“Sila-Mare, la solita presa in giro. Cari politici, il tempo è scaduto”

Ieri ho percorso per la prima volta il nuovo tratto della Sila-Mare, dal ponte Manco fino al ponte di Caloveto.
Penso però che se la Sila-Mare non continui fino alla Statale 106, tutto quello che è stato fatto finora ha poco senso.
Il progetto originario della Strada Sila-Mare nasceva con l’ambizione di collegare direttamente l’entroterra silano con la fascia ionica cosentina, con l’obiettivo di favorire la mobilità, sviluppare il turismo e contrastare lo spopolamento dei paesi montani.
Il progetto iniziale prevedeva che la strada:
• partisse da Longobucco,
• seguisse il corso del fiume Trionto,
• sboccasse direttamente sulla SS 106 nei pressi di Contrada Foresta, nel comune di Corigliano-Rossano.

Foresta era stata indicata sin da subito come sbocco naturale e funzionale, sia per motivi tecnici (morfologia del terreno, accessibilità), sia per motivi economici e di sicurezza viaria. In quella zona, infatti, esiste già una pista in terra battuta, e la sua presenza faciliterebbe i lavori, senza bisogno di investire su nuovi tracciati, ma si potrebbe intervenire sullo stesso.
Perché tutto è stato rallentato?

Negli anni, il progetto ha subito ritardi a causa di:
• fondi insufficienti o distribuiti in modo inadeguato;
• discontinuità politica e cambi di priorità tra amministrazioni;
• interferenze da parte di campanilismi locali e pressioni per tracciati alternativi, che hanno snaturato l’idea originaria.

Ora che i lavori sono arrivati fino al ponte di Caloveto e si intravede finalmente la conclusione, è fondamentale garantire che nessun paese venga escluso o penalizzato dal tracciato finale.

Se da un lato Caloveto si trova già nelle immediate vicinanze della futura rotonda di sbocco, dall’altro è indispensabile prevedere una variante che colleghi direttamente Cropalati, evitando così il rischio di isolamento o marginalizzazione. Questa scelta assicurerebbe un equilibrio territoriale e rappresenterebbe un atto di giustizia per l’intera comunità dell’alto Jonio, promuovendo uno sviluppo armonico e condiviso.
Tornare alla visione iniziale e rispettare il tracciato storico verso Foresta è un atto di coerenza e lungimiranza.

Altre proposte coltiverebbero solo ambizioni dannose, illusorie e sterili.
Sarebbe una questione di lana caprina che allungherebbe ulteriormente i tempi di realizzazione e, se adottata in altri ambiti territoriali, causerebbe:
• effetti dannosi per la popolazione,
• aumento delle emissioni acustiche e da traffico,
• congestione in aree ad alta densità abitativa.
Con conseguenti:
• maggiori chilometri di percorrenza,
• maggiori consumi per l’utenza,
• maggiori costi di realizzazione.

Se siamo davvero convinti che questa sia un’opera vitale per contrastare lo spopolamento e per il rilancio delle nostre comunità, allora bisogna agire subito, prima delle prossime elezioni. E la politica locale deve far sentire la sua voce alla politica regionale, che deve farsi portavoce fino a Roma.
Il tempo è scaduto!

Carmine Forciniti