SOS CLIMA
DI LUCA MERCALLI
FONTE: IL FATTO QUOTIDIANO
Poca neve: l’inverno fatica ad arrivare persino nell’Artico
IN ITALIA – In una atmosfera ancora lontana dall’essere invernale, a metà dicembre il dominio anticiclonico si è interrotto e una perturbazione annessa alla de-pressione “Emilia” sul Mediterraneo occidentale è risalita a portare piogge abbondanti dapprima in Sardegna lunedi (in 12 ore 86 mm d’acqua caduti a Olbia, con allagamenti, e punte di 154 mm nel Nuorese) poi tra Nord-Ovest, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, e Sicilia martedi; una copiosa nevicata ha interessato i rilievi dalle Alpi Marittime all’Appennino Ligure, imbiancando anche Cuneo, Mondovì e Ceva (oltre mezzo metro sopra quota I. 000 m). Temporanea pausa a seguire, comunque uggiosa e con un nubifragio isolato che venerdì ha provocato allagamenti all’Elba, colpita per la quinta volta quest’anno. Da martedì a ieri non solo non ha gelato a bassa quota al Nord, ma le temperature minime sono rimaste a livelli alti dal mese di ottobre (venerdì, 9°C a Milano, Parma, Modena, Verona), risultando perfino più elevate di quelle che sarebbero le massime normali. Il primo aggiornamento della Fondazione di ricerca Cima sulla riserva idrica immagazzinata nel manto nevoso, basato sui dati al 13 dicembre, indica che la stagione è cominciata all’insegna della scarsità nivometrlca sia sulle Alpi sia sugli Appennini, per colpa di una siccità tardo-autunnale accentuata sull’alta Valpadana, e di un inizio dicembre mite e ulteriormente asciutto; l’innevamento, più deficitario a quote medio-basse, era dimezzato rispetto alla norma in termini di contenuto idrico nei bacini del Po (48%) e dell’Adige (-53%), e sugli Appennini la neve della seconda metà di novembre è rapidamente fusa (anomalia -67% nell’insieme della dorsale). Ma, dopo la nevicata di martedì, oggi il Solstizio porta una svolta più radicale proprio al Nord-ovest: fin verso Natale, piogge abbondanti in pianura e grandi nevicate sopra i 1.000-1.300 metri, e pioverà in abbondanza anche lungo la penlsola e sulle Isole. Il freddo arriverà da Est soltanto a fine anno.
NEL MONDO – L’inverno vero fatica ad arrivare nell’Artico, dove le temperature — benché sottozero – sono sopra media anche di oltre 10°C. Una mitezza straordinaria caratterizza inoltre l’Ovest del Canada e degli Stati Uniti, da un “fiume- atmosferico dl aria tiepida e umida dal Pacifico, tanto che Vancouver ha registrato un nuovo record di temperatura massima per dicembre (15,7°C); nei vicini stati Usa di Washington e dell’Oregon proseguono peraltro le alluvioni iniziate due settimane fa. Importanti ondate di calore hanno interessato il Cile e l’Australia, dove oggi è il Solstizio d’estate: 42,7°C a Sydney, pure questo un primato dicembrino.
A proposito di Artico, la Noaa ha diffuso l’edizione 2025 della Arctic Report Card, rapporto sullo stato del clima e degli ecosistemi intorno al Polo Nord: l’anno idrologico compreso tra ottobre 2024 e settembre 2025 è stato il più caldo e il più ricco di precipitazioni nella regione, in marzo 2025 si era registrato il più modesto massimo annuale di estensione della banchisa, e il ghiaccio marino pluriennale (oltre 4 anni), più vecchio, spesso e resistente, si è ridotto del 95% dagli Anni Ot- tanta; il mare si riscalda influenzando la distribuzione delle correnti e si arricchisce di fitoplancton, in terraferma la tundra rinverdisce e lo scongelamento del permafrost rilascia metalli tossici che inquinano e colorano di arancio i fiumi dell’Alaska. Gli fa eco, su Nature, l’articolo Peak glacier extinction in the mid twenty-first century, secondo cui il tasso di estinzione di ghiacciai potrebbe culminare alla metà di questo secolo con sparizione di 2.000-4.000 unità glaciali all’anno nel mondo, a seconda dello scenario di emissioni serra e riscaldamento: tra questi, ci sarà anche il piccolo Ghiacciaio Ciardoney, nel Parco nazionale del Gran Paradiso, lo misuro da quarant’anni e ha perso 50 m di spessore.









