Si sono mangiati tutta la Calabria e ora la stanno vendendo al Nord. Mandiamoli tutti a casa: ora o mai più (di Santo Gioffrè)

di Santo Gioffrè

Tra le veloci sagre della melanzana e quelle del pane inzuppato nel ragù di cinghiale, la Calabria vaga nella buia notte, inseguita dagli inni funebri a Melinoë, come il cieco di Cántarel di Fellini, svenduta da parte dei suoi governanti per qualche dollaro in più, come fecero i Genovesi quando tradirono Bisanzio e permisero ai Turchi la presa di Costantinopoli, illudendosi di preservare la loro infame colonia di Galata.

Tra raduni e racconti epici di grandiosi eroi che, al contrario di Achille, non persero mai il senno, tanto da diventare ricchi e potenti, sfruttando e commercializzando le piaghe sanguinanti di questa Terra Madre, la Calabria, oltre il coriaceo substrato costruito da stagionali ciarlatani, muore.

È stata svuotata da abili mercenari, come facevano i ladri a cottimo di vacche, devastando le sperdute stalle nelle nostre antiche montagne, buttando nella totale disperazione, e nella fame più atroce, il pastore che non sapeva avere altra vita. E il Palo era sempre il compare, vicino di casa!

Così hanno trasformato questa terra: un bancomat, senza, più, nulla oltre la fuga o la disperazione della solitudine della morte. Vogliono costruire una bomba, che nessun altro vuole, con il rigassificatore a Gioia Tauro e, contemporaneamente, indicarci obiettivi primari per ogni bomba, come il militare Ponte sullo Stretto del padano “Sarbini”. Per 30 anni, complici tutti i governi nazionali e i loro ascari in loco, hanno costruito le basi per far fuggire la gente, rendendola scema come le scimmie da caramelle aggrappate sugli alberi. Desertificando, a favore dei grandi gruppi finanziari bancari, proprietari delle maggiori strutture sanitarie del Nord, la sanità calabrese, impedendo, con le complicità di traditori in loco, la normalizzazione.

Con l’Autonomia Differenziata diverremo, solo e soltanto, un grande mercato di consumo di derrate e merci varie provenienti dal Nord, mentre il Nord continuerà ad ingozzarsi con i nostri soldi perché l’Iva sui prodotti che saremo costretti a consumare, se la terranno loro. Così come potranno fare contratti integrativi e pagare medici, infermieri, insegnanti e servizi vari, 10 volte in più rispetto alla deserta Calabria. Continuando così, tra 10 anni, non ci saremo più. ORA, TUTTI A CASA. ORA, O MAI PIÙ!