Sistema Catanzaro. Il pentito rivela: “Ecco come Citrigno ha comprato i giudici che gli hanno dissequestrato i beni”

Pierino Citrigno

L’articolo del giornalista d’inchiesta Giovanni Tizian sul “sistema Catanzaro” del 17 dicembre 2020 è di una gravità inaudita. L’inchiesta di un anno fa (15 marzo) a PresaDiretta ha affrontato di petto la questione  eppure questo argomento non è stato mai ripreso dai media di regime calabresi. Perché? Perché è molto scomodo, chiarisce quanto sia grave il problema della corruzione della magistratura in Calabria, e spiega perché tanti delinquenti vengono subito scarcerati o rientrano subito in possesso dei loro beni da parte di un Tribunale del Riesame il cui presidente, Giuseppe Valea, ha continuato praticamente fino all’altro giorno (prima di chiedere egli stesso di essere “trasferito”!) a “liberare” o ad assolvere gentaglia come Tallini oppure a dissequestrare i beni dei mafiosi del Gruppo Perri di Lamezia o di un usuraio conclamato come Citrigno, che è anche uno dei boss delle cliniche private in Calabria. Ed è importantissimo anche perché smaschera il ruolo di certi avvocati penalisti che “comprano” le sentenze a tanto al chilo per boss e colletti bianchi.

A Cosenza c’è Marcello Manna detto non a caso Marcello Mazzetta ma a Catanzaro c’è un “campione” altrettanto spregiudicato come Salvatore Staiano. Colletti bianchi massomafiosi che andrebbero subito radiati dall’Ordine (se mai ci fosse serietà). Oggi ripubblichiamo la seconda parte di quell’articolo, mentre è ancora impressa nella mente dei calabresi l’inchiesta di PresaDiretta, nella speranza che quante più persone possibile siano informate della realtà dei fatti.

di Giovanni Tizian

Fonte: Domani 

IL CASO CITRIGNO

Citrigno

Nei verbali letti da Domani, risulta che i magistrati di Salerno siano interessati anche ad un secondo dissequestro di cui ha beneficiato un altro gruppo imprenditoriale, i Citrigno editori e ras delle cliniche private; il capostipite Pietro è stato condannato in via definitiva per usura. “Sempre da Schiavone ho appreso che erano state date somme da detto indagato (Citrigno, ndr) affinché corrompesse”. Corruzione, aggiunge, che sarebbe andata a buon fine. L’accusa dopo la sentenza aveva chiesto il sequestro del patrimonio societario. I Citrigno si sono affidati ad un pool di legali, tra questi troviamo Staiano e tra i consulenti il solito Schiavone. Scelta azzeccata perché alla fine la suprema corte gli ha dato ragione. Prima ancora era stata la Corte d’appello di Catanzaro a condividere le tesi difensive. Il presidente che ha firmato la sentenza è Giancarlo Bianchi, prosciolto in passato dal Csm, che lo doveva giudicare per alcuni rapporti emersi in un’indagine antimafia della procura di Catanzaro. In quell’inchiesta si trovano le tracce dei buoni rapporti tra Bianchi e un avvocato sotto processo per complicità con le cosche, difeso sempre da Staiano: Giancarlo Pittelli. “Non siamo a Milano, a Catanzaro ci conosciamo tutti” risponde Staiano.

A Catanzaro esisteva “un sistema generale di corruzione di magistrati che vedeva come cardini due avvocati… in tale sistema il ruolo essenziale veniva svolto dai consulenti, periti, amministratori, i quali venivano nominati su indicazione degli indicati avvocati”.

L’EX PARLAMENTARE MASSONE

Tra i legali citati da Sataco c’è anche Pittelli, il potente berlusconiano, ex parlamentare di Forza Italia, massone del Grande Oriente d’Italia. “La massoneria ti apre autostrade mondiali”, spiegava Pittelli intercettato che, secondo il collaboratore di giustizia Andrea Mantella “aveva entrature nel Tribunale di Catanzaro, era una potenza perché era un massone”. Pittelli è imputato di concorso esterno alla mafia, il processo con rito abbreviato inizierà il 13 gennaio. Era stato arrestato nella maxi inchiesta sul clan Mancuso con centinaia di arresti del 19 dicembre 2019 firmata dalla procura antimafia di Catanzaro. Le comici del Ros avevano registrato una cena nella sua abitazione con magistrati e altri professionisti. Una serata conviviale finita in informative senza ipotesi di reato inviate alla procura di Salerno competente sui magistrati catanzaresi.

Funziona così il “sistema Catanzaro”, amicizie, favori, mazzette e sentenze comprate, dicono i pentiti e i testimoni. Una “congrega” appunto per usare le parole di Mantella, ex della ‘ndrangheta.