Santa Caterina dello Jonio, il concorso delle meraviglie

SANTA CATERINA DELLO IONIO – IL CONCORSO DELLE MERAVIGLIE
Ovvero: come ti sistema l’amico, il partito, l’ex dirigente (e pure l’Unione)

Altro che “pubblica selezione”: qui siamo a metà strada tra una pièce teatrale e una tombola truccata. Benvenuti a Santa Caterina dello Ionio, dove il concorso pubblico si è trasformato nell’ultima, scintillante produzione del teatro clientelare italiano. Titolo della saga? “Tre uomini e una poltrona”. Protagonisti? Facce già viste, copioni già scritti, finale già spoilerato.

Primo atto: L’incoronazione di Domenico

Cominciamo con lui, l’uomo del giorno: Domenico Carioti, da oscuro burattinaio del Palazzo a funzionario pubblico col bollino. Primo classificato. Un miracolo di meritocrazia rovesciata.
Nonostante le denunce.
Nonostante le telecamere.
Nonostante il conflitto d’interessi che gridava vendetta anche dal verbale.
Ma tranquilli: nessuno ha sentito nulla. L’ANAC? Distratta. La Prefettura? In ferie. I Carabinieri? Forse in smart working. Tutti zitti. Tutti complici. O peggio: tutti assenti, come durante la lezione sulla Costituzione.

Secondo atto: Il sindaco, la tessera e la “scalata”

Il secondo posto, che in un concorso vero dovrebbe essere una medaglia d’argento, qui ha tutta l’aria di un bonus fedeltà. Se lo aggiudica Gregorio Gallello, sindaco PD di Gasperina e, secondo gli oracoli di partito, futuro segretario provinciale.
Che coincidenza!
Il suo curriculum? Poco rilevante.
Il suo allineamento politico? Perfetto.
Il suo destino? Scritto: dopo l’assunzione del primo, il Comune di Gasperina acquisirà la graduatoria e voilà: anche lui avrà la sua poltrona.
In cambio? Un appoggio fedele al grande manovratore Severino, per la sua scalata regionale. Non è solo un’ambizione personale: è una missione messianica, una vocazione. Altro che riformismo: qui siamo nella liturgia della lottizzazione.

Terzo atto: Lentini, La Rocca e il cerchio magico

E al terzo posto? Un altro nome di casa: Mario Lentini, oggi impiegato all’ufficio tributi. Insomma, un “interno”, come si dice nei concorsi trucc… ehm, pubblici.
Ma la vera perla è la giuria.
Presidente della commissione? Enzo La Rocca, ex dirigente dell’Unione dei Comuni del Versante Ionico.
Membro? Annamaria Cossari, anche lei parte della stessa Unione, e guarda caso molto, molto vicina al presidente.
Due su tre.
Il terzo, a questo punto, poteva anche essere il barista del municipio: tanto il disegno era già pronto.
Obiettivo: assicurarsi che tutti i pezzi cadessero esattamente dove dovevano. E ci sono riusciti: il primo vince, il secondo importa la graduatoria, il terzo è pronto a completare il puzzle nella stessa Unione da cui tutto è partito.

Epilogo: E chi ha studiato?

Fuori, intanto, c’è chi ha passato mesi sui libri, preparato dossier, accumulato titoli, stretto i denti e sperato in un sistema che premiasse il merito. Ma quello è un altro film. Qui siamo in una commedia all’italiana che fa ridere solo chi ha la poltrona garantita.
A Santa Caterina il concorso non è stato una selezione, ma un rituale di fedeltà. Un’investitura per pochi, benedetti non da Dio ma dalla rete politico-amministrativa locale.
Il cerchio si è chiuso.
Il sistema ha funzionato.
E la Repubblica – quella vera, fondata sul lavoro e sul merito – è stata ancora una volta messa da parte. Con eleganza, certo. Con firma, timbro e protocollo. Ma pur sempre sepolta sotto una montagna di connivenze.

In conclusione?
Santa Caterina ha avuto il suo concorso.
I vincitori sono contenti.
I perdenti indignati.
E il pubblico? Sempre più stanco di assistere a questa farsa legalizzata.
Ma almeno – va detto – questa volta ci hanno risparmiato l’ipocrisia della trasparenza. Perché qui, il copione era scritto talmente male da risultare perfettamente chiaro.