“Six Towns”, quelle condanne sono una lezione per chi ha negato la realtà dei fatti

SULLE NUOVE CONDANNE DI SIX TOWN

di Emiliano Morrone

Ho appena letto delle condanne di alcuni imputati nel processo relativo all’inchiesta “Six Town” della Dda di Catanzaro, che ha certificato, direi confermato, la presenza della ‘ndrangheta a San Giovanni in Fiore (Cosenza) e dintorni, di cui scrivevo nel 2007 con Francesco Saverio Alessio e Biagio Simonetta, tra insulti dal versante della politica, offese e perfino forme di intimidazione.

Non sono affatto felice di queste condanne, perché dei giovani dovranno passare in carcere un pezzo importante della loro vita, che invece avrebbero potuto trascorrere in libertà insieme ai rispettivi cari. Né mi interessa più, soffrendo per la loro sorte, che a distanza di 12 anni sia emersa quella verità che con Saverio e Biagio raccontavamo in grande solitudine, con dolore e inquietudine personali. Rifletto, piuttosto, sul fatto che il nostro territorio non ha dato opportunità di lavoro e realizzazione a molti ragazzi. Alcuni sono partiti dalla Calabria, altri hanno scelto la strada sbagliata. E medito sulle responsabilità di una classe politica che ha spesso seguito le logiche della clientela e dei favoricchi, che ha ignorato lo spopolamento crescente come il fenomeno criminale, che non ha guardato al futuro, al bene della collettività.

Vorrei nominare ad uno ad uno quei politici, quei soggetti arroganti che a lungo, anche per cieco opportunismo, hanno negato senza ritegno la realtà dei fatti, accusando me, Saverio e Biagio di rovinare l’immagine del luogo. Non lo faccio perché non ha più senso: non serve commentare l’evidenza, e ormai la nostra gente ha capito chi bada all’interesse generale e chi si fa i cazzi suoi. Un pensiero, però, lo voglio rivolgere alle persone che adesso la giustizia ha punito, esprimendo loro umana considerazione con la speranza che nel tempo possano riabilitarsi e ritornare senza pregiudizi nella comunità di appartenenza. In fondo pure loro sono – per certi versi – vittime di quell’affarismo politico che qui ha prodotto povertà e disagio sociale.