Le origini di Santo Stefano risalgono a tempi remoti sebbene nessuna ipotesi sia suffragata da ritrovamenti archeologici per via dei numerosi terremoti verificatisi nell’arco dei secoli nella Valle del Savuto. Una delle ipotesi più valide è quella avanzata dal Padula, che, nella Protogea, colloca in questi luoghi la città brezia di Hetriculum, ricordata da Livio. Riflessioni sui mutamenti fonetici, che dal latino Hetriculum portano al greco StefanoV, inducono il Padula a dare anche una giustificazione dell’attuale toponimo.
La storia di Santo Stefano è segnata da importanti eventi sismici, quello del 4 ottobre 1870 e quello del 1905. Durante il periodo del governo fascista, più precisamente nel 1928, il paese, insieme a Marzi, Mangone e Parenti, viene aggregato a quello di Rogliano; riacquista l’autonomia amministrativa nel 1937.
Santo Stefano è facilmente raggiungibile in auto, dall’Autostrada A3 uscendo dallo svincolo di Rogliano. Ma si può raggiungere anche utilizzando il caratteristico e comodo trenino delle Ferrovie della Calabria, partendo dalla stazione di Cosenza Centro. Un percorso, per chi ama ammirare i luoghi, che regala scorci e belle viste dei casali cosentini.
Il nostro tour parte in mattinata, quando decidiamo di raggiungere il paese proprio col trenino. Arrivati sul posto contattiamo immediatamente il nostro amico Francesco, originario della zona e, come si usa dire dalle nostre parti, proprio una “buona forchetta”. Spieghiamo subito all’amico il motivo della visita legato al nostro interesse per la conoscenza dell’enogastronomia locale, ed immediato e immancabile, come nella migliore tradizione calabrese, scatta l’invito a pranzo quale metodo migliore per vivere momenti conviviali e comprendere bene la natura e la storia dei piatti tipici locali.
Si parte con un antipasto di formaggi stagionati, il capicollo, il guanciale, la salsiccia, funghi
e melanzane in vasetto, tutti prodotti artigianali.Anche il vino che degustiamo, di buona fattura, è prodotto in proprio dalla famiglia del nostro amico. In tanti, sul posto, producono conserve sottaceto e sott’olio, vino, insaccati e salsa di pomodoro.
Impossibile non segnalare i famosi cullurielli, che non mancano mai durante sagre e feste, sia a Santo Stefano che nei paesi limitrofi. Nel pomeriggio, leggermente appesantiti, nel centro storico incontriamo una simpatica nonna che, con grande piacere, ci racconta della festa paesana dedicata a Santa Liberata.
Due le cose che non possono mancare: spezzatino e melanzane ripiene, vere specialità del luogo.
Un altro prodotto tipico è il sanguinaccio, preparato con sangue di maiale, cioccolato e noci, una preparazione di origine antica, emblema tradizionale e della lavorazione del maiale non solo a Santo Stefano ma in gran parte della Calabria.
I funghi qui si trovano in grandi quantità e vengono consumati sia freschi che conservati, soprattutto sott’olio. La maggior parte delle conserve di funghi si realizza con i diffusissimi rositi. Famosa la sagra del fungo che si svolge tra settembre e ottobre.
A fine giornata, dopo aver percorso uno degli itinerari naturalistici del territorio comunale, possiamo dirci più che soddisfatti, di questo notra gita fuori porta. Santo Stefano, un luogo davvero da visitare. Una cucina che profuma di terra, e bosco.