Sibari-Crati, il commissario si è dimesso da tre anni ma alla Regione nessuno lo ascolta

Uno dei modi con i quali si sprecano tanti soldi pubblici, specie nelle regioni meridionali, è quello di consentire una lenta, lentissima agonia di inutili carrozzoni statali o regionali. Si commissariano per avviare la liquidazione, fingendo così di volerli chiudere, ma in realtà si lasciano vivacchiare per anni. E intanto scorre il tassametro a favore del professionista incaricato della (finta) chiusura.

Un caso esemplare è la liquidazione in Calabria del Consorzio di bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle Crati che va avanti, come se nulla fosse, dal lontano 2006 (sono passati oltre nove anni!). Intanto Domenica Bilotta, il commissario incaricato di chiudere baracca e burattini e interrompere così lo spreco di denaro pubblico, ha pensato bene di versare a se stesso, in cinque anni, un milione e 446mila euro. Più 15.864 euro per spese vive. Stiamo parlando di una cifra che, secondo i calcoli di Eurostat, è l’equivalente di quanto un calabrese guadagna, in media, in almeno vent’anni di lavoro.

Prima di Bilotta, anche il suo predecessore, Salvatore Gargiulo, aveva applicato questo lucroso metodo. Per due anni di lavoro come commissario, anche lui doveva chiudere il Consorzio, tra il 2010 e il 2012, si è auto-assegnato 710mila euro. Più 75mila euro per spese vive. Tutto e sempre senza mai arrivare alla mission dell’incarico: la chiusura totale del Consorzio.

Ogni volta che si insedia una nuova giunta alla Regione, si annunciano propositi bellicosi ma puntualmente non accade nulla. Palla Palla, tanto per fare un nome, era passato all’attacco e parlava – addirittura! – di «compensi non corrispondenti a quelli stabiliti dai provvedimenti regionali». Ma Bilotta, così come Gargiulo, aveva preparato una linea di difesa quasi inattaccabile: i suoi compensi si riferiscono a un’attività professionale, per la quale vale il tariffario di categoria. E quindi la liquidazione a se stesso è assolutamente regolare…

Ieri mattina invece, improvvisamente, e dopo tanti anni, è arrivata una stranissima decisione del procuratore Gattopardo di Cosenza (al secolo Mario Spagnuolo), che con un comunicato laconico e asettico annunciava – senza fare nomi, per carità – un maxisequestro ai danni di questi due campioni dopo averli “coperti” per anni e anni…

Il sindacato CSA CISAL il 4 novembre 2021 ha diffuso una nota pesantissima nella quale denunciava che l’ultimo commissario liquidatore del Consorzio di bonifica Sibari-Crati Rodolfo Elia si era dimesso da oltre due anni (di conseguenza adesso ne sono passati tre…) ma non era riuscito ad avere un incontro con la Regione. Che ha fatto di tutto per non riceverlo e non vederlo proprio… Una situazione ai confini della realtà.

Come evidenzia la Csa Cisal la pec inviata dal dirigente a Spirli, allora presidente facente funzioni, ed al direttore del settore agricoltura è datata 2021. Con Spirlì c’era già l’attuale assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo assessore e i Consorzi di bonifica rispondono direttamente al Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria e quindi all’assessorato. Dunque, Gallo è stato il primo che non ha ascoltato il dirigente Rodolfo Elia. Ma entriamo nel dettaglio.

«Se un’Amministrazione non risponde ad atti formali di un suo dirigente come potrà mai prestare ascolto alle istanze dei comuni cittadini? È il legittimo quesito che viene da porsi dinnanzi alla parossistica vicenda del commissario liquidatore dell’ex Consorzio di Bonifica Sibari-Crati». Così comincia la nota del sindacato Csa-Cisal. «Il Consorzio in questione – fanno sapere i vertici sindacali – è stato posto in liquidazione con la legge regionale n. 12 del lontano 20 novembre 2006. L’attuale commissario liquidatore, l’avvocato Rodolfo Elia (dirigente regionale), viene nominato con delibera di Giunta regionale n. 441 del 27 ottobre 2015. Un problema dunque risalente nel tempo e giusto per capire le “evoluzioni” più vicine nel tempo ricordiamo una missiva del 14 giugno 2021 in cui il commissario liquidatore faceva notare, direttamente al presidente f.f. Nino Spirlì, problemi da far tremare le vene ai polsi».

«Non si può predisporre un piano di riparto serio per i creditori»

Il sindacato riprende quanto scritto da Elia: «Gli atti contabili… mettono in evidenza – scrive il commissario liquidatore – come ogni anno, la drammatica situazione economica-finanziaria al 31.12.2020, non consentono oggettivamente di predisporre un piano di riparto serio per poter soddisfare i numerosi creditori chirografari e privilegiati che, nella maggior parte dei casi, sono muniti di titoli esecutivi. Ciò, per la mancanza di copertura finanziaria che rende oltre modo difficile, in tempi brevi, procedere alla chiusura delle complesse operazioni di liquidazione». «Pertanto – prosegue Elia -, come già rappresentato in passato, evidenzia la necessità di individuare adeguate soluzioni, anche legislative, al fine di consentire la chiusura della liquidazione che non può protrarsi sine die». «Infine, nel chiedere un formale incontro – scrive sempre il dirigente Elia – in merito a tale problematica, resta a disposizione per eventuali chiarimenti ed ogni forma di collaborazione…».

I tentativi di dimissione vanno a vuoto da due anni

«Tuttavia – spiega il sindacato autonomo – nessun incontro verrà mai accordato al commissario liquidatore dell’ex Consorzio di Bonifica Sibari-Crati. Lo stesso dirigente regionale con una pec del 6 luglio 2021, indirizzata nuovamente al presidente f.f. e al capo di gabinetto (oltre che al dipartimento “Agricoltura) “chiede” di “prendere atto delle dimissioni dall’incarico di commissario liquidatore, già rassegnate in atti. Ad ogni modo reitera le dimissioni dall’incarico, declinando, con decorrenza immediata, ogni responsabilità connessa e/o conseguenziale all’incarico medesimo”».

«Nel silenzio dell’Amministrazione – prosegue CSA-Cisal – il commissario liquidatore prova a lanciare l’ultimo “grido” disperato inviando nuovamente una pec al presidente f.f. e al capo di gabinetto il 30 agosto 2021, che addirittura è stata consegnata anche a mano con tanto di ricevuta».

Elia ricorda come «… fin da subito (dalla nomina del 2015), resosi conto della grave situazione in cui versava e versa l’Ente in liquidazione, ha fatto presente, mediante relazioni scritte e con pressanti richieste di incontro, quali erano e sono le condizioni ostative che impedivano ed impediscono la chiusura della liquidazione, sollecitando codesto Ente (la Regione) ad assumere le iniziative opportune, anche di carattere legislativo, per tentare una soluzione definitiva… che, tuttavia – prosegue il commissario liquidatore – ogni sua sollecitazione, è rimasta senza risposta, così come alcun riscontro è stato dato alla comunicazione delle dimissioni rassegnate con pec fin dal 1.09.2010».
«Dunque, il dirigente regionale si era dimesso dall’incarico di commissario liquidatore del Consorzio di Bonifica Sibari-Crati già nella passata legislatura, oltre due anni fa – segnala il sindacato autonomo – senza ricevere alcun cenno dall’Ente regionale. Una situazione incredibile descritta dallo stesso dirigente nel prosieguo della pec “a tutt’oggi si registra ancora un inaudito ed ingiustificabile silenzio da parte di codesta Amministrazione regionale”».

La consegna delle chiavi e il silenzio dalla Regione

«“La situazione – prosegue ancora il commissario liquidatore come riporta la CSA-Cisal -, come denunciato è divenuta insostenibile (così come lo era) non solo sotto il profilo economico-finanziario, ma anche per l’assoluta carenza di risorse umane, che impediscono anche l’espletamento di ordinarie attività, come ad esempio quella di ritirare e registrare la posta”. Dopodiché arriva l’atto simbolico: “… stante, l’oggettivo disinteresse di codesta Amministrazione regionale lo scrivente, anche per motivi personali, si vede costretto a consegnare simbolicamente e formalmente le chiavi della sede del Consorzio, stante le dimissioni formulate in atti ed in ultimo da pec del 6 luglio 2021”».
«Per la cronaca – sottolinea il sindacato – la diffida si conclude con la consegna delle chiavi presso la segreteria dell’Ufficio di Presidenza. Ma ancora oggi non c’è stata alcuna risposta. Peraltro, la situazione economico-finanziaria meriterebbe attenzione da parte della Regione, visto che, come emerge dal bilancio 2020, dallo stato patrimoniale emergono la bellezza di circa 93 milioni di debiti (rispetto ai quali non c’è alcuna copertura) e il disavanzo del conto economico è di 6,2 milioni. Dunque, questo Consorzio, sebbene in liquidazione, continua ad essere un pozzo nero di risorse pubbliche».

Dirigente non ascoltato dalla stessa Regione

«Il Consorzio di bonifica è stato posto in liquidazione nel 2006 – ricapitola la vicenda la CSA-Cisal – a distanza di 15 anni la procedura è tutt’altro che chiusa anzi spuntano debiti su debiti, il commissario liquidatore nominato dalla Regione è lasciato solo e non ha nemmeno il personale per la registrazione della posta, si dimette da oltre due anni senza soluzione di continuità ma nessuno ha la compiacenza di rispondergli. Ma dove vogliamo andare e di cosa vogliamo parlare? Se questa è l’attenzione della Regione – evidenzia il sindacato CSA-Cisal – sul danaro pubblico che viene speso senza interruzione e un suo dirigente è costretto a consegnare le chiavi di una struttura perché inascoltato, è chiaro che non si possa andare da nessuna parte. Visto questo precedente da incubo cosa dovrebbero aspettarsi i cittadini calabresi che si rivolgono all’Ente se non la totale indifferenza. E si badi questo atteggiamento va avanti da anni, quindi non è nemmeno ascrivibile ad un particolare colore politico dell’Amministrazione».

Secondo il sindacato autonomo, «occorre davvero cambiare passo». Per questo il sindacato CSA-Cisal chiede «ufficialmente che venga esaminata con la dovuta attenzione il dossier del Consorzio di bonifica Sibari-Crati perché non solo rischia di diventare l’ennesimo buco dove vengono sperperati soldi dei contribuenti ma anche perché tutti hanno una dignità. E soprattutto la classe dei dirigenti regionali che, oltre alla faccia, ci mettono anche la propria responsabilità».
«Per cui venga quanto meno ascoltato il commissario liquidatore – conclude il sindacato autonomo – che disperatamente sta cercando di attirare l’attenzione da anni ma senza successo. Il nuovo presidente della Giunta regionale ha annunciato che riuscirà a “cambiare la Calabria”, ecco è il caso anche di cominciare a prestare ascolto a queste istanze e risolvere i nodi così risalenti nel tempo che hanno contribuito ad affossare questa regione».