Fonte: Radio Onda d’Urto (MICROPLASTICHE RADIOATTIVE NEL TIRRENO)
Si celebra il 5 giugno la Giornata mondiale dell’Ambiente, istituita dalle Nazioni Unite 53 anni fa. Milioni di persone in tutto il mondo organizzano eventi, attività e campagne online. Il tema di quest’anno è l’inquinamento da plastica. Tra gli obiettivi principali, prevenirne lo scarico e verificare il completamento del ciclo della raccolta differenziata.
Intanto, da uno studio emerge che sono radioattive le microplastiche disperse nel mar Tirreno. Lo certificano ricercatori e studenti dell’Università della Calabria, che da tempo analizzano la composizione delle particelle presenti in acqua, a poca distanza dalle spiagge del Mediterraneo. Negli ultimi anni, la presenza di plastica è stata rilevata in diversi organi umani: testicoli, arterie e polmoni. Non si conoscono ancora gli effetti sull’apparato respiratorio. Sarebbero invece tra le cause di infertilità e ictus. Inquietante la loro presenza accertata nel latte materno.
In questo servizio, trasmesso su Radio Onda d’Urto e realizzato per noi da Claudio Dionesalvi, lo spiega Federica Sacco, una delle studiose che hanno svolto la ricerca nel mar Tirreno. Ascolta o scarica
Di seguito anche l’articolo sul tema di Claudio Dionesalvi per Radio Onda d’Urto:
I Veleni si sommano. Una sostanza di per sé inquinante, come la plastica, trasporta scorie ancor più dannose per l’ambiente e la salute umana. Sono radioattive le microplastiche disperse nel mar Tirreno. A tali conclusioni è giunta la dottoressa Federica Sacco, che nell’università della Calabria ha di recente discusso la sua tesi sperimentale in Biologia forense.
La ricerca conferma i risultati degli studi effettuati nel 2022 dalla sua collega Costanza Piersante. Dalle indagini è emerso che il fenomeno è più consistente nel Tirreno che nello Jonio e in Adriatico, forse a causa della particolare conformazione delle correnti marine e delle coste. Forse. Non bisogna dimenticare, infatti, la vicenda delle navi dei veleni, imbarcazioni che secondo diverse inchieste giornalistiche e giudiziarie sarebbero state affondate nel Mediterraneo, con i loro carichi di scorie nucleari.
Utilizzando una “manta trawl”, cioè un retino a strascico, a tre differenti distanze dalla costa, Federica Sacco ha campionato e analizzato 581 microplastiche. Dalle successive indagini è emerso che oltre a titanio, cromo e piombo, hanno assorbito il torio e l’uranio, in una quantità inferiore alla soglia dell’uno per cento.
Il metodo di indagine si è avvalso dello stereomicroscopio per la caratterizzazione visiva delle microplastiche e della spettroscopia infrarossa “a trasformata di Fourier” per confermare la loro natura polimerica. Infine, mediante microscopio elettronico a scansione, è stata effettuata un’analisi della morfologia superficiale che ha permesso l’individuazione ed il riconoscimento di elementi radioattivi e dei metalli pesanti.
È chiaro che non è possibile individuare la provenienza e la causa di queste contaminazioni.
Non bisogna trascurare che il titanio, sotto forma di biossido, è utilizzato come pigmento, conferisce alla plastica luminosità e resistenza alle radiazioni ultraviolette. È stato individuato nei tappi in polipropilene delle bottiglie, nel polietilene a bassa ed alta densità, nell’etilvinilacetato, nel polistirene e poliammide. Gli studi dicono che non sarebbe cancerogeno. La presenza di agenti radioattivi nei microframmenti dispersi in natura potrebbe anche dipendere dalle tecniche di lavorazione impiegate in alcuni Paesi extra UE.
Le microplastiche sono frammenti di un diametro compreso tra 5 millimetri e 1 micrometro. Derivano dallo scarico illecito di imballaggi, tappi, stoviglie, fibre, posate ed altri oggetti di uso quotidiano. Causano la biomagnificazione, cioè l’accumulo di sostanze tossiche negli esseri viventi. I pesci le mangiano perché la colorazione chiara e perlopiù trasparente, nonché le ridotte dimensioni, le rendono simili al cibo. Così entrano nella catena alimentare fino a invadere il corpo umano.









