Sotto la pelle di Crotone: narcotraffico tra vuoti e luci intermittenti

Fonte: ‘U Ruccularu

Nella penombra umida di Acquabona, un ventenne si aggira con occhi nervosi. Scuote la testa ascoltando il ronzio lontano di una sirena, stringendo sotto il cappuccio una busta dal profumo pungente. Siamo nel cuore di Crotone, dove ogni vicolo può diventare piazza di spaccio. È una sera come tante, eppure sulle strade cittadine si respira un’aria più tesa del solito: le forze dell’ordine da mesi stanno contro questo mondo sommerso. L’inchiesta “Grecale”, svelata nell’autunno 2024, è solo il colpo più recente. Quel blitz della Squadra Mobile – sospinto dal lavoro della DDA di Catanzaro – ha portato all’esecuzione di 46 misure cautelari, smantellando una banda che «aveva monopolizzato il mercato della droga nel Crotonese». Il procuratore Vincenzo Capomolla denuncia senza giri di parole il quadro emerso: «Trafficanti sempre più ricchi, mentre i loro clienti muoiono». In quell’operazione si parla di due giovani consumatori che non ce l’hanno fatta, vittime della dose fatale.

Il grande colpo “Grecale” e la rete criminale

L’aria è ancora intrisa del frastuono degli arresti, delle moto della polizia che fendevano il silenzio. A Crotone, secondo gli inquirenti, agiva un’organizzazione armata, «radicata nel territorio», collegata alle cosche locali. Capomolla racconta come il gruppo rifornisse la città con cocaina «dalla Locride e dalla Piana di Gioia Tauro» e con eroina via Puglia. Dietro questi nomi geografici si nascondono i canali tradizionali della ‘ndrangheta: la famiglia Farao-Marincola di Cirò domina ancora a Crotone e stringe alleanze con clan di Locri o Gioia Tauro. L’inchiesta Grecale accusa gli arrestati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio, con ramificazioni anche al di fuori della città. Non c’è alcuna improvvisazione: per anni questi criminali hanno coltivato coltivazioni di marijuana e accumulato armi. Quando la polizia ha perquisito le abitazioni dei sospettati, ha scoperto tre piantagioni di cannabis e un vero arsenale – fucili e centinaia di munizioni – pronto a semplificare il «recupero crediti» e il controllo del territorio. Un ex poliziotto in pensione che ha seguito l’operazione lo riassume con amarezza: «Erano pronti alla guerra, e a Crotone non c’erano più ostacoli per loro».

L’onda lunga di Grecale non si ferma qui. Mentre la giustizia indaga, i pusher in libertà cercano di rialzare la testa. Sono le stesse zone – Fondo Gesù e Acquabona – già descritte come «le due piazze di spaccio più importanti» della città. Qui i negozi chiudono prima dell’ora, i portoni di notte stanno quasi sempre aperti, e i tossici s’incrociano con volti segnati dalla precarietà. In un’operazione più recente, gli agenti hanno circondato un appartamento in Acquabona, recuperando 38,32 grammi di cocaina in un borsello e arrestando la padrona di casa. Erano quantitativi modesti – diciamo da spacciatrice di strada – ma testimoniano che qui il traffico non si è mai fermato. Subito dopo, in quel quartiere diroccato, qualcuno ha fatto esplodere fuochi d’artificio artigianali: i vicini pensavano a scene di «Gomorra», un altro possibile messaggio intimidatorio.

Consumi, segnalazioni e vite a rischio

Il volto più oscuro del mercato è la dipendenza. A Crotone i dati ufficiali latitano, ma i segnali sono ovunque. Palucci, responsabile del Sert (servizio dipendenze) locale, parla di un vero “boom” di droghe leggere fra i giovani. In città si stima che una buona fetta dei consumatori abbia meno di trent’anni, uno su quattro attorno ai 20 anni. Non è più un “problema di nicchia”: come confermano i blitz delle volanti, i pusher puntano a un pubblico giovanissimo. Non è un caso se nel 2024 sono morti almeno due ragazzi di 18-25 anni, come denunciato dal procuratore. Ogni morte di overdose diventa allarme sociale. Nel 2024 la piattaforma nazionale Geoverdose segnala l’allerta anche in Calabria, sebbene i dati precisi per Crotone non siano pubblici. Ufficialmente si conosce il numero di segnalazioni al Prefetto: ad oggi le Forze dell’ordine hanno inoltrato decine di notizie di reato per possesso di droga per uso personale. Solo nelle ultime settimane, 37 giovani sono stati segnalati al Prefetto e in alcuni casi si è proceduto anche al ritiro della patente.

L’abuso tocca ogni sostanza: cocaina ed eroina ma soprattutto cannabis e psicofarmaci. Il Rapporto nazionale antidroga parla chiaro: dal 2021 al 2022 la quota di adolescenti 15-19 anni che provano una droga è schizzata dal 18,7% al 27,9%. A Crotone il Sert vede i ragazzi arrivare dopo l’esame di maturità, come un rituale oscuro. Un giovane tossicodipendente che frequenta i centri racconta come «inizialmente erano solo sigarette bagnate all’alcol, poi un forno di marijuana con gli amici e infine… la polvere in dosi sempre più forti».

Economia clandestina: quanti soldi girano

Da queste storie si capisce la dimensione finanziaria del fenomeno. I sequestri parlano chiaro: l’operazione Grecale ha tolto di mezzo quasi 10 kg di cocaina e 11 kg di eroina pura. Considerando che il mercato nero valuta la cocaina oltre 80 euro al grammo e l’eroina bianca fra i 75 e i 90 euro al grammo, gli stupefacenti ritrovati valgono all’ingrosso almeno qualche milione di euro. Solo i 10 kg di cocaina sequestrati valgono oltre 800.000 euro al dettaglio, i 11 kg di eroina bianca toccano quasi 900.000 euro. Sono cifre spaventose per una città che conta meno di 60.000 abitanti. Eppure, queste quantità rappresentano solo la punta dell’iceberg. Nel 2023 le autorità locali stimavano un giro d’affari clandestino che potrebbe arrivare a decine di milioni all’anno, fra vendite al dettaglio e reinvestimenti in armi e culture illecite.

Il denaro sporco non serve solo a comprare altre dosi. A Crotone un filone oscuro riguarda il denaro per i locali e per finanziare atti illeciti. Le piazze di spaccio pagavano tangenti in cambio di silenzio. Secondo alcune ricostruzioni, anche soldi di droga sono stati impiegati per comprare voti elettorali e influenzare la politica locale. Al momento però non ci sono inchieste concluse su questo fronte. Ciò che è chiaro è come a ogni nuova retata la città debba sostituire quel fiume di denaro: anche per questo, subito dopo ogni arresto le piazze si rianimano con nuovi pusher pronti a contendere il posto.

I conti amari: sanità, scuole, sicurezza

Le conseguenze – economiche e sociali – investono tutti. Ogni grammo venduto fa pagare un prezzo alla collettività. Negli ospedali di Crotone i pronto soccorso vedono crescere le emergenze legate alla droga: overdose, crisi epilettiche da anaressa da eroina, patologie cardiache da sostanze adulterate. Secondo i dati più recenti, in tutta la Calabria si registra un aumento degli accessi per problematiche droga-correlate. Non solo: i servizi di recupero (comunità terapeutiche e SerD) sono sovraccarichi, mentre il contagio di Hiv tra consumatori di eroina, tipicamente tardivo, è purtroppo in crescita.

Anche le scuole risentono del degrado: nel 2023 l’abbandono scolastico in Calabria resta attorno al 14%, uno dei più alti d’Italia. Dietro molti giovani che lasciano gli studi ci sono storie di famiglia fragili, in cui l’eroina o le droghe leggere hanno già bruciato un’intera generazione. Non è un caso se quartieri come Acquabona appaiono «zombie zone», con edifici cadenti e nessuna prospettiva, come denunciano da anni associazioni locali. In questi ghetti non è solo la droga a dilagare, ma con essa l’alcolismo giovanile, la disoccupazione e la microcriminalità.

Infine, il conto dell’ordine pubblico: la prefettura e la questura di Crotone ogni settimana spendono migliaia di ore uomo in controlli e posti di blocco. I turni straordinari contro lo spaccio non esistono senza un prezzo: benzina, straordinari, intercettazioni telefoniche. E ogni volta che un pusher viene arrestato per 12 grammi di cocaina, dietro di lui ce ne sono decine pronti a prendere il suo posto, come confermato dalle 37 persone segnalate nelle ultime operazioni.

Vite incrociate nelle ombre

Dentro questo inferno legale, vivono storie di persone reali. C’è Marco, 23 anni, spacciatore di cannabis. La mattina lavorava nella cooperativa di bonifica dei terreni della sua famiglia, la sera consegnava spinelli con lo scooter. Arrestato la prima volta a 19 anni per pochi grammi, lo hanno rimesso in libertà due mesi dopo: lui è tornato subito in attività, dicendo che doveva mantenere la fidanzata e la bambina appena nata. Poi è caduto per l’operazione Grecale e ora è imputato in libertà: dicono che il bambino non lo vedrà crescere. C’è Giulia, 29 anni, figlia di un operaio al porto, caduta nella spirale della cocaina e dell’eroina dopo l’ennesima delusione amorosa. La conoscevamo quando veniva al Sert in lacrime, chiedendo aiuto. Un giorno ha raccontato di aver visto un’amica svenire su una panchina: aveva sniffato un “colpo” troppo tagliato. Giorni dopo, quella ragazza è morta. Giulia ripeteva a tutti che «le buste della cocaina lo sanno che sono inganni, ma poi le compri uguale, perché sei disperata». Infine c’è l’ispettore Antonio, veterano della Mobile. Lui, con sguardo stanco, ci confida che Crotone oggi è molto diversa da quando entrò in servizio: «Allora credevo che i drogati fossero pochi e i boss lontani. Invece i fatti mi hanno insegnato che qui i trafficanti locali si riciclano in un attimo – cadono, si rialzano, tornano col fiato sul collo dell’avversario. Come in un romanzo giallo, ma senza finali lieti. Serve più coraggio dalla politica e più prevenzione nelle scuole, perché da soli non possiamo fermare questa valanga».

Crotone resta una città in trappola. Tra le pieghe delle sue notti, il traffico di droga scorre come un fiume carsico. L’inchiesta giornalistica di cui questa pagina è parte vuole illuminare almeno una strada, una traiettoria pericolosa, nella speranza che non tutto resti senza risposta.

Fonti: ricostruzione basata su dichiarazioni ufficiali e notizie di inchiesta, relazione nazionale sulle droghe, interviste rilasciate sulle testate locali dai dipendenti del Sert e a funzionari della DDA.