Ci sono in Calabria 39 bombe ecologiche certificate come tali e non ancora bonificate. Siti che hanno, per utilizzare la terminologia dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), un «impatto conclamato sulle matrici ambientali», che presentano livelli di contaminazione «superiori ai “livelli di accettabilità”», per i quali è dunque «necessario e cogente» un intervento di bonifica e messa in sicurezza «che riduca la contaminazione nelle matrici ambientali, oppure che riconduca ad accettabilità il rischio associato a tale contaminazione».
Di siti che rispondono a questa allarmante descrizione ne erano stati mappati solo 4 nel 2021, poi saliti a 30 nel 2022, mentre oggi ne risultano ulteriori 9 in più. Per 10 di questi è stata conclusa la caratterizzazione, per 8 c’è un’analisi di rischio approvata e per 21 c’è l’ok anche alla bonifica e messa in sicurezza. Ma nessun intervento risulta ancora portato a compimento: la Calabria è una delle sei regioni italiane con questa importante casella ancora vuota.
Si tratta di dati contenuti nel quarto Rapporto Ispra sulle bonifiche dei siti regionali, un report che fornisce il quadro aggiornato al primo gennaio 2024 dei procedimenti sulla base di quanto trasmesso dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente – come l’Arpacal – nell’ambito del popolamento 2024 di Mosaico, la banca dati nazionale sui procedimenti di bonifica. Risulta che in Calabria, su un totale di 912 siti con procedimento di bonifica, 784 sono quelli con procedimento in corso (il 4,8% di quelli in corso su scala nazionale) e 128 con procedimento concluso. Guardando però solo ai procedimenti di bonifica definiti “di interesse dal punto di vista ambientale” si registrano in Calabria 110 procedimenti in corso e 105 conclusi.
Tra quelli in corso, in relazione allo stato della contaminazione, 27 siti sono ancora in attesa di accertamenti analitici, 39 sono risultati contaminati, 12 potenzialmente contaminati e 2 non contaminati. Per la restante parte risultano dati non disponibili e non coerenti con il procedimento. I tecnici dell’Ispra infatti rilevano che la quasi totalità dei procedimenti senza il dato sullo stato della contaminazione risiede in poche regioni (Abruzzo, Calabria e Campania). Tra i siti calabresi potenzialmente contaminati (quelli per i quali è stato registrato il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione, indice di un potenziale effetto sulle matrici ambientali e sulla salute dell’uomo) per 10 la cantierizzazione risulta conclusa e per 2 ancora in corso.
Se poi al livello nazionale oltre la metà dei procedimenti (58%) presenta il valore “Non disponibile”, in Calabria questo valore schizza al 90% dei procedimenti in corso. Fonte: Gazzetta del Sud









