di Saverio Di Giorno
Venghino siori, venghino. Il mercato è aperto alla migliore offerta e i clientes cercano posti. Alla votazione sulla sfiducia del sindaco di Scalea la scelta era questa: dare la fiducia ad un sindaco di Forza Italia o sfiduciare secondo quanto proponeva la minoranza di Forza Italia? La situazione è grave, ma non seria per parafrasare Flaiano. Il sindaco ex- Verde- ex-sinistra – neo-forzista, riesce a rimanere sulla poltrona superando la sfiducia proposta dalla minoranza. Otto a otto. Ma ha poco da festeggiare: con questi numeri basta che qualcuno abbia la diarrea e si blocca tutto. Diceva Gaber. Speriamo siano forti di stomaco. Nessuno può festeggiare e sicuro non ha festeggiato Mario Russo.
È evidente: quella che si è consumato ieri è stata soprattutto una conta, una prova di forza. Che ha mostrato che sono tutti sono deboli. E poco fedeli. Ma perché perdere del tempo ad esaminare le beghe personali (politiche è dare troppa dignità) ad una manfrina di questo genere? Perché Scalea è sempre stata una cittadina centrale, dove passano migliaia di soldi, dove si giocano equilibri. A Scalea il disagio sociale è pesante, la droga scorre e i palazzi prendono fuoco nel silenzio totale. Scalea muove voti e soldi. E poi c’è un secondo motivo molto più veniale, perdonerete: in un clima così teso e pieno di alti statisti così suscettibili e rancorosi è divertente solleticare i nervi. Sono però tutti ironici. Speriamo anche autoironici.
Lo show: i protagonisti
Lo show andato in scena ha regalato momenti gustosi ed esibizioni da Oscar. Il presidente del consiglio che indeciso se votare FI o FI, abbandona l’aula, il vicesindaco Alfano, che rinuncia all’assessorato e alla carica continuando nella chiarissima politica degli ultimi mesi: staccare la spina e non staccarla contemporaneamente, tipo il gatto di Schrödinger. Membri della minoranza – leggasi Paravati – novelli Ciceroni che arringano la folla (come se la democrazia si fondasse sugli applausi) e dimostrando di avere talento e una promettente carriera… alle spalle. E il sindaco in mezzo. Dopo settimane di capriole politiche difficilmente comprensibili. “Deriso, schernito, umiliato” così lo definisce Ugo Vetere in uno dei suoi post da “umile cittadino di Scalea” senza nomi. Arroccato su una vittoria di Pirro che lo renderà ancora tutto più difficile nel prossimo anno, incapace di ogni mea-culpa. In qualche modo ce la fa, ma non certo per carisma, e nemmeno per attaccamento al progetto. Forse per attaccamento alla mensilità o forse perché l’alternativa è peggio (il commissariamento? Addirittura, negli scorsi mesi raccoglievamo una certa aria di nostalgia: https://www.iacchite.blog/scalea-metafora-dei-calabresi-si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio/ ).
E intanto aspettiamo che la società di Belvedere esca fuori dall’aviosuperficie (e che si capisca cosa ne sarà), le risposte sulla discarica, una risposta ai troppi cittadini in difficoltà economiche e un taglio agli eventi di palazzo. E poi le denunce e le lettere arrivate che abbiamo pubblicato (con nomi precisi) sulle negligenze o i favoritismi dei vigili, dei permessi delle attività, delle denunce che procedono lente. Argomenti delicati. D’altra parte, parliamo di soldi e imprese.
Le reazioni: i soliti post e i ritorni
E infatti le reazioni raccontano ancora di più. Quelli che contano politicamente hanno tutti commentato ovviamente senza nomi e cognomi come fanno tutti tranne ad onor del vero Orrico e Paravati) la vicenda. Le aspettative erano alte. Pure le promesse, viene da chiedersi? Ma ci arriviamo.
Si è già detto dei post ironici e ormai, puntuali come l’angelus, del sindaco Vetere, ovviamente in veste di “cittadino”. Un umile cittadino osservatore che scrive spesso su Scalea. Osserva, scrive (anche intestato dal suo studio) e condivide. A volte, poi, cancella. Tipo come quando scrisse e cancellò il post di apprezzamento a Gaetano Bruno. Tipo come quando condivise e cancellò il post di Mario Russo un paio di mesi fa. Internet non dimentica.
Vetere, l’ex-dema, paladino della legalità che condivide Mario Russo (colui che intercettato diceva “a Scalea decido io chi far votare”) è già tutto dire. Che ci fossero nuovi equilibri nella catena che parte da Occhiuto e passa per Scalea lo avevamo anticipato. Così come è anche naturale trovarsi ogni tanto d’accordo, ma allora la domanda è: perché cancellare? Perché è un problema condividere?
Ormai sono d’accordo su tutto. Infatti, proprio lui, l’ex Re-Nudo ora rivestito ha detto la sua, di solito silente. In maniera allusiva se la prende con topi e conigli. Ma l’allusione la svela Gaetano Bruno che risponde “altro che topi… volevi andare a pesca”. Tutti abili poeti e scrittori di metafore. Certo questo voto ha finalmente svelato qualche gioco. Forse Russo un po’ fuori allenamento deve tornare a fare un po’ di pratica affinché “a Scalea possa decidere chi far votare”, ma ha ancora tempo per recuperare smalto e riprendersi centralità anche per evidenti demeriti altrui.
Tutti che ce l’hanno con chi è stato reo di aver – evidentemente – fatto un passo indietro e non aver sfiduciato. Ma lo avevano promesso? A prezzo di cosa? Lo avevano assicurato? Le domande sono legittime e chissà quali sono le risposte. Ma soprattutto tutti si sono contati e hanno scoperto di essere pochi e poco fedeli. Ma sono tutti dentro Forza Italia.