto molto segnato dalla crisi economica e, sul piano dell’assistenza sanitaria, dal piano di rientro dal debito sanitario regionale.

La rinuncia a una disamina politica preliminare, rivela il favore della maggioranza per il progetto dei Greco, senza un approfondimento pubblico sulle ricadute generali e sulle opzioni di utilizzo dell’area individuata. Il problema è squisitamente politico, per cui non è possibile nascondersi dietro a fumosi discorsi di natura burocratica.

In proposito, dunque, invitiamo il sindaco Marcello Manna a subordinare ogni passaggio burocratico a un prossimo dibattito politico di profondità, con la partecipazione dei cittadini nella sede consiliare.

Cosa che i cittadini sperano e attendono da tempo, dato che la salute è un tema che dovrebbe riguardare solo ed esclusivamente loro, non certo il profitto che vi gravita attorno.

Valentina Mollica