Scoperta una condotta sottomarina “killer”: situazione difficile a Gioia Tauro e Diamante

È anche nelle profondità del mare che, per decenni, le fonti di inquinamento hanno continuato a vomitare liquami e veleni. I recentissimi studi e le ricerche condotte dal personale della Stazione zoologica “Anton Dohrn” (Sede di Amendolara) stanno restituendo la fotografia di quanto avviene nei fondali nel tratto di mare compreso tra Nicotera e Tortora (Alto Tirreno cosentino). Seguendo il tragitto delle condotte sottomarine, infatti, in alcuni tratti sarebbero emerse situazioni davvero allarmanti, mentre in altri tutto si è rivelato nella norma. È il caso del tratto di costa tra Vibo e Pizzo dove lo stato delle condotte è risultato discreto. Cosa diversa, invece, per esempio a Diamante e Tortora.

Nel tratto di mare prospiciente il primo centro, infatti, a un certo punto della condotta vi è un braccio laterale che sversa in mare il carico in arrivo dal depuratore, mentre nel secondo la condotta risulta danneggiata con vistose perdite. Ma il quadro più preoccupante sarebbe stato trovato a Gioia Tauro nel senso che a soli cento metri dalla riva una sorta di “vulcano” sottomarino erutterebbe enormi quantità di fogna allo stato “puro”. A fotografare il preoccupante fenomeno lo scanner a scansione laterale e il Rov di ultima generazione di cui è dotata la nave “Vettoria” della Stazione zoologica, diretta dal prof. Silvio Greco.

Documenti che, vista la gravità della situazione, finiranno sulla scrivania del procuratore di Palmi affinché vengano disposti gli accertamenti finalizzati a individuare eventuali responsabilità.

Insomma ricreare l’equilibrio tra natura e uomo non è cosa facile, ma è la mission della Stazione zoologica “Dohrn” impegnata ormai da mesi nello studio e nel contrasto di contaminanti. Una vera e propria guerra sferrata su input del procuratore di Vibo Camillo Falvo che vede schierate sul campo Regione, forze dell’ordine, Arpacal e il Corpo della Guardia costiera. Un’impresa fino a qualche mese fa impossibile ma che – tra Nicotera e Tortora, con puntate nel tratto tirrenico reggino – comincia a dare risultati anche se riuscire a debellare l’inquinamento marino non sarà possibile in pochi mesi. Ma i controlli stanno stanando un “mare” di irregolarità.

Lo ha ribadito ieri Greco a Vibo Marina, nel corso della presentazione del progetto Mosic (monitoraggio delle aree protette) avviato in Calabria dallo scorso settembre. “Le attività in itinere – ha evidenziato – stanno portando la regione su una strada virtuosa. Questa estate ognuno dovrà fare la propria parte in difesa del mare, perché inquinare in qualsiasi modo l’ecosistema significa colpire la salute pubblica e quindi commettere un reato ambientale”. Per rafforzare il concetto ha citato l’esempio sconcertante di uno studio condotto in Sardegna sui gamberi rossi: ebbene tutti gli esemplari studiati sono risultati positivi alla plastica. In parole povere, nell’organismo di ogni gambero erano presenti ben 47 tipologie di plastiche. Nano frammenti che attraverso la catena alimentare finiscono nell’uomo.

La positività dell’azione messa in campo per contrastare l’inqui namento marino è stata sottolineata anche dal direttore marittimo della Calabria, comandante Giuseppe Sciarrone, il quale nell’evidenziare lo sforzo che il Corpo sta compiendo per la tutela dell’ambiente ha posto in risalto le difficoltà che ostacolano una definitiva risoluzione del problema. Da qui l’appello lanciato dal comandante Sciarrone alle amministrazioni locali affinché siano sempre più attente e sensibili alle problematiche ambientali e vigilino sulle società che gestiscono i depuratori…. Fonte: Gazzetta del Sud