Spostate quella chiesa: fate largo al cemento del “sistema”

Pierino Magliari è un nome e un volto conosciuto della politica cosentina. Legato da antichi vincoli di parentela a Giacomo Mancini senior, suo padre Giuseppe negli anni Cinquanta era stato anche assessore comunale. Lui ha seguito spesso in prima linea le vicende di Giacomo Mancini sindaco di Cosenza. Profondo conoscitore delle strategie del vecchio leader, interpreta anche oggi con grande lucidità le schermaglie politiche.

Da qualche tempo, Pierino Magliari si sta interessando a una vicenda che ha del paradossale e che spiega alla perfezione come funziona il sistema di potere a Palazzo dei Bruzi. A prescindere dal sindaco che in quel momento storico occupa la poltrona.

E’ la singolare storia di una chiesa, quella di San Francesco Nuovo a via Popilia, che sarà spostata di circa 200 metri per “liberare” un altro terreno sul quale il Comune ha previsto altri interventi edilizi e commerciali.

Parliamo del terreno sul quale il sindaco Occhiuto, all’inizio del suo mandato, ha annunciato un’ampia riqualificazione denominandola “Porta del Commercio”.

Tra i protagonisti una serie di personaggi che interpretano a meraviglia i loro rispettivi ruoli strategici.

Pierino Magliari ha scoperto il piano quasi per caso.

Negli anni Settanta suo padre Giuseppe aveva donato all’Ordine dei Minimi un terreno del quale era proprietario Pierino Magliari. Negli anni Ottanta è stata edificata la chiesa di San Francesco Nuovo a via Popilia sulla base di un contratto di donazione.

Una sola clausola era inderogabile: su quel terreno doveva sorgere la chiesa e nient’altro.

Magliari ha contatti frequenti con società petrolifere e una delle multinazionali gli affida un incarico per individuare un sito in città. Si ricorda di una parte di un terreno vicino alla chiesa del quale è proprietario con altri eredi.

Fa tappa agli archivi catastali e del Comune e gli si palesa davanti una situazione a dir poco rocambolesca.

La parte di terreno adiacente a quella di proprietà di Magliari sarebbe della Cooperativa Nova Casa ma nel 2011 è passata al Comune, che contestualmente l’ha ceduta all’Ordine dei Francescani di Paola. Tutto senza nessun giro di soldi, a una manciata di giorni dalle elezioni vinte da Occhiuto.

Su quel terreno, donato ad arte, sarà spostata e ampliata la chiesa di San Francesco Nuovo.

statua

L’atto notarile porta le firme di Franco Ambrogio per il Comune (all’epoca, come al solito, era vicesindaco di Salvatore Perugini), di Rocco Filippelli (vicino alle posizioni politiche di Carlo Guccione) e del Superiore dei Minimi.

Pierino Magliari si mangia la foglia e capisce il progetto.

Prova a far intervenire la Gazzetta del Sud, che però non dà molto risalto alla notizia e quasi la minimizza.

Va a parlare con i Minimi, che gli oppongono un muro nonostante sia chiaro a tutti che stanno tradendo la volontà di un loro benefattore. Un atto comunque molto grave.

Le domande che Magliari rivolge ai Minimi sono la chiave di questa storia di sistema.

Che motivo c’è di trasferire la chiesa di duecento metri, forse anche meno? Lo scopo è quello di avere una chiesa più funzionale? Perché non si è pensato alla ristrutturazione dell’esistente, visto che lo spazio è sufficiente?

Il fatto che l’atto notarile venga firmato in piena campagna elettorale legittima a pensare male. Il vecchio adagio dice che è peccato ma è vero pure che molto spesso ci si azzecca.

E allora, i monaci dovrebbero spiegare alla città di Cosenza, oltre che a Magliari, un aspetto centrale: se la chiesa verrà trasferita, la superficie sarà venduta? O sarà inclusa in un più vasto progetto con la proprietà del terreno confinante e magari chiedendo finanziamenti regionali?

Non c’è dubbio che il maggiore sponsor di questa operazione sia il sindaco Occhiuto con il suo progetto di Porta del Commercio. A tutt’oggi, a dire il vero, l’unica riqualificazione esistente sono le tende dei rom ma tant’è.

Da tutto ciò, la Curia di Cosenza ha un patrimonio di 11mila metri quadrati edificabili e si potranno realizzare 50mila metri cubi di volumetria per un valore di mercato di almeno 4 milioni di euro. Tutto rigorosamente a costo zero.

In sostanza, un affare colossale. Al quale partecipano tutti: a partire dai monaci e dalla Curia, che venderanno i terreni a peso d’oro. Per continuare con il Comune (non importa chi sia il sindaco, fa lo stesso), che si vede aprire una strada facile per le sue mire.

Quanto alla Cooperativa Nova Casa, che ha ceduto la proprietà a costo zero a Palazzo dei Bruzi, è evidente che avrà avuto il suo tornaconto dalla piena collaborazione con il Comune nella realizzazione di una serie di costruzioni nella stessa zona.

Ma non sottovalutiamo la portata di un consistente intervento edilizio, nella stessa zona, perfettamente compatibile con l’iniziativa del sindaco.

I terreni sono di proprietà dell’imprenditore Francesco Dodaro, che in molti ritengono ancora editore ombra del Quotidiano del Sud.

E il cerchio è chiuso.