Scalea. Cosa impariamo dal dibattito sull’aviosuperficie (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

La questione dell’aviosuperficie di Scalea è diventata una querelle che francamente ha stancato, ma che apre ad un interrogativo sul modus operandi nella burocrazia. La questione si chiuderà in tribunale visto che la società che gestisce l’aeroporto ha deciso così di tutelare la sua immagine. Tutto è iniziato quando il comune di Scalea ha chiesto lumi all’ENAC in merito alla gestione dell’aviosuperficie scoprendo che dal 2008 non c’era alcun atto di proroga alla gestione. Della vicenda ci sono alcune curiosità che restano agli appassionati, ma soprattutto rimane un inquietante dubbio. Prima di dire quale però è utile chiarire perché ha stancato e qualche notarella storica.

Ha stancato perché l’indignazione nata in seguito alla notizia è anacronistica e inutile. Quella “landa desolata” (come la definivano alcune intercettazioni che hanno dato il nome all’indagine) non è mai stato un volano economico. Costruita vicino al fiume che periodicamente prova a riprendersela, partorita in seno ai Patti Territoriali e ritenuta succulenta dal clan Muto. Avversata da subito da Italia Nostra, Movimento 5 stelle e sigle ambientaliste che definirono quei Patti un inciucio perpetrato dai sindaci dell’epoca per spartirsi incarichi e fondi. E alcuni sindaci avevano pure doppi ruoli. Ma tralasciando le questioni giudiziarie chi ancora pensa che questa lingua di costa abbia bisogno del turismo o della notorietà che atterri in aereo e sul cemento o è rimasto indietro di decenni o è complice dello scempio. Il modello da seguire nel nuovo millennio dovrebbe essere ecosostenibile, culturale e votato alla scoperta di tradizioni, borghi e antichi tratturi. A parere personale di chi scrive in quell’area bisognerebbe pensare un progetto per smantellare (senza allargare i danni) e restituire alla natura e agli abitanti quel luogo.

Il dibattito politico sul territorio si è incentrato su una serie di criticità che ha mostrato l’amministrazione nel gestire la vicenda. Critiche tutte politiche che arrivano sia dall’opposizione che dall’interno. È vero o non è vero che anche altri componenti della maggioranza non sapevano di queste interlocuzioni? Perché il comune non risponde alle e-mail della società (secondo quanto dice la società)? E perché non si confronta con le opposizioni? Un dibattito politico aperto non fa mai male.

Veniamo ora però a un dubbio che parte dalla questione e che aldilà della singola opera e dei protagonisti riguarda la gestione della burocrazia. Dunque, si diceva dell’autorizzazione e si diceva che ad un certo punto l’amministrazione ha appurato che non c’era nessuna proroga della concessione da 14 anni. Il comunicato stampa dell’amministrazione recita anche che la stessa (o le stesse) società più volte alle passate amministrazioni ha sollecitato tale rilascio. Di questa autorizzazione, tra l’altro, aveva chiesto conto anche Repubblica allo stesso ingegnere Ortolani (amministratore delegato) che all’epoca si dimostrava sicuro e ribatteva così alle domande:

“Non c’è nessun pericolo idrogeologico, il fiume ha la giusta distanza, la autorizzazioni sono a posto dal 2001 quando fu creata l’aviosuperficie, ora stiamo realizzando soltanto le infrastrutture attorno”

Ma ci sarà una differenza se fare atterrare un superleggero o un charter?

“No. Ci sono dei ritardi, è vero, difficilmente si farà tutto entro il 2017 quando era previsto. Ma stiamo lavorando, il via libera dell’Enac è soltanto una formalità, ce la faremo” giura Ortolani, battezzando così il primo aeroporto anfibio del mondo. Mica tanto formalità, a quanto pare.

Articolo di Repubblica: https://www.repubblica.it/cronaca/2017/03/22/news/scalea_l_aeroporto_sul_letto_del_fiume_gli_ambientalisti_una_speculazione_fermatevi_-161111184/

Una curiosità: le altre amministrazioni a cui nel passato la società di gestione dell’aeroporto si rivolta chiedendo la proroga cosa hanno risposto? E perché nulla è intervenuto?

E aldilà di questa storia. Sarà il caso anche di andare a dare una controllatina a carte e autorizzazioni varie di altre opere pubbliche in giro per la Calabria per capire se è tutto in regola? Se non altro per togliersi il dubbio che autorizzazioni, concessioni e firme ci siano e non ci siano, arrivino veloci o lente dalla politica a seconda di stagioni, di momenti, di elezioni. Questo a discapito delle regole ovviamente, dei cittadini, ma anche delle stesse ditte.