Simu i Cusenza, di Giacomo Mancini (Junior)

L’ultima volta che noi cosentini ci siamo sentiti comunità è stato in occasione di una tragedia.

Quando tre nostri concittadini morirono arsi vivi, insieme al loro cagnolino, nel rogo di un appartamento del centro storico, la città provò un moto di commozione collettivo.

Ognuno di noi, a prescindere dal quartiere, dallo strato sociale, dal grado di istruzione, dall’età partecipò con incredulità, dolore, rabbia alla tragica fine dei nostri concittadini.

E nonostante il Palazzo tentasse di sopire e silenziare quel moto, ognuno di noi tirò fuori un suo pensiero e trovò il modo di esprimere il proprio dolore.

Ci sentimmo comunità, insomma.

Ricordo quei fatti per mandare un pensiero a Antonio Noce, Roberto Golia e Serafina Speranza.

E insieme perché ritengo sia importante per ogni cosentino ritornare a sentirsi parte di una comunità.

Che viva insieme. Che stia vicina a ogni suo membro. Che si prenda cura di ognuno. Che lotti e cresca. Insieme.

E sarà anche perché nella nostra storia cittadina c’è sempre stato una sensibilità e un impegno verso il sociale, e forse anche perché le formazioni politiche del secolo scorso (dalla forte presenza socialista, a quella cattolica democratica, ma anche a quella della destra sociale) hanno lasciato i propri semi in profondità, che proprio dai bisogni che occorre partire.

Per sconfiggere l’egoismo che dilaga e il cinismo che spinge a girarsi dall’altra parte rispetto alle necessità, alle ansie e alle preoccupazioni dell’altro, occorre investire in una sempre maggiore attenzione verso gli altri.

Anche perché le ambizioni del singolo hanno maggiori possibilità di realizzarsi se l’intera comunità di cui fa parte cresce.

E se chi deve dare l’esempio non lo da, non è un buon motivo per rinunciare.

Ma diventa un’ottima ragione per profondere uno sforzo in più.

Simu i Cusenza e solo come comunità possiamo crescere. Insieme.

Giacomo Mancini