Santa Caterina dello Ionio: quando il concorso è già vinto prima ancora di essere svolto
SANTA CATERINA DELLO IONIO, IL REGNO DI SEVERINO (https://www.iacchite.blog/santa-caterina-dello-ionio-il-regno-di-severino-monarca-del-palazzo-di-vetro-ma-con-le-tende-chiuse/)
In un’Italia e in un Comune, Santa Caterina dello Ionio, che si riempie la bocca di parole come “trasparenza”, “merito”, “legalità”, capita spesso che questi stessi valori restino confinati nei codici e nei proclami, ben lontani dalla realtà concreta. È il caso di Santa Caterina dello Ionio, piccolo comune della Calabria, dove si è appena concluso un concorso pubblico la cui fine era, per molti, già scritta ancor prima dell’inizio.
Il protagonista, o meglio il vincitore preannunciato, è Domenico Carioti, nipote del Sindaco Severino, noto per essere stato per anni un “tuttofare” all’interno del Comune, senza titoli, senza incarichi formali, ma con accessi e mansioni da dipendente di ruolo. Una presenza silenziosa ma ingombrante tra le stanze municipali, ben nota ai cittadini e ai dipendenti.
Il concorso pubblico in questione – per molti l’ennesima farsa – si è concluso proprio come Striscia la Notizia aveva ironicamente anticipato mesi fa, lasciando intendere in modo inequivocabile l’epilogo pilotato. Nonostante questo, l’amministrazione non ha battuto ciglio. Con una naturalezza sconcertante, ha proseguito imperterrita nella messa in scena di una selezione “aperta”, ma cucita su misura per il nipote, incastrando requisiti, punteggi e prove in modo chirurgico per portare al risultato voluto. Non bastava che Striscia la Notizia avesse acceso i riflettori sull’evidente conflitto di interessi e sulla gestione opaca del municipio: si è proseguito senza vergogna, come se la legalità fosse ormai un fastidio da aggirare, non un principio da rispettare. E così, tra il silenzio delle istituzioni e la rassegnazione della gente, è andato in scena l’ennesimo scandalo.
In paese, lo sapevano tutti. Al punto che molti, laureati e titolati, hanno preferito non partecipare, sapendo di non poter competere contro chi vive nell’ombra del potere locale. E chi, come me, ha comunque deciso di partecipare, l’ha fatto con l’amara consapevolezza di trovarsi in una corsa truccata, dove la linea del traguardo era già stata tagliata in anticipo.
Il messaggio che passa oggi è devastante. Non solo per chi è stato escluso, ma per tutti i cittadini. Il concorso pubblico, che dovrebbe rappresentare la massima espressione della meritocrazia, si è trasformato nell’ennesimo esempio di nepotismo travestito da legalità, con atti formalmente regolari ma moralmente inaccettabili.
Che senso ha studiare, specializzarsi, fare sacrifici, se poi a vincere è chi ha lo “zio giusto”?
Il comune, che dovrebbe essere presidio di legalità e giustizia, si è invece confermato teatro di favoritismi familiari e giochi di potere. E la cosa più grave è che in una realtà piccola come Santa Caterina, dove tutti sanno e nessuno può parlare, la denuncia diventa atto eroico e pericoloso.
Oggi, mentre la cronaca nazionale è occupata dall’indagine sul Presidente della Regione, la vera corruzione continua a vivere indisturbata nei piccoli centri, dove il silenzio è imposto dalla paura e l’illegalità si fa sistema. Dove la gente sussurra, ma non può denunciare. Dove il lavoro, diritto e speranza per tanti, viene barattato con legami di sangue.
È svanita un’opportunità. Ma è soprattutto svanita la fiducia.
Chi governa dovrebbe essere il primo esempio di correttezza e imparzialità. Invece, oggi a Santa Caterina dello Ionio abbiamo l’ennesima dimostrazione di come il potere, anche se piccolo, possa corrompere profondamente.
È questa la vera faccia della corruzione, quella spicciola ma letale, quella dei piccoli comuni dove per ottenere un diritto devi bussare alla porta giusta, chinare il capo, sussurrare, chiedere come un favore ciò che ti spetta per legge.
La verità è che a Santa Caterina non si muove foglia che Severino non voglia. Anche un servizio pubblico essenziale o una semplice richiesta all’ufficio tecnico viene gestito come se fosse un bene privato, elargito con criterio clientelare. E chi si permette di criticare, rischia di essere isolato, ignorato, magari anche ostacolato.
Ma dove sono le autorità? Dove sono le istituzioni preposte al controllo? Dove sono i Prefetti, gli ispettori, le procure, le forze dell’ordine? Possibile che in un Paese che si dice democratico e civile, un Comune possa diventare feudo personale di una famiglia, dove si assume, si promuove, si decide tutto in base ai legami di sangue e non alle competenze?
Eppure, nessuno interviene. Nessuno blocca questa deriva. Nessuno si oppone a un sistema che sta lentamente strangolando la fiducia nelle istituzioni. Santa Caterina è diventata simbolo di ciò che non dovrebbe mai accadere in una Repubblica: un luogo in cui il diritto è calpestato, e la corruzione è ormai la regola.
Io a quel concorso ho partecipato. Come me, altri candidati con titoli, esperienze, curriculum veri. Abbiamo avuto l’amara conferma che la meritocrazia non abita qui, che le selezioni sono solo formalità per giustificare decisioni già prese, e che lo sforzo, la preparazione, i sacrifici di anni non valgono nulla di fronte all’arroganza del potere locale.
Questo non è solo uno scandalo. È un crimine morale. È una pugnalata alla giustizia.
Chi governa questo Comune ha perso ogni pudore. Ha scelto di premiare i legami familiari al posto della giustizia. E mentre la cittadinanza osserva con rabbia e impotenza, chi avrebbe il dovere di tutelare i diritti dei cittadini onesti, tace o si volta dall’altra parte.
È il momento di dire basta. È il momento che chi ha responsabilità a livello superiore intervenga. Perché un concorso truccato può sembrare una piccola cosa. Ma è il sintomo di un male più grande: l’agonia della democrazia nei nostri piccoli comuni.
E mentre il Sindaco esulta per aver “portato a termine” il concorso, a noi cittadini non resta che osservare l’ennesima ingiustizia consumata, in silenzio. O, come in questo caso, con parole che almeno provano a squarciare il velo dell’ipocrisia.
Un partecipante (illuso) al concorso “pubblico” di Santa Caterina dello Ionio.










