Sergio Cammariere, cantautore crotonese, è uno che la popolarità l’ha raggiunta a quasi 43 anni con un inaspettato successo con Tutto quello che un uomo al festival di Sanremo nel 2003 (terzo posto, Premio della Critica, Miglior Composizione Musicale), dove arrivò dopo anni di gavetta per volere di Pippo Baudo. “E’ stato quasi un incidente e il percorso per arrivarci non è stato semplice, ma alla fine è successo”, dice con un sorriso. “Sono diventato famoso, ma dietro c’è stato sacrificio”.
In realtà il momento giusto era arrivato inaspettatamente un anno prima, nel 2002, per Dalla pace del mare lontano, che si è aggiudicato il Premio Tenco. Tutto quello che un uomo è stata la sua conseguenza. Anzi, una congiunzione astrale sorprendente, come la definisce Cammariere che, cavalcando sempre l’onda della libertà, dopo un periodo con la casa discografica EMI, ha deciso di diventare indipendente e produrre i suoi dischi, senza rimanere più imbrigliato nei dettami delle major italiane. Così è riuscito a valicare i confini italiani, ma soprattutto ad accordare la sua musica in opere cinematografiche, amplificandone le sensazioni e aggiudicandosi premi internazionali.
Sergio Cammariere considera “un premio alla carriera” il fatto che Mina abbia incluso la sua ‘Tutto quello che un uomo’ nel suo album ‘Ti amo come un pazzo’, uscito ad aprile 2023.
“Ho ascoltato Mina cantare il mio brano, una versione delicata, sofisticata molto raffinata. Finalmente – dice il cantautore crotonese all’Adnkronos – una versione femminile in una nuova tonalità, il la min, ovvero due toni e mezzo sotto quella originale che è in do diesis min. I più attenti noteranno che nella strofa c’è una misura in più rispetto all’originale, tutto questo rende il brano ancora più struggente e evocativo. Considero tutto ciò un premio alla carriera, dopo vent’anni d’ora in poi potremmo considerare questa mia canzone un evergreen, un brano che rimarrà definitivamente nella memoria di ognuno di noi”, sottolinea Cammariere.
Che poi aggiunge due ricordi che lo legano a Mina: “Nel 2004 al Pescara Jazz mi ritrovai nella hall dell’albergo con Toots Thielemans. Passammo ore a parlare di Bill Evans, Elis Regina e Jaco Pastorius, si creò subito una grande magia e la sera abbiamo condiviso lo stesso palco del Teatro D’Annunzio. Un dono suonare con questo grande maestro che mi riportava ai miei ricordi di ragazzo, a quando a 14 anni guardando la trasmissione televisiva Milleluci sognavo di diventare un musicista. La grazia, l’incanto, il candore, la sensualità, l’eleganza e la voce di Mina che cantava ‘Non gioco più’ accompagnata proprio dall’armonica del grande Toots Thielemans mi aveva sedotto. E come una strana alchimia l’immagine di Mina, con la sua aura quasi mistica, l’ho ritrovata lo scorso anno all’alba attraversando una Cremona deserta e poetica, dopo un concerto al Museo del violino”…
Un anno e mezzo prima, a Natale 2021, la Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), dopo 18 anni dall’uscita della canzone ‘Tutto quello che un uomo’, aveva certificato il brano Disco d’Oro, con oltre 35 mila download e streaming. “Oggi – aveva commentato Cammariere all’Adnkronos – ho ricevuto questa bella sorpresa. È un regalo di Natale speciale per chi come me lavora e vive di musica. Il brano così entra di diritto tra i brani sempreverdi, i cosiddetti evergreen, le canzoni italiane più amate nel mondo. È un bel riconoscimento al lavoro dei miei discografici, Biagio Pagano e Fabrizio Giannini in primis, a Roberto Kunstler che ha scritto il testo della canzone, e ai miei musicisti, ai tecnici e collaboratori”. Cammariere è tornato al Festival nel 2008, poi ha lavorato molto sulle colonne sonore ma prima o poi sarà di nuovo protagonista su quel palco che l’ha reso famoso.