Diritto di replica su “Statale 106 ter. La Sibaritide è il centro di enormi giochi di potere” di Saverio Di Giorno e Alessandro Gaudio (http://www.iacchite.blog/statale-106-ter-la-sibaritide-e-il-centro-di-enormi-giochi-di-potere-di-saverio-di-giorno-e-alessandro-gaudio/)
Egr. Direttore Gabriele Carchidi,
in seguito alla pubblicazione sul suo quotidiano on-line “Iacchitè.blog”, di una “mini-inchiesta” avente ad oggetto la statale 106 ionica e l’efferato assassinio di mio padre Leonardo Portoraro, richiamo la legge di cui sopra per poter esternare come mio diritto alcune importanti e doverose precisazioni all’opinione pubblica su fatti narrati in modo erroneo…
L’inchiesta in oggetto descrive fatti o circostanze non ancora acclarate in via giudiziaria e, a dirla tutta, neanche ipotizzati dalle autorità inquirenti competenti sul caso, poiché le indagini preliminari sono secretate (come previsto dal codice di procedura penale) e, nel caso di specie, non ancora giunte a conclusione. Ritengo, pertanto, anomalo che i fatti descritti dai suoi giornalisti assumano carattere di certezza quando ancora al sottoscritto, parte lesa, non è stato comunicato alcun esito in merito alle indagini.
Nell’articolo: …“Il tracciato di questa strada è già colorato di sangue: quello di Leonardo Portoraro, uno dei più importanti boss operanti nella Sibaritide…con la funzione che Portoraro deteneva sullo Ionio: quella di vero e proprio ministro dei lavori pubblici, evidentemente interessato ai 1.400 milioni di euro previsti per la costruzione del macrolotto…E, adesso, tolto di mezzo uno dei convitati,..”.
In primis, i suoi giornalisti forse avrebbero dovuto visionare anche alcuni importanti atti, come l’ordinanza del Magistrato di Sorveglianza Uff. di Cosenza n. 17/2012 R.ORD. contenente anche l’esito della relazione UEPE del 15/03/2012 che “evidenzia lo svolgimento di una vita regolare familiare e lavorativa di tipo imprenditoriale commerciale; con sostegno familiare di un nucleo coeso e con problematiche legate alle precarie condizioni di salute di un figlio. Anche le informative di PS nulla attestano da cui desumere la persistenza dei collegamenti con l’associazione mafiosa…risalente al 1992”.
Quindi la definizione “boss operante nella Sibaritide” è da considerarsi del tutto fuori luogo nel contesto, giacché dal giorno della sua libertà fino agli ultimi istanti di vita nessun addebito giudiziario gli è stato contestato.
Con riferimento ai lavori pubblici, sono necessarie diverse annotazioni per far sì che si comprenda una volta per tutte che mio padre non ha mai distribuito o eseguito, direttamente o indirettamente appalti o subappalti di qualsiasi genere, poiché non aveva potenzialità economico/sociali per eseguirne e men che meno distribuirne, ma soprattutto perché in seguito alle sue vicissitudini passate, riteneva la libertà personale come bene di inestimabile valore tale da non pregiudicare con condotte illecite.
Gli interessi di natura politica/economica/sociale alla fattibilità dell’opera appartengono a molti politici, imprenditori, amministratori locali (come il sindaco di Cassano allo Ionio, Papasso, e i consiglieri Russo e Malomo che di recente hanno reclamato la riassegnazione della sede del cantiere dello svincolo stradale, tutti in qualche modo dovranno pur rispondere in maniera fattiva al loro elettorato), alle maestranze in cerca di lavoro, ma quello che è assolutamente certo, è che la realizzazione dell’opera in questione, non è mai stata di interesse per mio padre e men che meno per la mia famiglia, che sia ben chiaro!
Per forma mentis professionale e soprattutto per rispetto alla magistratura inquirente, quella seria, che lavora nel silenzio delle sedi deputate e nel rispetto della dignità umana, che si distingue dalla magistratura degli scoop farlocchi lanciati attraverso i mass-media per spirito di carrierismo, ritengo assurdo e privo di etica addentrarsi in discussioni su moventi privi di qualsivoglia fondamento razionale e criminologico/giudiziario ancor prima delle risultanze investigative.
Infine, sempre dall’ articolo :“…Sulla vicenda, secondo fonti attendibili, stava indagando il procuratore Facciolla, prima del suo inspiegabile trasferimento.”
Anche qui, si riporta un’affermazione di assoluta gravità, poiché com’è noto il trasferimento del procuratore è avvenuto come sanzione disciplinare in seguito ad ipotesi di abuso delle sue funzioni e rivelazioni di dati sensibili.
Poi, alla domanda :“Chi sono i padroni di questo territorio?”.
La risposta potrebbe essere semplice sempre che si abbiano le capacità di poter studiare gli atti giudiziari e le ultime relazioni semestrali della DIA…
Infine, mi consenta una breve riflessione. Penso sia giusto che le battaglie ideologiche come quelle del Raspa (e di altre associazioni ecologiste) vengano portate avanti per salvaguardare l’ambiente che ci circonda, anche con coraggio come affermato nell’articolo:“ la 106 ter andrebbe «ostacolata, impedita e intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa»?”, anche se personalmente aderisco al pensiero gandhiano della disobbedienza civile nonviolenta, ma mi chiedo: dov’erano gli attivisti del Raspa il 19 maggio 2020 mentre andava avanti la sfilata dei veri portatori di interesse? Perché non hanno optato per l’ostruzionismo non violento?
Distinti saluti
Salvatore Leonardo Portoraro
Fin qui il signor Portoraro. Nel ringraziare per l’attenzione accordata a questo nostro racconto, cogliamo l’occasione per fare alcune precisazioni in merito alla replica. Non siamo certamente noi ad aver inventato le definizioni “di boss” e di “ministro dei lavori pubblici della ‘ndrangheta”. Anzi, siamo gli ultimi in ordine di tempo ad averle utilizzate dopo decine di testate locali e nazionali (rinvenibili anche online) che, a quanto ci risulta, non sono mai state smentite, visto che, tra l’altro, sono tuttora presenti in rete senza repliche o altro. Inoltre queste definizioni sono da ricondurre alle dichiarazioni di uno dei più grandi pentiti di ‘ndrangheta, Franco Pino, finora ritenuto sempre attendibile e comunque anche questo mai smentito. Non è chiaro poi se la definizione citata (“boss operante”) risulta sgradevole per il sostantivo boss o per l’insieme boss operante. In quanto nella stessa replica si precisa l’estraneità a condotte illecite “dal giorno della sua libertà” periodo sul quale l’articolo non si sofferma minimamente (non essendoci evidenze tra l’altro), anzi è del tutto evidente dal racconto che la vicenda è più che ventennale e racchiude un periodo storico molto lungo.
Alla luce di tutto questo ci chiediamo come mai sia riservato a noi questo surplus di attenzione. Tenendo anche presente che la stessa ricostruzione di un collegamento tra i vari fatti criminali menzionati e i lavori sulla Sibaritide non è, neanche questa, originalissima.
Un’ultima precisazione (che dovrebbe essere risultare evidente a una lettura attenta dell’articolo): in nessun modo si è collegato il trasferimento del procuratore Facciolla (vicenda della quale il giornale si è occupato a lungo) ai lavori della s.s.106; al contrario, ci si è limitati ad affermare un suo interessamento.
Ad ogni modo, la ringraziamo per averci dato la possibilità di mantenere alta l’attenzione su questa vicenda e aver anche aggiunto il suo giudizio (contrario) all’opera e all’operato della politica del territorio.
Saverio Di Giorno e Alessandro Gaudio