“Sistema Rende”: Principe, Mirabelli, D’Ambrosio e la campagna elettorale del 2011

Ieri il gup di Catanzaro ha deciso il rinvio a giudizio per Sandro Principe e la condanna a 4 anni e 8 mesi per Adolfo D’Ambrosio e a 2 anni per Rosario Mirabelli nell’ambito dell’inchiesta denominata “Sistema Rende”. Erano 99 le pagine dell’ordinanza prodotte dalla DDA di Catanzaro che descrivono quello che è stato definito appunto il “sistema Rende”.

Alle elezioni del 2011, Adolfo D’Ambrosio, elemento di spicco del clan Lanzino, è in collera con Principe e il suo staff perché non gli è stato riconosciuto un risarcimento danni per l’allagamento del bar che gestiva a Rende nonostante reiterate richieste. E sta per trasferire una parte dei suoi voti a Rosario Mirabelli, che fa parte di una coalizione avversaria. Diminuendo di conseguenza il suo impegno per i principiani.

“… Tale circostanza è evincibile dalle conversazioni tra Adolfo D’Ambrosio e il cugino Francesco: “nooo, forse non hai capito, io i voti personali, della famiglia perché non glieli devo fare, figurati a chi ca..o li vado a dare… OMISSIS… però che mi spaccio (ndr. faccio campagna elettorale) hanno finito. Adesso sto facendo tutti i danni del bar che mi hanno causato… OMISSIS… segnali, a me mi deve dare solamente, Francè, i soldi in contanti dei danni del bar che è successo un allagamento…”.

Sandro Principe era stato informato della problematica del bar e successivamente “sono venuti, sì ce l’abbiamo detto e nculo a cchilemuartu non hanno fatto niente… OMISSIS… vai tranquillo. Gli dici che gli sto preparando tutti i danni…OMISSIS… e voglio i soldi, ma i danni e voglio i soldi e no che faccio cause. Mi segui… OMISSIS… mi devono dare i soldi se no comincio dal coso, là, dal sindaco e che poverino Peppino Gagliardi l’unico che è venuto, ha detto… lui adesso è subentrato di nuovo, ha detto…”.

Francesco D’Ambrosio metteva al corrente il cugino Adolfo che Sandro Principe già sapeva della problematica “ha detto che eri nell’agenda che ti doveva mandare a chiamare”.

Lo stesso Francesco D’Ambrosio rappresentava che Adolfo “nel corso di questo e altri incontri, ebbe sempre a precisare che si era sempre attivato per la campagna elettorale e per procacciare i voti a favore di Sandro Principe, dei candidati che nel corso del tempo erano stati sua espressione con un impegno piuttosto massiccio e la scesa in campo delle sue conoscenze”. Precisava che “nel corso di questi incontri, Adolfo D’Ambrosio mi riferiva di un accordo con il Principe risalente nel tempo per effetto del quale Adolfo e segnatamente la moglie Robertina Basile, avrebbero occupato il bar, si sarebbero aggiudicati la relativa gara ma non avrebbero pagato i canoni di locazione poiché il relativo importo sarebbe stato scomputato dai lavori che i D’Ambrosio avrebbero fatto realizzare presso il bar Colibrì”.

Nel 2011 confermava poi che a seguito del mancato riconoscimento dei benefici richiesti, il rapporto con Sandro Principe si era incrinato e infatti “ebbi a vedere Adolfo stazionare davanti alla sede elettorale di Amerigo Castiglione ubicata in prossimità dei campi da tennis”.

Francesco D’Ambrosio ricordava anche che la campagna elettorale del cugino era segnatamente a favore di Rosario Mirabelli, che era capolista di una delle liste collegate a quella del Castiglione. 

Tale circostanza veniva anche rappresentata da Cinzia Gardi (nominata da Principe addetto stampa presso il Comune di Rende dal 2000/2001 sino al 2005). “… In un’occasione il D’Ambrosio si recò presso la segreteria dell’onorevole Principe in mia assenza e alla presenza di Gianpaolo Calabrese, collaboratore, che me la riferì, con tono molto alto ed energico si mise ad urlare pretendendo ancora una volta di parlare con l’onorevole Principe affinché intercedesse per lui presso i competenti organi amministrativi e politici comunali”.

Sandro Principe ammetteva di aver incontrato presso il suo studio Adolfo D’Ambrosio e il padre Aldo, entrambi accompagnati dalla Gardi. “Rappresento che in un’occasione, si recarono nel mio ufficio, accompagnati da Cinzia Gardi, Aldo D’Ambrosio, padre di Adolfo, con un soggetto che, sulla scorta di riconoscimento effettuato attraverso articoli di stampa, ho riconosciuto essere Adolfo D’Ambrosio. Ci siamo stretti la mano con i due D’Ambrosio. Nel corso dell’incontro, che è durato 30 secondi, c’è stata soltanto la stretta di mano ma di null’altro si è parlato”.