Dario Brunori e la sua “Sas” sono ormai pronti per partire. Destinazione Sanremo. Brunori è di tutta la Calabria e di tutti i calabresi, ma dei cosentini in particolare, e così prima di tuffarsi nella kermesse sanremese ha voluto salutare i giornalisti di “casa sua” e sottoporsi per oltre un’ora al piacevolissimo fuoco di fila delle domande e delle curiosità, “colorandole” spesso con ironia e a volte anche con un pochino di sarcasmo per dare al tutto una dimensione più leggera. E così, almeno per una volta, le corazzate dell’informazione erano perfettamente uguali ai “moscerini” – anzi, diciamo pure molto meno preparate – rispetto al mondo di Brunori e alle aspettative di un Festival che si annuncia pieno di sorprese.
Brunori spiega subito perché ci troviamo all’Università della Calabria, e in particolare nel “foyer” del Teatro Auditorium. Per gli artisti questo spazio è un po’ magico e magari porta anche fortuna essendo l’ambiente di sosta e di trattenimento nei teatri e nelle grandi sale cinematografiche e da concerto. Chi non ama gli inglesismi lo chiama ancora “ridotto” e ricordando quello del Teatro Rendano, ai più vecchi scappa un sorriso pensando a quello spazio e.. alla fine che ha fatto in mano ai politici da quattro soldi che ci ritroviamo. Ma questa è un’altra storia.
Dario rivela che “l’Università ci ha concesso uno spazio per realizzare uno studio di registrazione e sala prove e quindi molte delle nostre prossime opere saranno collegate anche all’Unical oltre alla mia casa di campagna tra Cervicati e San Marco…”.
Poi passa alla gestazione di questa partecipazione a Sanremo: “I discografici ti chiedono sempre se ti va di partecipare. Io lavoravo a questo disco nuovo da giugno, registrato tutto in Calabria ed è uscito fuori ‘sto pezzo che profumava di Sanremo… All’inizio ho provato a “dileguarmi” ma poi i discografici della Universal sono venuti a trovarmi in Calabria e mi hanno convinto”.
Brunori non nasconde che Sanremo gli porta “ansia” e ricorda anche la sua “comparsa” nel 2019 per la serata delle cover insieme agli amici Zen Circus e al Dopofestival di Baglioni alla quale non aveva dato seguito. “Poi però – confessa – mi sono confidato con il mio produttore Riccardo Sinigallia – che non è certo un tipo da… Sanremo – e ho capito che è il momento giusto, che è il momento storico perché se sei convinto della canzone tutto il resto ti diverte”. E Dario è decisamente convinto della canzone che alla fine porterà a Sanremo, “L’albero delle noci”.
Si sofferma sull’importanza di avere al fianco un grande produttore come Riccardo Sinigallia: “Avevo bisogno di qualcuno che non mi facesse perdere la mia identità cantautorale nel raccontare le mie storie e il mio aspetto emozionale, che mi facesse stare al passo con i tempi dei suoni moderni contemporanei e che nello stesso tempo mi facesse uscire dal cliché del cantautorato stretto ed eccomi qui”.
Gli vengono sollecitate riflessioni anche per il “dopo Sanremo” ovvero per i due concerti al Circo Massimo e all’Arena di Verona e figurarsi se Dario non ironizzava sul numero dei biglietti da vendere: “Abbiamo preso dei figuranti, cartonati ed effetti speciali per riempire i posti… Oggi ai concerti si tende a far ascoltare i brani per come sono usciti su disco. Il nostro sarà un live suonato. Un’esperienza unica con pochissima tecnologia esterna e una scaletta che spazia”.
Gli storici musicisti di Brunori (Dario Della Rossa, Stefano Amato, Mirko Onofrio in primis) saliranno con lui sul palco dell’Ariston nella serata di venerdì 14 febbraio dedicata alle cover e duetti. Il cantautore fa un passaggio sulla fatica ma anche sulla gioia nel portare avanti le relazioni anche stringendo i denti: “Il disco parla anche di questa qualità e profondità dell’esperienza della vita: prendersi cura delle relazioni forti che alla fine rimangono, circondarsi di una umanità giusta”.
Si ritorna a parlare di Unical e viene invitata a parlare la prorettrice Patrizia Piro, da sempre fan del Brunoripensiero, che spiega meglio il sodalizio con Dario e lo riempie di contenuti pregnanti: “Appena ho saputo che saresti andato a Sanremo ho immediatamente pensato a “Sanremo in Unical” e ho chiamato il rettore per esporgli la mia idea: abbiamo il dovere e il diritto di avere queste megaserate sanremesi anche da noi e quindi posso annunciare che al Bistrot del Centro Residenziale metteremo un maxischermo all’esterno tipo Mondiali di calcio e all’interno i televisori per i boomer. E faremo lo stesso anche nei centri comuni dell’Unical“. Brunori ovviamente la prende a ridere e dice quasi sottovoce alla prorettrice che lui si esibisce solo per 3’45” ma che… si può sempre pensare di mandare in loop la sua esibizione provocando i divertiti sorrisi dei presenti.
Poi si parla del progetto legato a Brunori nell’ateneo: “Il fatto che la Brunori Sas lavori qui da noi – afferma Patrizia Piro – è una testimonianza autorevole per i nostri studenti. Abbiamo pensato a uno spazio dedicato al cantautorato calabrese già tempo fa e siamo rimasti piacevolmente sorpresi dall’adesione di Dario. Poteva decidere di incidere altrove e invece ha scelto di restare testimoniando soprattutto fuori dalla Calabria la nostra calabresità in senso positivo, un messaggio bellissimo da far recepire ai nostri ragazzi. In pratica realizzeremo all’Unical uno spin-off atipico di comunicazione e dei sentimenti“.
Tra gli applausi, Brunori replica e sottolinea: “Quello della restanza è un desiderio comune e sono contento che se ne parli. D’altronde, sono amico di Vito Teti e l’idea è quella di restare e restituire, condividere le mie esperienze, incontrare gli studenti e aprirli al confronto con figure della filiera musicale. Ci possono essere masterclass, conferenze, condivisione di storie e di esperienze professionali per ridurre al massimo la grande distanza che c’è dai centri in cui le cose si muovono. E poi all’Unical ci sono un sacco di talenti”.