Scuola. Nuovo anno, solito caos

(DI VIRGINIA DELLA SALA – ilfattoquotidiano.it) – Tutto pronto, si va in classe. Anzi no. Prima che per gli alunni, la campanella d’inizio anno scolastico suona per i docenti e il personale Ata e spesso ancor prima per i neo-assunti e i supplenti. Mentre il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ripete il mantra del tutti in cattedra a settembre, gli intoppi dell’ultimo momento si presentano puntuali per ricordargli che in una macchina complessa come quella scolastica sarebbe utile la prudenza verbale.

Basti pensare che a Prato, nei giorni scorsi, 1.500 docenti sono prima stati convocati, hanno firmato finanche il contratto, poi sono stati sospesi per effettuare delle verifiche. In pratica, i posti disponibili per i docenti precari dalle graduatorie provinciali sono stati “ricalcolati” per alcuni errori riscontrati nelle graduatorie. Ai sindacati è stata spiegata la presenza di due problemi: uno, la graduatoria includeva anche chi aveva vinto il concorso ordinario; due, erano state contate male le cattedre disponibili e dunque l’algoritmo le aveva abbinate sbagliando. Nel giro di una giornata è stato rifatto il calcolo, le graduatorie sono state corrette, ma chi aveva già preso servizio e chi aveva dovuto spostarsi ha perso una giornata di lavoro. Inoltre, c’è chi – come ogni anno – chiede un ricontrollo delle classifiche.

In Campania, proteste e ritardi vanno avanti da settimane. Al punto che le segreterie regionali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda Unams hanno indetto ieri un presidio di docenti e personale tecnico-amministrativo davanti all’Ufficio scolastico regionale. “Siamo alle solite – hanno scritto in una nota firmata dai segretari generali di categoria – Ci sarà l’ennesima riapertura a singhiozzo. Mancano docenti di sostegno, collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici”. Mancano gli incarichi a tempo determinato da Gae e Gps per le province di Napoli, Caserta, Benevento e Salerno e in più si preannunciano centinaia di ricorsi da parte di chi reputa di essere stato ingiustificatamente escluso dalla procedura o di non essersi visto riconoscere il giusto punteggio. Mancano, proseguono i sindacati, anche gli incarichi annuali per il personale Ata e 94 scuole sono state affidate a reggenti.

A leggerlo può sembrare poca cosa, ma l’introduzione delle due ore di Educazione motoria a partire dalle quinte della primaria non ha aiutato a organizzare al meglio la vita della scuola. Tradotto in numeri, infatti, si parla di circa 2mila cattedre per 15mila classi: non solo bisognerà inserire due ore in più senza penalizzare nessuno e gestendo la presenza (o l’assenza) del tempo pieno, ma queste cattedre non hanno neanche ancora beneficiato di alcun concorso. I posti saranno quindi assegnati ai supplenti presenti nelle graduatorie provinciali, ma che di fatto sono preparati per insegnare nelle scuole medie e superiori. Inoltre, visto il ridotto numero di ore per classe, questi docenti potranno aspirare a supplenze per spezzoni di ore e quindi dovranno dividersi tra più scuole primarie, persino tra comuni diversi. Dal punto di vista economico saranno equiparati agli insegnanti della primaria anche se appartengono a classi di concorso di I o II grado.

Alzando lo sguardo dal dettaglio, aleggia un generale e ben conosciuto allarme. Secondo Dirigentiscuola manca circa il 50% dei docenti (le stime delle sigle sono di 200mila supplenti, di cui gran parte sono sul sostegno), ci sono ritardi sulle nomine per il posti del sostegno, mancherebbero migliaia di amministrativi e anche circa 500 dirigenti. Le segreterie rischiano il sovraccarico con la perdita del personale Covid aggiuntivo e ancora non c’è traccia del contratto nazionale che è scaduto dal 2018. L’ultimo tavolo di confronto si è concluso con un nulla di fatto. Come se non bastasse, sembrava si fosse raggiunto un accordo sull’abolizione del docente esperto previsto dal decreto Aiuti bis, ma ora che vorrebbero frenare tutti gli emendamenti, questa figura (che, in numero limitato, guadagnerebbe circa 400 euro al mese in più ma solo dopo nove anni di formazione e superamento dell’annessa prova) potrebbe rimanere nel prospetto di carriera dei docenti.

Insomma, l’ultima campanella di Bianchi non suona proprio in un clima di festa. “Il ministro aveva sbandierato il tutti in cattedra a settembre, ma ciò che arriva dalle realtà locali non corrisponde a ciò che ascoltiamo nelle narrazioni – spiega il segretario della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile –. Ancora una volta la macchina della scuola è ferma e, a questo punto, non ripartirà con il verso giusto. Le nomine dei supplenti procedono a rilento, le procedure per le nomine in ruolo non dappertutto sono terminate. I contenziosi si inaspriscono, gli alunni non avranno il docente in classe sin dal primo giorno di lezione. Il tutto ricadrà sulle spalle dei dirigenti scolastici, sulle segreterie scolastiche già oberate di lavoro, sui docenti che inizieranno a ‘saltare’ da una scuola all’altra, sugli alunni e sulle famiglie che vedranno la continuità didattica sempre più come un miraggio”.