Studenti e docenti uniti nella lotta ai tagli del governo. Il corteo di stamattina

Traffico bloccato questa mattina per le strade della città. Gli studenti ritornano in piazza per protestare contro l’attuale crisi, chiedendo a gran voce il ritiro immediato dei nuovi tagli alla scuola; rivendicano la piena copertura da parte dello Stato dei costi dell’istruzione che oggi ostacolano il diritto allo studio (dai libri di testo ai trasporti), l’abolizione dei contributi scolastici e dei finanziamenti alle scuole private.

Ragazzi di diverse scuole cosentine e della provincia (Castrolibero, Corigliano ecc.) si sono dati appuntamento intorno alle 9 a piazza Loreto, per dar vita ad un corteo che ha attraversato le principali vie del centro, per poi dirigersi a piazza XI Settembre, dove insieme ai docenti, hanno consegnato un documento di sfiducia nei confronti della legge 107/2015.

La protesta degli studenti rivendica il diritto ad un’istruzione pubblica, gratuita ed accessibile a tutti.

“Lottiamo contro l’aziendalizzazione della scuola pubblica e l’ingresso dei capitali privati nelle scuole, contro la logica dei finanziamenti privati in sostituzione di quelli statali che consegna di fatto le scuole alle imprese private.”

Ma cosa chiedono in particolare, oggi, questi studenti impegnati nella protesta?

Chiediamo che agli studenti in alternanza scuola-lavoro sia riconosciuto un giusto salario e un limite all’orario di lavoro giornaliero e settimanale e che i progetti di alternanza siano stabiliti collettivamente e non in base ad accordi arbitrali fra il preside e le imprese, per verificarne l’effettivo valore formativo ed impedire che i tirocini diventino semplice sfruttamento di manodopera a basso costo per garantire maggiori profitti alle aziende, senza nessun vantaggio reale per gli studenti.

Ecco come viene espressa la rabbia e l’insoddisfazione dei cittadini del domani. Nel megafono ribadiscono ancora una volta che “la crisi non possono pagarla gli studenti. E l’unica soluzione è restare uniti nella lotta.” L’unica speranza che s’intravede per loro è cambiare il sistema.

“La legge di stabilità – dichiarano gli studenti – presentata lo scorso 25 ottobre in senato nasconde una riduzione dei fondi del ministero dell’istruzione di 661,2 milioni in tre anni, una cifra che in media è dieci volte superiore ai tagli operati sui fondi degli altri ministeri, mentre si regalano altri 27 milioni alle scuole private. Nello stesso triennio il governo programma di spendere circa 2 miliardi e 300 milioni di euro per l’acquisto delle navi da guerra FREMM, e continua a stanziare un budget di oltre 13 miliardi per i caccia F-35. L’ennesima dimostrazione di come, al di là dei grandi proclami, il governo Renzi operi in assoluta continuità con tutti i governi precedenti, attuando le stesse politiche dei governi Berlusconi che scaricavano sulla scuola il costo delle politiche di austerità, nell’interesse dei grandi monopoli europei.

La “buona scuola” di Renzi è la scuola di classe che vogliono i padroni, buona soltanto per Confindustria. Contro questa scuola di classe è necessario organizzare il contrattacco, lottare per una scuola che sia realmente gratuita e accessibile a tutti, capace di garantirci un futuro stabile. Soldi alla scuola, non alla guerra dei padroni. Ritiro immediato dei tagli. Così come si legge nello striscione.

Poi le strade si dividono, alcuni si recano in piazza XI settembre, per consegnare il documento insieme ai docenti, altri continuano a manifestare per le strade, perché considerano che “le istituzioni non sono una soluzione al problema, anzi sono le stesse che portano avanti le politiche del governo.”

AL TERMINE DELLA MANIFESTAZIONE STUDENTESCA IL DOCUMENTO DI SFIDUCIA DELLA LEGGE 107 DA FAR FIRMARE AL PREFETTO

Gli insegnanti calabresi continuano la mobilitazione consegnando un documento (scritto da loro) di sfiducia che “ha lo scopo di rendere nota, ufficialmente alle istituzioni, l’avversione per una Legge liberticida e dannosa”.

La consegna in tutta Italia (sono ben 120 le sedi prefettizie), anche Cosenza partecipa.

“Noi docenti e studenti autoconvocati di Cosenza e Provincia, con il presente documento, intendiamo rappresentare al Governo la nostra sfiducia nei confronti della legge 107/2015 per le seguenti motivazioni:

  • La legge 107/2015 introduce capitali privati nelle scuole pubbliche ed attenta ai meccanismi finora trasparenti della valutazione e delle assunzioni, con perdita di garanzie per gli utenti e per i lavoratori;
  • La legge 107/2015 non intende favorire lo sviluppo e la crescita di soggetti liberi di muoversi con sicurezza nel mondo reale, di creare o di progettare un avvenire che appartenga a loro e sia il coronamento della predisposizione di una personalità autonoma e critica, ma esclusivamente soggetti impostati su uno standard di lavoro dipendente e subalterno, guidati dal Pensiero Unico, che sacrifica e mortifica la libera espressione della creatività dell’individuo e prosterna la prospettiva di progresso sociale;
  • La legge 107/2015 cancella la libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione all’art. 33 e compromette l’attendibilità dei titoli di studio;
  • La legge 107/2015 cancella le scuole dell’infanzia riportandole ai livelli qualitativi dei cd. “asili” cofinanziati dagli enti territoriali e dalle famiglie;
  • La legge 107/2015 asfalta le pari opportunità garantite dalla Costituzione con la delega in bianco sul sostegno con cui si intende privare i soggetti diversamente abili di sostegno alla didattica in aula;
  • La legge 107/2015 trasforma la scuola da organismo democratico in una S.P.A. gestita da un manager plenipotenziario.

La scuola che vogliamo deve essere libera e plurale; solidale e uguale; pubblica, statale e costituzionale!

Ecco cosa chiedono gli insegnanti e come vorrebbero la scuola, affinché sia veramente buona:

“La scuola che vogliamo deve avere dei curricoli dotati di numero di ore sufficiente ad ampliare gli spazi di dibattito e di approfondimento in aula, a consentire il recupero dei soggetti svantaggiati e l’utilizzo della dotazione tecnologica dovuta ai POR FESR, nel rispetto della sentenza del TAR del Lazio n. 3527 del 2013 ed esecutiva n. 6438 del 2015, tuttora rimasta lettera morta, per cui il MIUR è commissariato;

La scuola che vogliamo deve favorire l’inclusione dei soggetti svantaggiati abbattendo il tasso di dispersione scolastica grazie anche alla riduzione del numero di alunni per classe e al mantenimento della figura del docente di sostegno alla didattica in aula;

La scuola che vogliamo deve fornire a tutti pari opportunità formative e giusto riconoscimento ad inclinazioni e merito, deve concedere anche nelle ore pomeridiane spazi autogestiti agli studenti per praticare attività di tutoraggio scolastico sia tra pari sia con i docenti, approfondimenti, ricerche, dibattiti, discussioni, abituando i giovani fin dalla tenera età all’esercizio della cittadinanza vigile e attiva.

La scuola che vogliamo recluta i docenti secondo principi ispirati a trasparenza ed equità, e a questi principi e alla collegialità é affidata altre sì la sua conduzione nella pianificazione dell’Offerta formativa.

La scuola che noi vogliamo, dunque, non ha nulla a che vedere con la legge 107/2015, di cui chiediamo la sostituzione immediata negli aspetti che non riguardano le assunzioni nella consapevolezza che è un testo inemendabile che configge con il dettato Costituzionale ed è incompatibile con buona parte della legislazione vigente.

Valentina Mollica