In merito alla vicenda delle deleghe taroccate, per le quali la procura di Cosenza ha inviato 6 avvisi di garanzia, in cui compaiono gli ex consiglieri Mazzuca e Sacco, qual è il ruolo di Enzo Paolini?
Già, perché lui da questa vicenda non è stato investito. Eppure era lui il responsabile dei responsabili, della sua segreteria, all’epoca dei fatti. E i tarocchi, stando alla ricostruzione della procura, sono stati prodotti all’interno della sua segreteria, durante l’ultima campagna elettorale, dove ancora una volta si era candidato alla carica di sindaco della città.
E’ chiaro che il candidato a sindaco non può e non poteva controllare tutto, ma da uno come lui attento al rispetto della Legge –tant’è che proprio lui, ultimamente, si è presentato in procura per denunciare compravendite di voti alle passate amministrative – ci si aspetta un occhio di riguardo proprio su questo “tema”. Ma così non è stato.
E la procura nonostante la sua manifesta responsabilità amministrativa, decisionale, e soprattutto politica, della sua struttura, non ha inteso avvisarlo, così come ha fatto con i due ex consiglieri. Ai quali si imputa proprio una responsabilità di “controllo” e di complicità.
Stando a quanto è scritto nelle carte, l’unico responsabile, ovvero colui il quale risponde penalmente di ciò che accade a “casa sua”, è proprio Paolini. E prove ne è il fatto che tutti i contratti, di affitto, di luce, del telefono della struttura risultano intestati a lui.
Risulta l’unico “amministratore” e l’unico che poteva conferire incarichi e compiti. E ad incaricare il Pirrone per le deleghe elettorali, non può che essere stato lui. Nessun altro poteva. Così come risulta dall’attività svolta dal Pirrone a favore di Paolini.
E’ chiaro che la responsabilità penale è personale, ma pare di capire che in questa storia, avvisando i due ex consiglieri (art. 110 c.p.), la procura cerchi in qualche modo di scoprire se qualcuno ha “spinto” colui il quale ha materialmente taroccato le firme, a commettere l’illecito e per quale fine, e soprattutto a chi avrebbe giovato. In una parola sola, se c’è un “mandante”. Ed è strano che dentro questa ipotesi investigativa non sia stato avvisato chi più degli altri ha responsabilità.
Tant’è che la sera della perquisizioni alla sede di via Montesanto, dopo che avevano “fermato” il Pirrone, i carabinieri, chiamarono proprio Paolini come responsabile della struttura, e per aprirgli la sede. E allo stesso notificarono gli atti conseguenziali.
Mi pare di capire che nel novero delle responsabilità si scarichi su qualcuno per tutelare qualcun altro. Sempre se stiamo all’ipotesi investigativa che vuole che tale reato sia stato commesso in maniera “associativa”.
La procura pensa che chi ha taroccato le firme lo abbia fatto su “ordine” di qualche candidato che sperava di recuperare voti col trucchetto degli “stranieri”. In “combutta” con impiegati dell’ufficio elettorale che rilasciavano senza fare troppe domande i certificati elettorali (fino allo sgamo). Impiegati mobilitati non certo da chi portava le deleghe nell’ufficio (Pirrone), ma da chi poteva avere un “ascendente” su di loro. E’ questo quello che la procura intende dimostrare, con l’avviso di garanzia ai due ex consiglieri.
Vuole dimostrare la loro complicità e la “regia politica” dell’imbroglio. Senza però coinvolgere chi realmente, quantomeno al pari, aveva le loro stesse responsabilità, se non di più. Non possono imputare solo al taroccatore il reato e gli serve qualcuno su cui scaricare le responsabilità dell’organizzazione dell’imbroglio.
Altrimenti, dopo aver letto gli avvisi di garanzia e dall’alto della mia famosa ignoranza non mi spiego cosa c’entrino con l’articolo 96 DPR 570/60 i due ex consiglieri, dato che l’articolo in questione parla delle responsabilità dei pubblici dipendenti in materia di “brogli” elettorali. E loro non sono pubblici dipendenti.
Dunque, il ragionamento della procura prevede una responsabilità oggettiva del “gruppo politico legato a Paolini” che avrebbe potuto istigare il taroccatore a commettere il reato per trarne vantaggio elettorale, ma non prevede in tutto questo una complicità del Paolini stesso. Il quale potrebbe essere il destinatario di quei voti in quanto candidato a sindaco.
Alla luce di questo e dell’immunità manifesta di Paolini, qualche maligno come me potrebbe pure pensare, a questo punto, che la denuncia di Paolini fatta l’altro giorno in procura proprio su brogli elettorali gli sia stata suggerita da qualcuno che gli vuole bene, ed utilizzata come una sorta di alibi in vista di questi avvisi di garanzia o di qualcosa di più pesante.
Come a dire: io sono uno che i brogli li denuncia, quindi se esce qualcosa su brogli elettorali o schede taroccate, io non sono stato, perché sono un bravo cittadino che quando si accorge di qualcosa che non va mi reco in procura.
A Cosenza diciamo: mettere la mani avanti. Certo è che questo Paolini è proprio sfortunato, ogni qualvolta si vota a Cosenza e lui è candidato, c’è sempre qualcuno o qualcosa che lo tira in ballo in storie di elezioni truccate, voti comprati e tessere taroccate. Ma come abbiamo visto, lui non c’entra mai niente.
GdD