(di Gabriele Bartoloni – repubblica.it) – A cinque mesi dalla nascita del governo guidato da Giorgia Meloni, il consenso nei confronti dell’esecutivo inizia a calare. Passa dal 50 per cento di ottobre al 39 per cento di oggi: 11 punti di differenza, secondo Swg. Non poco. È la “fine della luna di miele”. Quella iniziata con gli elettori lo scorso 25 settembre e che nel giro di cinque mesi è riuscita a gonfiare le vele al partito della premier fino a fargli toccare la vetta del 30 per cento.
Dalla sanità all’ambiente, gli elettori bocciano il governo
Ora anche per Fratelli d’Italia il consenso inizia a calare. Idem per il governo. Lo dimostra il fatto che in nessuna delle 12 materie sondate da Swg (dalla sanità alla sicurezza) l’esecutivo riesce a raggiungere la sufficienza. La politica estera è l’ambito più apprezzato, ma solo dal 36 per cento degli intervistati. Segue la gestione del Pnrr al 36 per cento e la politica economica con il 31 per cento dei consensi. Sulle altre materie l’apprezzamento del governo è ancora più basso. Perfino sulla sicurezza – tema caro alla maggioranza quanto al ninistro dell’Interno Piantedosi – l’esecutivo non supera il 30 per cento di approvazione. Per non parlare delle politiche ambientali (25 per cento) o delle iniziative intraprese sul fronte sanità, bocciate dall’80 per cento degli elettori.

Benestanti e cattolici, l’identikit di chi approva Meloni
Nonostante i numeri in calo rimane uno zoccolo duro con un identikit ben preciso, composto principalmente da casalinghe e cattolici praticanti. In queste due categorie, l’esecutivo fa il pieno raccogliendo consensi sopra al 50 per cento. Non solo: ad apprezzare il governo sono il 45 per cento dei residenti al Nord, di chi vive nei piccoli centri, dei lavoratori autonomi e dei benestanti. La fascia di età si attesta tra i 35 e 54 anni. Quella dei detrattori, invece, è molto più bassa e vede nella GenZ e nei millennials la principale fonte di sostentamento. Dichiarano di non apprezzare il governo i giovani tra i 18 e i 34 anni, chi ha una condizione economica difficile e i residenti al Sud. L’astio sale ancora se si parla di lavoratori dipendenti, laureati e residenti in grandi città. In queste categorie la disapprovazione supera il 30 per cento.

Sanità al primo posto tra la priorità
Il risultato è un profilo completamente opposto rispetto a quello degli estimatori. Lo dimostra anche la divergenza nei temi indicati come prioritari. Chi apprezza il governo mette al primo posto la gestione dell’immigrazione; chi non lo apprezza la riforma del sistema sanitario. Anche nella classifica generale la sanità occupa il primo posto. La indica come una priorità il 39 per cento degli elettori, sia di maggioranza che di opposizione. Segue la riforma del lavoro e subito dopo quella del fisco. L’immigrazione, invece, scivola al quarto posto.
