Sanità, oltre 9 milioni di italiani in difficoltà per le spese mediche: il boom dei malati indebitati

(PAOLO RUSSO – lastampa.it) – La sanità pubblica continua a perdere i pezzi e gli italiani si indebitano sempre più per curarsi. Oltre un miliardo di euro: è questo, secondo le stime di Facile.it, il valore dei prestiti personali erogati agli assistiti nel 2023 per far fronte alle spese mediche. La salute ha un costo e chiedere un finanziamento per sostenere le spese sanitarie è pratica sempre più diffusa tanto che, lo scorso anno, il peso percentuale di questi prestiti è aumentato del 6,6% rispetto al 2022.

«Oggi curarsi è diventato sempre più oneroso, anche alla luce del maggior ricorso alla sanità privata – spiega Aligi Scotti, Director prestiti di Facile.it -. Servirsi del credito al consumo può essere una strategia per alleggerire l’impatto di queste spese sul bilancio familiare, evitando così di andare in sofferenza o, peggio, di rinunciare a curarsi».

La richiesta di prestiti è infatti solo uno dei campanelli di allarme su quella che gli esperti hanno ribattezzato “povertà sanitaria”. Una recente indagine condotta dall’Aiop, l’Associazione delle cliniche private, rivela infatti che ben il 34,4% di chi ha un reddito inferiore a 15mila euro l’anno si è dovuto rivolgere al privato per aggirare le liste di attesa. Percentuale che sale al 40,2% per i redditi tra 15 e 30 mila euro.

Le famiglie che hanno accusato un disagio economico a causa delle spese sanitarie erano il 4,7% nel 2019, sono salite al 5,2 nel 2020, per arrivare ora al 6,1%, percentuale che in numeri assoluti fa un milione e 580 mila nuclei familiari. In crescita è anche il fenomeno di quelle che vengono definite “spese sanitarie catastrofiche”, secondo l’Oms quelle che impoveriscono le famiglie quando superano del 40% le capacità economiche di sostenerle. Qui i dati differiscono molto a seconda di chi li rileva, ma sono in ogni caso in crescita. Secondo il Crea Sanità sono il 2,8% delle famiglie italiane, ma per i calcoli della sezione europea dell’Oms sarebbero molte di più, il 9,44%, dato tra i peggiori d’Europa. Fatte le somme tra chi si impoverisce in corso d’anno per le spese sanitarie e chi va in difficoltà per esborsi improvvisi ed esorbitanti, si arriva in totale quasi al 15% delle famiglie italiane, circa 9 milioni di persone in difficoltà economica per colpa di una sanità pubblica che non ce la fa più a garantire tutto a tutti, lasciando scoperti proprio i più deboli. Poi, come sempre, alle diseguaglianze economiche si sommano quelle territoriali, per cui se le famiglie impoverite per curarsi sono il 4% nel Nord Est, raddoppiano all’8,2% a Sud, mentre al Centro sono il 5%, il 5,9 a Nord-Ovest.

Tornando all’indagine di Facile.it, realizzata su un campione di oltre 400 mila domande di finanziamento raccolte online da Facile.it e Prestiti.it, emerge una doppia tendenza. Se, come detto, il peso percentuale delle domande di prestiti destinati alla sanità è aumentato del 6,6%, dall’altro l’importo medio richiesto è calato leggermente (-4%), arrivando, in media, a circa 6.152 euro. Visti i tempi di attesa sempre più lunghi della sanità pubblica, che secondo un’indagine commissionata sempre da Facile.it, a settembre 2023 erano pari a circa 77 giorni, la diminuzione dell’importo richiesto può essere letto sia in relazione col fatto che ci si rivolga alla sanità privata anche per visite o esami mediamente meno costosi, sia in relazione all’incremento dei tassi di interesse che hanno reso i finanziamenti più cari. Nel 2022 infatti il Taeg medio riservato a chi ha sottoscritto un prestito personale per spese mediche è stato pari al 9,41%, valore salito al 10,86% nel 2023, in aumento del 15,4%.

Se si guarda al profilo del richiedente si scopre che in media l’età di chi ha sottoscritto un prestito per cure mediche è di 46 anni, più alta di 4 anni rispetto a quelle di chi chiede un finanziamento per scopi diversi. Ma a sorpresa le percentuali più basse si riscontrano tra gli anziani, che pure hanno mediamente redditi più bassi e maggiori bisogni sanitarie. Segno che proprio chi ha più bisogno è costretto a rinunciare con maggiore frequenza alle cure.