«Se vi mollo dove andate?»: la guerra di Giorgia Meloni alle spie e il sospetto di un complotto dei Berlusconi

Stanare, sferzare, punire. Sono queste le parole d’ordine di Giorgia Meloni contro gli eletti di Fratelli d’Italia dopo il caso della chat finita sui giornali. «Se non puoi fidarti di messaggini senza importanza come quello sulla Consulta, figurati se posti cose più importanti cosa succede», è il refrain dei fedelissimi. «Se devi guardarti dai tuoi, meglio alzare bandiera bianca», è la frase con cui spiegano lo sfogo della premier, che nel gruppo Whatsapp dei parlamentari del suo partito ha minacciato l’addio a Palazzo Chigi: «Mollerò per l’infamia di pochi. Perché fare sta vita per far eleggere sta gente anche no». Mentre c’è chi pensa che la storia della talpa sia addirittura l’ennesimo atto del presunto scontro sotterraneo tra la premier e gli eredi di Berlusconi.

Spioni, infami, gole profonde

In questo quadro piuttosto surreale Pier Silvio e Marina Berlusconi sarebbero i burattinai di un complotto per portare il primo dei due in politica. Con una discesa in campo in programma secondo il Corriere addirittura per la prossima primavera. Intanto l’altroieri il ministro della Difesa Crosetto ha minacciato addirittura un esposto per trovare «chi ha violato il segreto di corrispondenza». Anche se c’è chi è perplesso, fa sapere oggi La Stampa, perché «la polizia postale non può certo chiederci di consegnare i cellulari. Come parlamentari siamo tutelati da questo punto di vista». Ma il ministro della Difesa, che ha minacciato il ricorso ai magistrati in chat, dice che i messaggi inviati erano solo un’esca: «l’ultimo era visibile solo ai contatti considerati sicuri e alla presunta talpa». E si pensa di silenziare le chat di servizio e di richiamare i parlamentari tramite lanci d’agenzia.

La caccia alla talpa

Il Corriere della Sera spiega che secondo Crosetto il responsabile della fuga di notizie «non è nessuno del partito, nessun parlamentare». E alcuni meloniani sospettano di un collaboratore troppo zelante. Che spedirebbe i messaggi allo scopo di ricavare interviste e citazioni per il suo deputato (o deputata). «C’è gente che per una citazione sui giornali si venderebbe la madre», ha scritto proprio Meloni nella chat incriminata. E infatti al quotidiano un meloniano anonimo suggerisce: «Quello di Giorgia non era un attacco a noi. Lei ha paura di qualcuno che fa il doppio gioco e che non è più nel partito». E l’avviso suonerebbe più o meno così: «Smettete di fare i fenomeni. Se vi mollo io dove pensate di andare?». La tana della talpa sarebbe Forza Italia. Il mammifero soricomorfo in questione potrebbe essere qualcuno che ha lasciato il partito ma è ancora nella chat.

Lo scontro sotterraneo

Per questo la storia delle soffiate alla stampa diventa un altro capitolo del presunto scontro sotterraneo tra Meloni e i Berlusconi. A via della Scrofa intanto si lavora per «pulire un po’ le chat, senza umiliare nessuno». E al vertice dei gruppi si studiano le contromisure. Intanto è interessante vedere come finirà la partita per l’elezione del giudice costituzionale che ha aperto la polemica sulla talpa nelle chat. L’opposizione, spiega Repubblica, minaccia l’Aventino. Perché Giorgia avrebbe scelto Francesco Saverio Marini. Ovvero il suo consigliere giuridico che è anche l’autore materiale della riforma sul premierato. «Sarebbe ben strano che fosse chiamato a giudicare la riforma del premierato proprio colui che l’ha scritta», fanno sapere dal Partito Democratico.

Il magic number

Il magic number, cioè il numero di parlamentari necessari per eleggere Marini, è 363. E sarà difficile raggiungerlo con un clima di protesta che sta portando l’intera opposizione unita a disertare l’Aula. Intanto un pm spiega al quotidiano che l’esposto di Crosetto potrebbe finire nella carta straccia: «Francamente non riesco a capire quale potrebbe essere l’ipotesi di reato. Ce ne sarebbe uno solo qualora si sostenesse che un terzo, non facente parte della chat, avesse sottratto, e poi rivelato all’esterno, le conversazioni». Ma l’sms ha raggiunto 184 persone tra deputati e senatori. Beccare il responsabile sarà facile come trovare un ago in un pagliaio.